ROMA - I giovani che rischiano di essere battuti in partenza perché superati dalla valanga di precari che possono rivendicare le preziose esperienze nella Pubblica Amministrazione, fondamentali per le selezioni pubbliche così come riformulate dalla "semplificazione" varata dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, gli "anziani" stremati da anni di precariato, stritolati da situazioni limite come quelle dei finti tirocini del ministero della Giustizia, che attendono i concorsi per poter finalmente essere inseriti a pieno titolo nel posto di lavoro che occupano da anni senza diritti. Eppure nel dibattito tenuto ieri su Facebook per iniziativa degli studenti di Rete della Conoscenza e Link Coordinamento Universitario la frase ripetuta più spesso è stata "non vogliamo una guerra tra poveri". Ma è proprio quello che i concorsi rischiano di diventare.
Sotto accusa, ricorda Federico Martelloni, docente di diritto del lavoro all'Università di Bologna, l'articolo 10 del decreto 44/2021, che stabilisce che ci debba essere "una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti ai fini dell'ammissione alle successive fasi concorsuali. I titoli e l'eventuale esperienza professionale, inclusi i titoli di servizio, possono concorrere alla formazione del punteggio finale". "La norma , spiega il giurista, "presenta un primo profilo di dubbia legittimità costituzionale perché introduce una barriera all'accesso ai concorsi, si potrebbe quasi parlare di una surrettizia abolizione del valore legale del titolo di studio". E pertanto vengono discriminati neolaureati e neodiplomati che "difficilmente hanno avuto il tempo di acquisire pregresse esperienze professionali o accumulare titoli come i master che, anche per ragioni economiche, possono non essere alla loro portata".
Secondo gli studenti, "la riforma butterà fuori il 90% dei candidati, prima ancora che possano partecipare. E ad essere più colpiti saranno proprio i più giovani, i neolaureati o neodiplomati: o hai i soldi per frequentare un master, o hai l’età per avere esperienza pregressa, oppure sei fuori". L'hashtag #ugualiallapartenza sintetizza il loro punto di vista.
Tra l'altro, fa notare nella chat della Rete degli Studenti Alessandra Iannella, "non è richiesta l'attinenza del master alle mansioni che si andranno a svolgere (es. Concorso per il Sud). L'asserita esigenza di specializzazioni e pregressa formazione è una evidente baggianata".
Obiezioni accolte in gran parte anche dal segretario nazionale Fp Cgil Funzione Pubblica Florindo Oliverio, che pur premettendo a propria volta che "non dobbiamo farci ingaggiare in una guerra tra poveri", e ricordando il gravissimo problema dei precari nella Pubblica Amministrazione, ha affermato che "tutti debbono essere pari alla partenza", e che semmai l'esperienza va valorizzata nei concorsi interni. Mentre il problema dei precari va risolto con provvedimenti ad hoc, in particolare per quello che riguarda le situazioni più gravi: "Nella giustizia i tirocini sono stati utilizzati per dieci anni, per il lavoro di cancelliere ci sono stati padri e madri di famiglia sfruttati per 400 euro al mese. E' chiaro che come sindacato noi dobbiamo tutelarli".
Una neolaureata intervenuta nel dibattito,. Elena, ha rilevato come in effetti la norma sulla valutazione di master ed esperienze che non valorizza i titoli attinenti alle specifiche professionalità da selezionare "taglia le gambe a persone valide giovani, ma anche meno giovani".
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