domenica 26 febbraio 2012

CAPITALISMO E CRISI ATTUALE. TAINO D., Tremonti: allarme per l'Europa. Democrazia minacciata dallo strapotere della finanza, IL CORRIERE DELLA SERA, 25 gennaio 2012

Siamo in periodi di pronunciamientos, dice Giulio Tremonti. Giorni pericolosi per la democrazia, soprattutto in Europa: non minacciata da generali e colonnelli ma dai banchieri e dai loro tecnici. «Una volta il pronunciamiento lo facevano i militari - scrive nel suo libro in libreria da oggi, Uscita di sicurezza -. Occupavano la radio-tv, imponevano il coprifuoco di notte eccetera. Oggi, in versione postmoderna, lo si fa con l'argomento della tenuta sistemica dell'euro, con il connesso capo d'accusa spiccabile contro un Paese di fare fallire per sua specifica colpa l'intero eurosistema, come se questo da solo e per suo conto fosse invece davvero stabile (!); lo si fa condizionando e commissariando governi e parlamenti; sperimentando la cosiddetta nuova governance europea "rafforzata". Ed è la finanza a farlo, il pronunciamiento , imponendo il proprio governo, fatto quasi sempre da gente con la sua stessa uniforme, da tecnocrati apostoli cultori delle loro utopie, convinti ancora del dogma monetarista; ingegneri applicati all'economia, come era nel Politburo prima del crollo; replicanti totalitaristi alla Saint-Simon».
Il primo capitolo del libro si scarica dal sito seguente:
http://www.giuliotremonti.it/uscita-di-sicurezza/il-libro.html

Se sospettate che l'ex ministro dell'Economia pensasse all'Italia, mentre scriveva queste righe, avete probabilmente ragione, anche se egli non lo esplicita. Il filo rosso che tiene assieme questa ultima fatica di Tremonti, infatti, parte dalle elaborazioni che aveva già presentato in libri precedenti, ma poi passa attraverso le esperienze di politico e ministro - decine di consessi e luoghi di decisione europei e internazionali - che ha vissuto nei cinque anni della crisi finanziaria iniziata nel 2007.
«Diario e cronaca», dice. Analisi, esperienza sul campo ai vertici e solita verve intellettuale e polemica producono un testo che offre una teoria di quanto è successo e alcune proposte per rimettere in piedi qualcosa di nuovo; ma il tutto realizzato attraverso immagini e affermazioni choccanti, se si pensa che vengono da un politico (non vorrebbe essere chiamato tecnico).
Un libro radicale. Come quando conclude il capitolo sull'Europa parlando di coprifuoco diurno condotto attraverso messaggi sugli spread e del rischio di uscire dalla democrazia per entrare nel dominio di una Ermächtigungsgesetz , la legge sui pieni poteri dettati dall'emergenza voluta da Hitler nel 1933. Una «forma nuova di fascismo, il fascismo finanziario, il fascismo bianco». In Uscita di sicurezza (Rizzoli, pagine 266, 12 euro), Tremonti riprende la critica della globalizzazione che aveva già condotto alcuni anni fa e l'analisi sul ruolo della finanza separata dalle attività manifatturiere e produttive, responsabile principale - a suo parere - della profonda crisi in atto.
Sostiene che non siamo in un semplice cambiamento di fase ma di paradigma, qualcosa che richiede un modo del tutto nuovo di pensare. E che i tentativi fatti sinora dai governi per affrontare i fallimenti della finanza e i pericoli insiti nel suo essere diventata autonoma e più potente degli Stati hanno prodotto zero risultati proprio a causa di un modo di pensare vecchio: con il flop più clamoroso - sostiene - nella creazione del Financial Stability Board (l'organismo incaricato di riformare la finanza globale, guidato sino a pochi mesi fa da Mario Draghi), che «ha funzionato da cavallo di Troia, fabbricato dalla finanza per entrare nella politica e batterla sul suo stesso campo».
Poi, però, passa all'analisi della crisi dell'Europa, e questa è la parte più nuova. Tremonti sostiene che l'euro sia nato con alle spalle «un vuoto di potere» - senza una banca centrale prestatore di ultima istanza e senza un'entità politica che potesse emettere eurobond -, ragione per cui è rimasto «una moneta politicamente neutrale», manovrabile dall'esterno, «soprattutto dal dollaro». Ora, di fronte alla crisi dei debiti sovrani e delle banche, l'Europa deve scegliere tra quattro possibili sviluppi.
Primo, la catastrofe della Ue, «il soffio dell'autunno, della morte, della thanato-politica, tra Nietzsche e Dostoevskij»: per concretizzarla «è sufficiente continuare a fare, o a non fare, ciò che è stato fatto, o non fatto, finora». Secondo, la divisione dell'eurozona: soft se realizzata semplicemente mettendo alcuni Paesi sotto la tutela del Fondo monetario internazionale, hard se condotta con la spaccatura in due o più monete.
Terzo - l'ipotesi preferita -, la riorganizzazione costituzionale dell'Europa: un nuovo patto politico per riscrivere i compiti della Bce, emettere Eurobond, creare una governance comune con controlli e sanzioni sui bilanci pubblici. Quarto, la via che porta all'uscita di sicurezza, da integrare con la soluzione numero tre: il ritorno «alle vecchie gloriose leggi bancarie modellate sul tipo della legge Glass-Steagall del 1933, scritte per dividere l'economia produttiva dall'economia speculativa»; nuove regole globali su trasparenza e integrità nell'economia; Eurobond.
Al fianco di queste proposte-quadro, Tremonti ne avanza altre, più mirate. Una, ad esempio, per rispondere all'invecchiamento della popolazione: «Cambiare la Costituzione per dare ai giovani un "doppio voto politico", due schede invece di una». Nuove idee di democrazia. Anche per evitare i pronunciamenti della tecnofinanza, di coloro che, «loro sì, sono del tutto diversi dal popolo e perciò sanno cosa è bene per il popolo».

Nessun commento:

Posta un commento