mercoledì 11 aprile 2012

CAPITALISMI USA-CINA. EIDELSON J., FoxConn, una volpe a guardia del pollaio, IL MANIFESTO, 10 aprile 2012

SFRUTTAMENTO - L'azienda con oltre 1 milione di operai, produce per conto di Apple, Microsoft e Dell che usano compiacenti e antisindacali agenzie di certificazione del lavoro. È famosa per i suicidi operai.


Denuncia da Hong Kong: straordinari «estremi», salari da fame, furto di salario e una «gestione militare» della forza lavoro Subito la Fla ha puntato a coinvolgere azionisti delle multinazionali, di fatto per farli «indagare» su se stessi.
Duramente colpita da settimane di cattiva stampa sulle condizioni di lavoro nei suoi stabilimenti, alla fine Apple ha fatto intervenire la «Fair Labour Association» (Fla). «Ovunque i lavoratori hanno diritto a un ambiente di lavoro sano e sereno - ha dichiarato in una nota del 13 febbraio scorso l'amministratore delegato di Apple Tim Cook -. È per questo che abbiamo chiesto alla Fla di valutare in maniera indipendente l'operato dei nostri principali fornitori».
Cook ha promesso ispezioni «senza precedenti nell'industria elettronica, sia per ampiezza che per ambito». Due giorni dopo, il presidente della Fla Auren van Heerden ha dichiarato alla Reuters che finora ha trovato gli impianti di FoxConn - dove i lavoratori avevano recentemente minacciato suicidi di massa - «di prima classe: le condizioni fisiche sono molto, molto al di sopra della media».
Tutto ciò non deve suonare strano, perché le multinazionali si rivolgono alla Fla per lo stesso motivo per il quale le star vanno da Larry King: è di alto profilo, approvata dall'establishment e non eserciterà pressioni insistenti come potrebbero essere quelle di altre organizzazioni di monitoraggio.

