domenica 26 febbraio 2012

CAPITALISMO ED ETICA. COLLOQUIO FRA SYLOS LABINI E GRANDE STEVENS, LA REPUBBLICA, 11 settembre 2002

Nel nostro paese molti intellettuali pensano che morale ed economia rappresentino due categorie separate, spesso addirittura contrapposte, e che la stessa considerazione valga per i rapporti fra etica e politica. Qual è il vostro giudizio?


Paolo Sylos Labini è da tempo che considero questo un punto di vista culturalmente obsoleto. La separazione ed anzi la contrapposizione fra etica e politica è stata messa in risalto nel Cinquecento da Machiavelli, il quale, reagendo alla cultura allora dominante e all' ipocrisia che, nelle interpretazioni politiche, la caratterizzava, introdusse una concezione realistica e culturalmente innovatrice, anche se Machiavelli era assolutamente troppo comprensivo rispetto ai delitti dei «principi» e tendeva addirittura ad assumere a modello quelli più cinici, trascurando gli altri. (~) Nella successiva evoluzione e poi con la comparsa del capitalismo industriale - siamo alla fine del Settecento in Inghilterra - i rapporti fra etica ed economia s' infittiscono e diventano incomparabilmente più stretti. I nostri intellettuali, che oggi si ostinano a riproporre le interpretazioni e le giustificazioni di Machiavelli, tendono a minimizzare o a relegare alla storia antica il ruolo svolto dai puritani nell' evoluzione della società inglese
Franzo Grande Stevens Condivido l' opinione espressa sul tempo e la visione di Machiavelli, il quale tenne conto lucidamente e cinicamente della realtà. (~) Oggi con l' economia di mercato l' attività dell' operatore economico è favorita e regolata nell' interesse di un mercato indistinto (tutti, dai concorrenti ai creditori, dai consumatori ai fornitori, dai collaboratori ai soci eccetera), il quale mercato, fra l' altro, gli dà i mezzi per svolgere e sviluppare la sua attività. Alla democrazia politica si deve perciò accompagnare in modo inseparabile la democrazia economica (concorrenza, regole, controllo sul loro rispetto eccetera).
MicroMega Il riferimento ai puritani non vi sembra troppo lontano, considerate le grandissime differenze fra le condizioni della società inglese di quel tempo e le condizioni dell' odierna società italiana?
Sylos Labini No, penso di no. Ben difficilmente la storia, vicina o lontana, se presa a sé, insegna qualcosa; insegna molto, invece, se ci sforziamo di riflettere su alcune analogie significative. Con questo spirito giova meditare sui puritani inglesi, i quali ebbero un ruolo di primo piano sia nel Seicento, con Cromwell, sia verso la fine del Settecento. (~) La matrice puritana ha condizionato fortemente e positivamente la successiva evoluzione americana. Oriana Fallaci, filoamericana sfegatata e ammiratrice di Jefferson e di Franklin, non è un gran che come storica, poiché ignora completamente Smith e Tocqueville e il ruolo dei padri pellegrini che sbarcarono nel New England nel 1620. Alla fine del Settecento in Inghilterra i costumi di austerità dei puritani caratterizzarono quelli dei nuovi borghesi che, a differenza dei grandi proprietari aristocratici, rifuggivano dal lusso e praticavano il risparmio, che diveniva tutt' uno con l' accumulazione, come mette in evidenza Smith. I puritani hanno decisamente contribuito all' affermazione del laicismo, della tolleranza e del moderno liberalismo. Grande Stevens Il puritanesimo è un' esigenza dello spirito che si manifesta quindi in tutti i campi (religioso, giuridico, politico, economico eccetera) e non è un esclusivo portato della nostra ragione. (~) Questa esigenza morale è nel dna delle comunità anglosassoni che, ad esempio nel campo giuridico, fanno della lealtà uno dei valori fondamentali del vivere ed operare. Lo confermano le disavventure di Nixon e Clinton, accusati di slealtà verso l' Ordinamento (politico nella competizione con l' avversario o giudiziario per il giuramento prestato). E la recentissima legge Usa Sarbanes-Oxley è in proposito illuminante. (~)
MicroMega Volete chiarire meglio il nesso fra il riferimento storico ai puritani e il nostro paese?
