mercoledì 16 ottobre 2019

ECONOMIA E FOLLIA. SE QUESTA E' L'ECONOMIA...AGGIORNATO GIUGNO 2024

PRIMA DATA DI PUBBLICAZIONE 23 ottobre 2017

APRILE 2017. C. Gammelin, S. Zeitung: le previsioni ottimistiche del FMI per una crescita mondiale del PIL per il 2017 sono senza valore perchè "prevedere stabilità economica in un periodo di turbolenze politiche crescenti fa sospettare che gli economisti sperino per il meglio" (Internazionale, 21 aprile 2017, p. 17)
da SETTE IL CORRIERE DELLA SERA, 13 luglio 2017



APRILE 2017. J. Naughton, The Guardian: un libro di J. Taplin (Move fast and break things) ricostruisce in modo "avvincente e spietato" la trasformazione del mondo di Internet che da "sistema gloriosamente decentrato e non commerciale" è stato trasformato nell'incubo di tre monopoli: Google, Facebook e Amazon (Internazionale, idem, p. 90)
Su questo incubo un articolo recente in http://kikukula3.blogspot.it/2017/06/fine-del-libero-mercato-i-monopolisti.html

APRILE 2017. "L'università di Chicago ha organizzato un convegno sulle minacce che i monopoli rappresentano per l'economia statunitense - scrive l'Economist - Fino a poco tempo fa un evento del genere sarebbe stato l'equivalente di un simposio sulla sobrietà a New Orleans. Negli anni Settanta gli economisti della 'scuola di Chicago' sostenevano che le grandi aziende non fossero una minaccia per la crescita ed il benessere. le loro idee si diffusero e spinsero i governi a indebolire le legislazioni anti-trust". Oggi le cose non sono più così e questi stessi economisti sostengono che "non sempre le grandi imprese sono spinte ad innovare, mentre le diseguaglianze aumentano se i grandi gruppi pensano ad accumulare profitti e a spendere meno in investimenti e salari" (Internazionale, idem, p. 117)

GIUGNO 2017. "Nell'800, quando era in corso un processo di globalizzazione simile a quello attuale, la Germania del cancelliere O. von Bismarck era in una situazione che ricorda quella degli USA di Donald Trump. in una intervista a BRAND EINS lo storico dell'economia Werner Abelshauser, docente all'università di Bielefeld, in Germania, spiega che Berlino voleva più protezionismo e aveva paura dell'ascesa della Cina. 'All'epoca - dice lo storico -in Germania con l'industria chimica e quella elettrica era sorta una nuova economia che si era imposta sui mercati mondiali proprio come ha fatto nella nostra epoca l'industria informatica statunitense. Allo stesso tempo, però, l'agricoltura e l'industria siderurgica tedesche erano entrate in crisi. E l'impoverimento degli operai e dei contadini avrebbe avuto conseguenze fatali per la Germania. Per questo, nel 1879 Bismarck decise di proteggere i due settori con dazi doganali'. Intanto nel Paese cresceva la paura della Cina. "Il panico per il 'pericolo giallo' era tale che l'imprenditore che esportava macchine in Cina era accusato di essere un traditore della patria" (Internazionale, 1 giugno 2017, p. 103)

G. L. Paragone: "Il debito pubblico andrebbe cancellato?"
Toni Negri:"Ma il debito pubblico va cancellato, questo è fuori dubbio...ma esattamente come la proprietà privata, quando per la proprietà privata si intende quella che OXFAM (una organizzazione internazionale no profit che si occupa della riduzione della povertà - https://www.oxfamitalia.org/?gclid=CJeK08DF1tQCFXUo0wodvZULYA) ha mostrato l'altro giorno...otto persone al mondo che hanno il reddito di 3 miliardi e mezzo di persone..." (La Gabbia, Intervista con Toni Negri)

