sabato 12 maggio 2012

CAPITALISMO E SPIRITO BORGHESE. CACCIARI M., Magari tornasse lo spirito borghese, L'ESPRESSO, 20 ottobre 2011


Quale significato attribuire alle ricorrenti notizie sulla "discesa in campo" dei Montezemolo, dei Profumo, delle Marcegaglia? Soltanto prodotto dell'"angoscia" per le sorti della Patria? O dell'affannosa ricerca di "re stranieri" da parte di politici e partiti per lo meno "perplessi" intorno alla propria sorte?

E' possibile tentare un discorso che non resti schiacciato sulle nostre quotidiane miserie? Attraversiamo una crisi che pone drammaticamente in luce le conseguenze del trionfo dell'anonimo potere di amministratori e manager, del trasformarsi del profitto da mezzo per l'accumulazione allargata e l'innovazione a fine in sé, dell'endemico conflitto di interessi, denunciato assai per tempo da studiosi come Guido Rossi, tra imprese, agenzie di controllo, lo stesso ceto politico. Erano queste le forze economiche e sociali che esigevano deregulation e che, alla fine, concepivano come norma valida esclusivamente quella mercatoria.

Forse, consapevolmente o no, al fondo del rinnovato impegno politico di tanti imprenditori balena uno spirito o un'"etica" borghese, che si poteva ritenere sepolta, e che da noi mai è esistita, se non per qualche individualità. Spirito borghese e capitalismo, in particolare capitalismo finanziario, non sono affatto la stessa cosa. Vi corre, se vogliamo, una differenza analoga a quella che certa sociologia e filosofia dell'inizio del XX secolo poneva tra Cultura e Civilizzazione.
Il borghese colloca il proprio "affare" in un contesto di relazioni sociali, culturali, etiche. Egli tenta di legittimare il proprio potere anche come moralmente autorevole. E questa autorevolezza cerca di ottenerla anche attraverso l'esercizio di "antiche virtù", come la moderazione e un certo grado di "ascesi" (il famoso principio del differimento del consumo caro ai neo-classici). L'essere proprietario è per lui una condizione che obbliga, è fonte di doveri. E il primo dei doveri consiste nella partecipazione consapevole alla res publica.



Il capitalista "puro" vorrebbe lo Stato come suo "ministro", da minus, e cioè sempre al proprio servizio, e mai e poi mai come magister (da magis). Il "borghese", o il capitalista "borghese", lo concepisce, invece, soprattutto come fattore di integrazione sociale, di promozione di nuove opportunità per i meno abbienti, di servizi "universali".

In Italia, almeno da una generazione, lo Stato ha cessato di svolgere queste funzioni. Ha mancato ogni patto tra generazioni, ogni foedus tra territori, ha assistito al frantumarsi di ogni ethos nazionale (quel pochissimo che poteva ancora esserci) in guerra per caste, ha condotto i processi formativi al collasso. E tutto nella quasi completa indifferenza, fino, appunto, agli anni dell'emergere della crisi, da parte di un capitalismo nostrano egemonizzato dalla "cultura" della deregulation - quando non impegnato a inseguire i favori del governo - da un capitalismo, dunque, estraneo alla "cultura borghese".
Scocca finalmente l'ora del riscatto di quest'ultima? Una neo-borghesia, che non sia "borghigiana", come diceva De Mita, può esistere in questo Paese? Qualcosa si muove in tal senso, dietro alle dichiarazioni e denunce di questo o quel personaggio? Difficile per ora dire quanto esse siano il frutto di un'autentica maturazione politico-culturale, e quanto, invece, semplicemente il grido di allarme per l'intollerabilità della situazione al termine dell'abortita seconda Repubblica.

Più in generale, è difficilissimo dire se vi sia ancora spazio nel mondo del "capitalismo cinese" per un'etica borghese. Ma forse un contraccolpo, da questa parte sociale, alle sciagurate conseguenze del neo-liberismo e del capitalismo finanziario "scatenato" è nell'ordine delle cose, e guai a quelle forze politiche che non ne comprendono la possibilità e l'opportunità che ciò rappresenta. Nessuna fase costituente si aprirà mai in Italia senza l'appoggio e la partecipazione di un capitalismo imprenditoriale per qualche verso erede dello spirito borghese


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