lunedì 22 aprile 2013

CONSUMISMI AL FEMMINILE. SERENA TIBALDI, Se lo shopping è uno spreco, DMODA LA REPUBBLICA

Un'inchiesta del Wall Street Journal rivela che le americane indossano regolarmente solo il 20% degli abiti che possiedono. Il fenomeno con gli anni si è fatto sempre più massiccio, e risolverlo non è così semplice. E voi quali capi non avete mai indossato? Mandateci le loro foto alla mail redazione@d.repubblica.it scrivendo "Il mio armadio" e raccontandoci perché li avete comprati


Il grido d'allarme lo ha lanciato il prestigioso Wall Street Journal: negli Stati Uniti le donne in media indossano con regolarità solo il 20% di ciò che hanno in guardaroba. Il resto? Nel migliore dei casi viene messo una sola volta, mentre più spesso è lasciato a prendere polvere con ancora la targhetta attaccata. A portare alla luce la faccenda è stato il responsabile dell'area design della "California Closets", azienda produttrice di armadi e sistemi di archiviazione, che intervistato dal prestigioso quotidiano ha riportato le cifre emerse dagli studi di mercato utilizzati dalla ditta. In effetti con gli anni la percentuale di pezzi mai indossati è cresciuta esponenzialmente, in tutti i paesi del mondo; una delle cause primarie - se non quella principale - è stato sicuramente il diffondersi della moda low cost. Il prezzo basso (o che si presume tale, senza tenere conto della qualità) spinge a soprassedere su difetti e imperfezioni. In quel momento, chiuse in camerino, il fatto che un pezzo sia un filo troppo stretto o troppo largo, che non sia del colore in cui si sperava di trovarlo, o che abbia qualche dettaglio che non convince passa in secondo piano, perché nel complesso è carino e "conviene".
Errore madornale: sono proprio i pezzi "quasi" perfetti quelli che intasano scaffali e cassetti. Non li si mette perché non convincono del tutto, ma non si ha il coraggio di eliminarli definitivamente perché sono nuovi: così si tengono, con la speranza che un giorno prima o poi si indosseranno. Non va nemmeno dimenticato quanto la moda, col suo costante bombardamento di tendenze-lampo, solleciti gli acquisti fatti sull'onda dell'entusiasmo; finito il trend, si intuisce quanto il gesto sia stato condizionato da fattori esterni, e non dal proprio gusto. Per di più in questi casi gli investimenti sono piuttosto ingenti: pentirsene è praticamente la norma. Viene da pensare che il fenomeno sia irreversibile tanto è radicato nei comportamenti contemporanei, ma non è detto: per uscirne si può prendere esempio da chi ha imparato a distinguere i pezzi che più ama, e che perciò indossa più di frequente, da quelli che sono il capriccio di un momento.

Con i primi vale la pena investire tanto sulla qualità quanto sulla quantità, visto anche che uno studio del 2008 ha rivelato che gli acquisti di cui ci si pente sono per la stragrande maggioranza quelli fatti "al risparmio"; sui secondi, appunto, meglio andarci coi piedi di piombo: rinunciarvi completamente sarebbe eccessivo - e anche impossibile -, ma pensarci due volte prima di comprarli può essere un buon punto d'inizio. Esempio da cui imparare è, anche in questo caso, Kate Moss: eventi mondani a parte, la supermodella nella vita di tutti i giorni si discosta poco dalla sua unifome di jeans strizzati, tacchi e giubbino di pelle.

E voi? Quante volte avete "peccato" di acquisti superficiali? Quanti pezzi mai messi languiscono nel vostro armadio, con la promessa mai mantenuta che un giorno vedranno la luce del sole? Mandateci le loro foto alla mail redazione@d.repubblica.it scrivendo "Il mio armadio" e raccontandoci perché li avete comprati: probabilmente il gesto non risolverà il problema, ma almeno consolerà sapere che non si è soli....

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