LUGLIO 2017. Un articolo di Marco Morosini (docente al Politecnico federale di Zurigo) ci ricorda che il vero valore delle cose consiste in quello che già Aristotele chiamava (prima di Marx) 'valore d'uso', "in ciò che le cose fanno e nella loro durata, non nella loro produzione e commercializzazione. Dal momento che è difficile o impossibile misurare direttamente il vero uso delle cose, al suo posto misuriamo quante ne vengono prodotte e comprate. Questa premessa distorta ha plasmato un'economia che mira a raddoppiare di continuo sia la produzione che la distruzione delle cose invece di ottimizzare il loro ciclo vitale. L'abbandono di questo concetto di economia lineare potrebbe dare avvio ad una nuova rivoluzione" (M. Morosini, Tutti i vantaggi dell'economia circolare, Internazionale, 7 luglio 2017)

LUGLIO 2017. Il reportage sugli USA presentato dall'inserto del CORRIERE DELLA SERA SETTE potrebbe essere considerato come l'esito delle politiche economiche perseguite in quel Paese dai tempi di Reagan ad oggi. Nelle foto si vede un Paese in cui lo spazio pubblico appare letteralmente o distrutto (le strade rovinate), oppure abbandonato (le opere incompiute). Aver puntato alla deregulation e alla privatizzazione, d'altra parte, non poteva non avere questi esiti. Al confronto, la Cina appare come un Paese incredibilmente giovane e davvero moderno avendo assunto su di sè il compito di diventare la 'fabbrica globale' ospitando (si fa per dire) le unità produttive e la produzione delocalizzata dai Paesi occidentali in ossequio ai principi della deregulation nel mercato del lavoro e dell'abbandono totale delle politiche pubbliche e del welfare state.
(Sarcina G., Gli USA sono invecchiati, SETTE, 13 luglio 2017)

SETTEMBRE 2017. Ecco un esempio di come il linguaggio dominante dell'economia neoliberista finisca per produrre rappresentazioni distorte dell'ambiente e del modo di affrontare l'emergenza ecologica: "La rovinosa incapacità degli ecologisti di ascoltare i consigli degli esperti di linguistica cognitiva e psicologia sociale ha prodotto l'espressione "capitale naturale", la peggiore di tutte perchè sottintende che la natura sia subordinata all'economia e perda valore se non si può misurare in denaro" (G. Monbiot, The Guardian, in Internazionale, 1 settembre 2017)

OTTOBRE 2017. Nel saggio LA MONNAIE ENTRE DETTES ET SOUVERAINETE', l'economista Michel Aglietta lamenta il fatto che l'ideologia dominante in economia oggi non stia facendo nulla per mettere la parola fine, avviando un approccio finalmente critico, "all'ingannevole effetto congiunto di tre variabili", ossia di credenze e certezze granitiche quali: "1. il fatto che i mercati finanziari raggiungano autonomamente il loro equilibrio; 2. che essi siano fondamentalmente 'morali'; 3. che la finanza priva di regole sviluppi gli anticorpi per frenare gli effetti distorsivi dei prodotti derivati" (M. Campus, La moneta torni al centro, Il sole 24 ore, 22 ottobre 2017)