Sempre compiacenteLa Fla fu fondata nel 1999, con finanziamento e sostegno da parte dell'amministrazione Clinton, dopo anni di forte attivismo negli Stati Uniti contro le aziende che sfruttano la manodopera. Nacque tre anni dopo le lacrime teletrasmesse di Kathy Lee Gifford, innescate dall'accusa di abusi nelle fabbriche che producono gli abiti con la sua etichetta. L'indagine su Apple della Fla rappresenta la prima incursione di quest'ultima nell'industria dell'alta tecnologia. Fin dall'inizio, la Fla ha descritto il suo approccio come mirato a coinvolgere gli azionisti nel processo. Oltre a università e associazioni no profit, nella sua giunta figurano infatti diversi membri delle multinazionali dell'abbigliamento. Aziende che giocano un ruolo importante nell'indagare su se stesse e nel valutare il livello di compiacenza reciproca.
Un portavoce della Fla non ha voluto commentare. Ma in un'intervista al New York Times, il suo direttore esecutivo Jorge Perez-Lopez ha detto che l'associazione è riuscita a ridurre il lavoro minorile in Cina e America Latina e la discriminazione nei confronti delle donne incinte in America Latina. Van Heerden ha difeso il sistema della Fla definendolo alla Reuters «molto severo: comprende ispezioni a sorpresa, accesso completo, pubblicazione di rapporti».
Charles Kernaghan - i cui incontri con i bambini honduregni che lavoravano nelle fabbriche che producevano il marchio Gifford contribuirono a fare delle loro condizioni di lavoro un caso internazionale - la pensa diversamente. «Forse la Fla è credibile per un 10% - sostiene Kernaghan, che dirige l'«Institute for global labour and human rights» (Iglhr) -. Noi non considereremmo nessuno dei loro rapporti che abbiamo letto accurato più del 30%-50%».
Kernaghan fa risalire l'origine della Fla alla metà degli anni '90, quando la sua organizzazione (che allora si chiamava «National Labour Committee»), dopo una lunga battaglia, convinse il vice presidente di Gap (multinazionale Usa dell'abbigliamento ndt) a permettere a un gruppo di osservatori indipendenti guidati da gesuiti di entrare in una fabbrica a El Salvador. «C'era gente incorruttibile - ricorda Kernaghan -, persone che non erano tenute al guinzaglio dalle aziende: iniziarono a ispezionare le aziende e rilevarono ogni violazione che noi avevamo precedentemente denunciato». Kernaghan ricorda che la proprietà gli raccontò che dopo che la Gap aveva lasciato entrare i gesuiti, tutti i suoi concorrenti avevano cominciato a chiamare dicendogli: «Siete completamente impazziti?».
Secondo Kernaghan quella vittoria creò un mercato per alternative meno aggressive a cui le aziende avrebbero potuto rivolgersi. «Avevano negli occhi i biglietti verdi - racconta Kernaghan -, nacque un gruppo di ipocriti dopo l'altro». E cita la fabbrica Harvest Ridge in Bangladesh, dove Iglhr filmò una ragazzina di 11 anni che descriveva le sue giornate di 14 ore lavorative per 6,5 centesimi all'ora, senza nemmeno il permesso di sedersi. «Se avesse prodotto meno di quanto assegnatogli, il manager l'avrebbe presa a schiaffi». Quando Kernaghan testimoniò su questi abusi davanti al Congresso, la proprietà citò in suo favore un rapporto della Fla secondo il quale la fabbrica rispettava in pieno le leggi.
Dopo «aver realizzato che le multinazionali e la Fla si erano appropriate del monitoraggio» Kernaghan ha indirizzato le richieste della sua Iglhr verso la rivelazione dei luoghi dove sorgono gli stabilimenti e della legislazione federale: «Dovevi aggirare la Fla, perché è un'associazione inutile».
Tra i più critici della Fla figurano gli «United Students Against Sweatshops» (Usas), il cui attivismo pure aiutò a dare l'avvio alla Fla. La Usas ha appoggiato la creazione di un'organizzazione alternativa, il «Workers Rights Consortium» (Wrc), la cui giunta è composta di studenti-attivisti, funzionari universitari e rappresentanti sindacali e di associazioni no profit.
«L'obiettivo della Fla, secondo noi, è stato fin dal principio quello di fungere anzitutto da cortina fumogena, aiutando le multinazionali ad insabbiare - dice Mary Yanik, studentessa di legge a Yale e membro del Comitato di coordinamento di Usas e della giunta di Wrc -. Non è mai stata una vera associazione di difesa dei lavoratori e ha danneggiato seriamente il movimento contro le aziende che sfruttano la manodopera». (Yanik sottolinea di non parlare a nome del Wrc).
Usas da tempo muove diverse critiche all'operato della Fla: le industrie fornitrici vengono monitorate da ispettori a contratto ingaggiati dalla Fla con fondi messi a disposizione dalle aziende che ne fanno parte: in pratica a queste aziende si fornisce del personale legato alla proprietà che ispeziona gli stabilimenti di quest'ultima; la maggioranza qualificata richiesta per le deliberazioni della Fla attribuisce alle multinazionali che ne fanno parte un potere sproporzionato di bloccare qualsiasi iniziativa proposta dalle università o dalle associazioni no profit nella sua giunta; il non rivelare le fabbriche oggetto d'indagine rende più difficile per lavoratori, ex lavoratori, attivisti o altri osservatori contraddire i risultati della Fla; dopo che nel 2003 Unite, per protesta, ha abbandonato la Fla, nella sua giunta non c'è più nessun sindacato; effettuare interviste sulla proprietà delle aziende rende più improbabile che i lavoratori sollevino critiche.
«Se parli ai lavoratori col manager presente, e gli operai vedono che sei pappa e ciccia coi loro supervisori, è improbabile che si fidino di te» sostiene Yanik. E le aziende che si comportano male spesso la fanno franca.
Nel 2008 Usas criticò la Fla per aver dato il benvenuto, come ultimo «associato aziendale», all'azienda di biancheria Hanes. L'anno precedente gli attivisti avevano lanciato un boicottaggio dopo che Hanes, che impiega direttamente i suoi operai, ne aveva licenziati più di 30 da una fabbrica nella Repubblica dominicana dove i lavoratori stavano iniziando a organizzarsi. Secondo Usas, la Fla ha garantito ad Hanes un nuovo status, che è arrivato grazie alle donazioni di quest'ultima alla Fla, senza alcuna concessione dopo la campagna di Usas, né consultazione con alcuno dei lavoratori o degli attivisti coinvolti. Negli ultimi anni alcune università che si erano affiliate alla Fla per la certificazione delle loro divise - tra cui le università di Miami e Santa Clara - hanno abbandonato l'associazione.

