mercoledì 19 marzo 2014

JOBS ACT. I GIUDIZI DEGLI ESPERTI: DALLA PARTE DEI PADRONI. F. BINI, Decreto occupazione, il parere dei giuslavoristi: "Così meno contenziosi" , L'HUFFINGTON POST, 19 marzo 2014

Contratti più flessibili, cause più difficili. Potrebbe essere questa una delle prime ricadute del nuovo decreto sull'occupazione varato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri e che sarà pubblicato in serata in Gazzetta Ufficiale. Secondo i giuslavoristi l'estensione della acausalità per i contratti a termine da 12 a 36 mesi, oltre alla cancellazione dell'obbligo di pausa tra un contratto e un altro, porterà a far calare sensibilmente il numero di controversie di lavoro e - visto dalla parte dei lavoratori - renderà per questi molto più difficile fare causa al proprio datore di lavoro.



"La legislazione precedente prevedeva che per fissare un termine al contrario fosse necessaria una causale, cioè era necessario spiegare i motivi organizzativi per cui tale termine era stato apposto. Si trattava di un vincolo molto gravoso che dava luogo a molti contenziosi", spiega ad Huffpost l'avvocato giuslavorista Fabrizio Daverio, socio fondatore dello studio legale Daverio & Florio. "Far cadere questa necessità significa liberalizzare i contratti a termine, con un impatto molto importante sulla vita delle aziende, perché permette loro di superare una delle prevalenti barriere psicologiche all'assunzione".
Sarebbe proprio l'inserimento di una causa nei contratti a termine uno degli appigli utilizzati più facilmente dai lavoratori contro le proprie aziende. Tolta questa possibilità, secondo gli addetti ai lavori, la strada per avviare una controversia sarebbe tutta in salita. "Nei contratti a termine il contenzioso più frequente attiene alla legittimità della causale delle proroghe", ha spiegato oggi sul Sole 24 ore il giuslavorista Massimo Compagnino, associato dello studio "Lupi&Associati" di Milano. Parere condiviso anche dal presidente di Federmeccanica, Stefano Franchi, secondo cui in questo modo "si crea un quadro di certezza che crea effetti positivi sulla riduzione del contenzioso alimentato dalle diverse interpretazioni della disciplina".
La nuova norma, che esclude tutte le forme di accordi atipici (Co.co.pro, partite Iva ecc), non cambia la durata massima dei contratti a termine che un'azienda può utilizzare per un lavoratore. Il limite resta infatti fissato a 36 mesi, con la variante di un massimo di otto differenti rinnovi. Scaduti i 36 mesi, ora come prima, scatta l'obbligo di conversione del contratto a indeterminato. Altra novità importante riguarda il tetto massimo del 20% di contratti a termine sul totale dell'organico. "Qui la novità consiste nell'aver fissato una soglia unica per tutte le categorie dei lavoratori - spiega ancora l'avvocato Daverio - prima la questione era demandata ai singoli contratti collettivi, quindi ciascun settore indicava un tetto per la propria categoria, con intervalli che variavano dal 10 al 25%".
La norma, che dopo l'entrata in vigore passerà al vaglio del Parlamento per la conversione in legge, ha già registrato le prime forti critiche nel sindacato. "Togliere la causale vuol dire che le imprese non avranno più vincoli all'assunzione e uno resterà con un contratto a termine per sempre", ha accusato il leader della Fiom Maurizio Landini, definendo il meccanismo "infernale". Critica anche Susanna Camusso: "In Europa non c'è nessun Paese, neanche quelli che hanno contratti a termine a causale per un periodo lungo, che abbiamo al suo interno 8 rinnovi, al massimo ne hanno uno per aumentare le garanzie".

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