OTTOBRE 2017. Nel 2018 uscirà il saggio dell'economista indiano Ragurham G. Rajan intitolato THE THIRD PILLAR (Il terzo pilastro). Di che si tratta? Il 'terzo pilastro' in questione è il tessuto sociale, vale a dire le persone che vivono sulla propria pelle la condizione imposta loro dall'economia capitalistica. Incredibile a dirsi, ma il'tezo pilastro' è proprio l'elemento meno considerato dalle analisi macroeconomiche (che preferiscono i mercati e i governi). Il fatto è che ci si è evidentemente dimenticati che l'economia dovrebbe servire a soddisfare i bisogni delle persone e non a determinarne infelicità. In apertura al saggio c'è un dato-choc: "Negli USA, i maschi bianchi in età da lavoro si stanno autodistruggendo con alcol, droghe e suicidi ad un ritomo equivalente a quello di dieci guerre del Vietnam simultanee. Pur non essendo il fattore esclusivo di questa deriva sociale, la disoccupazione - con la variante del precariato - resta quella principale; e pur non essendo l'unica forma di alienazione, resta la più diffusa e pervasiva (...) ad impressionare è l'atonia, l'anaffettività con cui la mancanza o la perdita di lavoro vengono percepite da chi dovrebbe contrastarla - politici ed economisti - come si trattasse di un fastidio statistico e non, come è, di una tragedia sociale declinata in milioni di lutti famigliari e individuali: di una erosione esistenziale che destruttura la fiducia, l'autostima ed infine l'identità stessa dell'individuo, recidendone le pulsioni vitali (parliamo di 200.000 suicidi globali annui, un quinto del totale). Dobbiamo dunque rassegnarci al disco rotto degli analisti che saltano - avendo le spalle coperte da posto fisso e/o rendita - i pregi della flessibilità? (S. Modeo, I dieci Vietnam dei senza lavoro, LA LETTURA, 29 ottobre 2017, p. 7)

MAGGIO 2018 (...) Quarto esempio. Il dibattito sull’euro. Quando fu introdotta la moneta unica si discussero a lungo i pro e i contro di questa idea. Nel primo decennio dell’euro, e ancor più dopo la crisi scoppiata nel 2008, si sono esaminate attentamente le imperfezioni dell’impianto della moneta unica. Ma un conto è discutere di come riformare e migliorare l’unione monetaria, ben diverso è insistere per designare al ministero dell’Economia una persona, Paolo Savona, ostinatamente contraria all’euro. Incompetenza economica in questo caso perché nessuno tra gli economisti (seri), anche quelli che non sono favorevoli all’euro, sostiene che un’uscita unilaterale dell’Italia non avrebbe costi. E soprattutto nessun economista competente lo affermerebbe senza produrre un numero, una simulazione statistica. Qualcosa di concreto oltre alle sue parole. (Alesina, Giavazzi, La competenza è un valore che non si può rifiutare, Corriere.it, 26 maggio 2018. I due autori sono...economisti!)

MAGGIO 2018http://kikukula5.blogspot.it/2018/05/improvvisamentetutti-economisti-chi-e.html (V. Imperatore, P. Savona, Di Maio ha letto bene il curriculum del ministro indicato da Salvini?, Il fatto, 24 maggio 2018)

MAGGIO 2018. Dunque il sabotaggio del governo giallo-verde ci ha fatto riscoprire verità defunte ed occultate dal pensiero economico unico dominante da decenni: esistono diverse politiche economiche come pure diverse teorie economiche; in giro per il mondo ci dovrebbe essere libertà di scegliersi il sistema economico che si considera migliore; neppure nelle aziende è il responsabile economico a decidere della 'mission' dell'azienda; hanno vinto gli ordo-liberisti che hanno occupato e monopolizzato cattedre universitarie, giornali e senso comune. Ben vengano i sabotaggi se risvegliano l'intelligenza!

SETTEMBRE 2019

La Fornero “benedice” Quota 100*: “Deve restare, molti sono preoccupati”

(* Con questa espressione si fa riferimento ad un provvedimento approvato dal governo formato dalla Lega e dal M5stelle consistente nel permettere di andare in pensione a quei lavoratori con 62 anni di età e 38 di contributi versati)

“Non vi preoccupate, non sarò ministro. Ma se dovessi dire cosa farei su quota 100, la risposta è che una volta che le cose sono fatte devono rimanere”: a dirlo, ieri durante la Festa del Fatto Quotidiano alla Versiliana, è stata l’ex ministro del Lavoro e delle politiche sociali del governo Monti, Elsa Fornero (...)
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/09/02/la-fornero-benedice-quota-100-deve-restare-molti-sono-preoccupati/5424016/

RADIO CAPITAL 12 settembre 2019

18 OTTOBRE 2019. 


2021 VENEZUELA. LA  RIVOLUZIONE DELLA MONETA


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