Sylos Labini Mi sembra che i nessi siano diversi - a parte l' incoraggiamento per il nostro possibile futuro. Non pochi intellettuali italiani continuano a non capire l' importanza dei puritani ed anzi sono inclini a considerarli «moralisti», come considerano «moralisti», incapaci di comprendere le ragioni e la supremazia della politica, coloro che si ricollegano a Giustizia e Libertà e che oggi obiettano alle malefatte di Berlusconi e dei suoi soci. No: fra morale ed economia, come fra morale e politica, non c' è contrapposizione; a rigore non c' è mai stata, oggi meno che mai. E se i leader della politica e dell' economia non lo capiscono e si comportano come se la contrapposizione ci fosse, prima o poi saranno costretti a ricredersi e a ripudiare le condotte immorali e, addirittura, a promuovere leggi penali durissime, pur non essendo, a parere di molti, senza peccato. L' allusione al presidente Bush è evidente.
MicroMega Lei ha citato Smith e Tocqueville. è noto che lei è uno studioso di Smith, fondatore della scienza economica moderna. Può dirci qualche cosa dei punti di vista di Smith sui rapporti fra morale, economia e capitalismo?
Sylos Labini Prima di essere un economista Adam Smith era un filosofo: la sua grande opera di economia, la Ricchezza delle Nazioni, è preceduta dalla Teoria dei sentimenti morali, che può essere vista come un breviario laico di etica. La filosofia di Smith ruota attorno a due concetti, strettamente legati fra loro: il concetto di «simpatia» e quello di «spettatore imparziale», che è dentro ciascuno di noi. Sostengo che i due concetti si unificano nel concetto di autostima: solo con l' autostima è possibile vivere in modo accettabile, nonostante le pene che più o meno riguardano tutti. L' alternativa è di parere senza essere - parere onesti per molti, mentre nella condotta pratica si fa «il comodo proprio». Molti si comportano così - ma in fondo lo diceva già Smith - e vivono male: l' apparenza non può sostituire la sostanza. Spesso dedicano la vita a fare i soldi e magari li fanno, usando ogni mezzo, lecito e illecito; alla fine si ritrovano con un pugno di mosche: autostima zero, disprezzo degli altri e perfino dei figli, se li hanno. Non è una bella fine.
MicroMega Eppure Smith esalta, insieme al ruolo del mercato, quello del profitto.
Sylos Labini Smith, visto spesso come teorico del profitto, ha vissuto non curandosi affatto di rincorrere i soldini - e lo dice, con una battuta molto bella. Nella Ricchezza delle Nazioni egli analizza i modi per favorire la crescita del reddito individuale, perché lo sviluppo economico serve a superare la miseria, che comporta il degrado dell' uomo, e serve a far progredire la società verso lo sviluppo civile. La molla costituita dalla ricerca del profitto, che per molti è importante, va sfruttata proprio per promuovere lo sviluppo economico e, derivatamente, quello civile. Tutto ciò non può svolgersi che nel mercato, che non è vuoto, ma un complesso sistema di regole, proveniente da una lunga evoluzione storica: il mercato è, prima di tutto, un sistema giuridico, in movimento incessante. Gli interventi pubblici debbono aver luogo non attraverso azioni amministrative discrezionali, molto pericolose perché aprono la porta ad abusi, a sprechi e a corruzione, ma attraverso leggi, capaci di incanalare l' acqua dell' economia nella direzione dello sviluppo economico - certe leggi promuovono lo sviluppo, altre lo ostacolano. E debbono creare o modificare gli argini giuridici entro cui scorre l' acqua dell' economia e senza i quali l' acqua provoca inondazioni e paludi. Oltre gli argini giuridici, che incorporano regole di tipo etico, ci sono gli argini morali, che sono più alti. (~) Sono evidenti le analogie tra alcuni riferimenti di Smith e personaggi del nostro tempo. Molti - fra cui lo stesso interessato - hanno fatto grandi elogi di Berlusconi, bravissimo imprenditore. Smith lo avrebbe incluso senza esitare fra i peggiori monopolisti, giacché la sua fortuna è da attribuire non alle sue capacità imprenditoriali (la mancanza di scrupoli procura vantaggi ma non è una virtù) né al giudizio del mercato, ma a un «privilegio esclusivo» ottenuto attraverso la prepotenza di Craxi. Fu Craxi, non il mercato, a concedere a Berlusconi quel formidabile strumento di arricchimento, attraverso la pubblicità, e quel terribile mezzo mediatico con efficacia micidiale sotto l' aspetto politico. MicroMega:
Siamo con ciò arrivati proprio ai nostri giorni. Ed è comparsa una nuova anomalia italiana e, mentre da noi si depenalizzava il falso in bilancio, negli Stati Uniti si varava una legge che aggrava fortemente le pene (fino a 25 anni di carcere!), con l' obiettivo di ridare fiducia alla Borsa.