La minaccia di nuovi sucidiIl comportamento della Fla nei confronti del «FoxConn Technology Group» per ora non fa placare le preoccupazioni dei suoi detrattori. FoxConn impiega oltre 1 milione di operai che producono per conto di aziende come Microsoft, Dell e Apple. FoxConn ha attirò l'attenzione internazionale nel 2010, dopo che decine di operai si tolsero la vita. I riflettori si sono accesi di nuovo quest'anno, quando i lavoratori hanno minacciato ulteriori suicidi. I suicidi del 2010 causarono promesse di riforme...e l'installazione di reti (gli operai si sono uccisi lanciandosi nel vuoto, ndt).
Questo mese il presidente della Fla Van Heerden ha dichiarato alla Reuters di essere sorpreso da «quanto (la FoxConn) sia tranquilla se paragonata a un'industria tessile. Quindi i problemi non sono causati da intensità del sovra-affaticamento e dalla pressione che c'è in una fabbrica tessile...derivano piuttosto dalla monotonia, dalla stanchezza e forse dall'alienazione».
Ma, come riferito da Michelle Chen, R. M. Arieta e Mike Elk su In These Times, i lavoratori e altri ispettori hanno raccontato una storia molto diversa.
Nel suo rapporto del maggio 2011, la «Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour» (Sacom), un'organizzazione con sede a Hong Kong, ha documentato straordinari «estremi», salari da fame, furto di salario e una «gestione militare» della forza lavoro.
«Alcuni miei compagni di stanza piangono nel dormitorio - ha raccontato a Sacom Chen Liming, un operaio di FoxConn -. Anch'io voglio piangere ma le lacrime non escono fuori». Un articolo del New York Times del gennaio scorso ha descritto cosa è successo quando Apple ha deciso che l'iPhone 5, di prossima uscita, aveva bisogno di nuovi schermi: «Un caporeparto ha fatto svegliare immediatamente 8.000 operai che erano nel dormitorio...A ogni dipendente sono stati dati un biscotto e una tazza di tè, sono stati trascinati al posto di lavoro e dopo mezz'ora hanno iniziato un turno di 12 ore...». (Come ho scritto su In These Times, anche lavorare negli Stati Uniti in un negozio Apple non equivale certo a stare nel paradiso dei lavoratori).
«Sono sbalordito dal fatto che la Fla dia a una delle fabbriche notoriamente più violente del mondo una certificazione di buone condizioni basata, a quanto pare, su nulla di più di una visita guidata organizzata dalla proprietà» ha dichiarato il 16 febbraio al New York Times Scott Nova, direttore esecutivo di Wrc. «Se la Fla vuole convincere la gente che in qualche modo è in grado di condurre un'indagine indipendente su Apple nonostante sia finanziata da Apple, allora questo non è un buon inizio».
Cinque giorni dopo, la Fla ha diramato un comunicato che diceva che «quest'indagine approfondita procede nello stesso modo in cui sono state condotte le altre inchieste e accertamenti, in maniera imparziale, severa e indipendente». Il comunicato chiariva che l'indagine avrebbe incluso interviste all'interno e all'esterno dello stabilimento.
Teresa Cheng - la coordinatrice delle campagne internazionali di USAS - sostiene che utilizzare interviste all'esterno sia «un'aberrazione per la Fla» e non ha dubbi «che la decisione di farle sia stata dettata dalla pressione e dalle critiche del pubblico». Ma sottolinea che è improbabile che queste interviste producano dei rapporti più critici. In alcuni casi, sostiene Cheng, la Fla ha «assunto del personale che ha stilato delle conclusioni che mettevano sotto accusa le aziende e che accusavano le compagnie di condotte estreme, come minacce di morte ai leader sindacali...e la Fla è arrivata ad annullare le conclusioni dei suoi stessi ispettori».
I limiti della Fla in quanto forza che si batte per il «lavoro pulito» non riguardano solo i suoi standard bassi, ma anche la possibilità dei lavoratori di giudicare le loro stesse condizioni di lavoro. Questo è un problema che è stato affrontato a lungo dal movimento contro le aziende che sfruttano la manodopera, ed è per questo che Usas evita di proclamare boicottaggi senza aver prima ottenuto l'appoggio dei lavoratori.
Secondo Yanik la Fla non può cambiare le fabbricche, perché non appoggia il diritto dei lavoratori ad organizzarsi. Yanik cita il caso della fabbrica «Jerzees de Honduras». «La Fla ha scoraggiato i lavoratori che stavano provando a formare un sindacato dal presentare una denuncia». Dopo che i lavoratori furono licenziati perché si stavano organizzando - accusa Yanik -, gli ispettori di Fla «dissero che tutto andava bene...qualche mese dopo la Fla è dovuta tornare sui suoi passi e ritrattare il suo intero rapporto».
«L'unico modo di affrontare questi problemi - sostiene Yanik - è rafforzare i lavoratori. I migliori responsabili del rispetto delle regole in queste fabbriche saranno sempre i lavoratori. La Fla non ha mai assunto questo punto di vista».
«Se i lavoratori hanno diritti e li possono esercitare - sostiene Kernaghan -, si troveranno in una posizione centinaia di migliaia di volte migliore di quella in cui devono attendere gli ispettori della Fla che vengono in fabbrica una volta ogni tanto, a raccogliere le testimonianze di operai che hanno il terrore di parlargli. Dovrebbero togliersi di mezzo».
* da In These Times(traduzione di Michelangelo Cocco)

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