martedì 18 marzo 2014

JOBS ACT E GOVERNO RENZI. A. SCIOTTO, “Tre anni senza causale? Così si dice addio al lavoro stabile”, IL MANIFESTO, 14 marzo 2'14

es­suno può cri­ti­care l’intenzione di dare 85 euro a chi ha sof­ferto la crisi, anche se si deve dire che ci sono tante cate­go­rie deboli che sono state escluse. Ma è impor­tante sot­to­li­neare che il primo atto con­creto del governo, con un decreto su cui si sta lavo­rando, è quello sui con­tratti a ter­mine e gli appren­di­sti: cioè si crea nuova pre­ca­rietà». Gior­gio Airaudo, depu­tato di Sel con alle spalle lun­ghi anni di mili­tanza nella Fiom, dà un giu­di­zio nega­tivo della «svolta buona» ren­ziana. E insieme alla Cgil, chiede che il «decreto Poletti» venga ritirato.



Sel all’inizio era apparsa molto ben impres­sio­nata dagli sgravi Irpef alle buste paga. Lo stesso sin­da­cato a 24 ore dalla con­fe­renza stampa di Renzi ancora era nella fase delle lodi. Insomma restate all’opposizione?
Ma certo che restiamo all’opposizione: que­sto governo, e lo dimo­strano le misure annun­ciate, non è il nostro governo. Io comun­que sono uscito imme­dia­ta­mente con un comu­ni­cato in cui met­tevo in guar­dia da quel decreto sui con­tratti a ter­mine. È un prov­ve­di­mento in chiara con­ti­nuità con quelli degli ultimi anni, che non hanno creato occu­pa­zione. Nes­suno può cri­ti­care ovvia­mente gli 85 euro: vanno ai lavo­ra­tori delle fasce medio basse, che hanno sof­ferto la crisi. Ma sono escluse per­sone ancora più deboli: i pen­sio­nati, tanti pre­cari, i disoc­cu­pati. Non si dà loro red­dito, né si creano occa­sioni di nuovo lavoro.
Il mini­stro del Lavoro Poletti però difende la riforma dei con­tratti: dice che se una per­sona è brava, final­mente potrà essere messa alla prova, e dopo avrà il suo tempo inde­ter­mi­nato. Afferma che la cau­sale, come è oggi, per­mette al lavo­ra­tore di fare causa, e que­sto sco­rag­ge­rebbe le imprese.
Una rispo­sta che suona pater­na­li­sta, e che nasconde il fatto che si vuole ren­dere la pre­ca­rietà pres­so­ché infi­nita. Si smen­ti­sce anche il «con­tratto unico» pre­vi­sto dal Jobs Act: avrebbe dovuto pre­ve­dere tutele pro­gres­sive, ma qui al con­tra­rio si crea un con­tratto unico senza alcuna tutela. La cau­sale solo in casi limi­tati, e giu­sta­mente, offre la pos­si­bi­lità di una causa: se la togli, per­metti all’impresa di farti con­tratti anche solo di un giorno, lungo i 36 mesi, e dopo fini­sci in mezzo a una strada. L’incredibile è che si vuol far cre­dere che in Ita­lia il lavoro c’è e che man­cano i modi fles­si­bili per assu­mere: quando l’evidenza parla di 15 o 45 diverse forme – secondo Con­fin­du­stria o la Cgil – che ne offrono anche troppi.
Quindi con­tra­ste­rete il decreto?
Cer­ta­mente, per­ché si rischia che il tempo inde­ter­mi­nato venga sosti­tuito in modo strut­tu­rale dal lavoro pre­ca­rio. Riu­sci­rebbe a Renzi quello che non è riu­scito a Sac­coni, che infatti plaude a que­sta misura. Leg­gevo pro­prio sul mani­fe­sto che Cof­fe­rati nota che l’articolo 18 è già stato can­cel­lato dal governo Monti: ma in que­sto modo lo si abo­li­sce del tutto, per­ché tutti saranno pre­cari già in par­tenza. Senza con­tare che l’apprendistato, senza nean­che più la for­ma­zione e l’obbligo di sta­bi­liz­za­zione, non diventa altro che un modo per avere lavo­ra­tori che ti costano il 35% in meno.
Gli 85 euro però non sono forse un modo per accon­ten­tare i lavo­ra­tori più rap­pre­sen­tati dal sin­da­cato, assi­cu­ran­dosi così anche la pace sociale? Voglio dire: si andrà mai in piazza con­tro i «con­tratti Poletti»?
La comu­ni­ca­zione di Renzi ha con­cen­trato tutto sugli 85 euro: e così anche al sin­da­cato, in un primo momento spiaz­zato e intor­pi­dito, sono sfug­giti i prov­ve­di­menti con­creti, quelli più peri­co­losi. Ritengo però che invece ci siano tanti motivi per pro­te­stare: dagli esclusi – i pen­sio­nati, le par­tite Iva, i disoc­cu­pati – fino al tema appunto dei con­tratti a ter­mine. Lo si può fare in piena auto­no­mia, riven­di­cata peral­tro dallo stesso Renzi. La Cgil chiede di abo­lire il «decreto Poletti»: bene, mi associo.
Va bene invece tor­nare a par­lare del con­tratto unico con le tutele crescenti?
Sì, a patto però che si can­cel­lino tutte le altre forme pre­ca­rie. Il lavoro non si crea intro­du­cendo forme con­trat­tuali, ma facendo poli­ti­che indu­striali, vin­co­lando i soldi pub­blici, quelli per le scuole e il dis­se­sto idro­geo­lo­gico, alla crea­zione di nuova occu­pa­zione netta. Togliendo dalla palude del mini­stero dello Svi­luppo crisi come Ter­mini Ime­rese, Iri­sbus, Agile, che da anni aspet­tano soluzioni.

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