Sylos Labini: L' anomalia italiana la spiego con l' ansia di Berlusconi e dei suoi soci di restare impuniti - dell' interesse pubblico semplicemente se ne infischiano; la spiego anche con l' incredibile miopia, che si avvicina alla cecità, di una parte cospicua degli industriali, quelli che, col sostegno di Berlusconi, sono giunti a controllare la Confindustria; sono persone che non sanno distinguere fra i miserabili vantaggi immediati dai vantaggi di lungo periodo. Per l' anomalia americana debbo ricorrere alla metafora degli anticorpi. A me pare che, moralmente, Bush non sia molto diverso da Berlusconi, anche se il Cavaliere è imbattibile. Ma nella società americana, come nelle società di altri paesi civili, sono vigorosi gli anticorpi, costituiti da magistrati, giornalisti, intellettuali liberi, politici, spesso dello stesso partito del sospettato. Bush, come alcuni suoi spregiudicati predecessori, Nixon per esempio, non può neppure tentare di asservire al potere politico la giustizia e d' intimorire i magistrati o i giornalisti o gli intellettuali indipendenti e i politici del suo stesso partito; tutte cose che da noi non solo sono possibili, ma si fanno, senza incontrare - almeno fino a poco fa - grandi resistenze. Per via degli anticorpi Bush è costretto a fare quello che fa. (~)
MicroMega Ci dice qualcosa di quella recentissima legge Usa cui ha accennato prima, la Sarbanes-Oxley, e perché sarebbe illuminante?
Grande Stevens Le dico che nel sistema del libero mercato dell' economia statunitense, che è la più forte del mondo, s' era sviluppato un germe devastante: il conflitto di interessi. Le società di revisione (auditors) delle società quotate, ridottesi per fusioni e concentrazioni a quattro o cinque grandi nel mondo, davano servizi (legali, fiscali, reclutamento personale, perizie eccetera) lautamente remunerati alle società i cui conti dovevano controllare e certificare: ma come potevano negare la certificazione di bilanci redatti con la loro consulenza? (~) Questo conflitto di interessi immanente generava tentazioni e le tentazioni - diceva Oscar Wilde - sono fatte per cedervi. Il sistema stesso del libero mercato rischiava uno sbocco rovinoso ben più grave del disastro dell' 11 settembre. Ecco allora che il dna della morale puritana, attraverso l' istituzione (il Congresso) e nonostante certe implicazioni dell' esecutivo (di Bush e del suo vice, che però se s' oppongono e l' economia si avvita rischiano la sopravvivenza politica), avvia una rapida ed esemplare reazione. La legge della fine di luglio del 2002, senza entrare nei dettagli, costituisce nuovi organismi pubblici di studio e controllo, detta i divieti alle società di revisione di prestare servizi diversi dalla revisione, alle banche d' affari di svolgere più operazioni, agli analisti in certi casi di prestare servizi e ricevere compensi. (~) La pena della reclusione arriva fino a 25 anni nel caso di un sistema fraudolento e fino a 20 anni nel caso di conti falsi e sottopone alle stesse pene chiunque concorra o favorisca la violazione della legge. Puritanesimo e pragmatismo concorrono a dissuadere dalle tentazioni: sii onesto per convenienza se non per vocazione! Del resto, la decisione del Board of Ethics di New York, che ha costretto il sindaco Bloomberg a vendere (in perdita) tutte le sue azioni, è la puntuale conferma pratica di quanto abbiamo fin qui ricordato.                       

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