giovedì 2 agosto 2018

IL CASO MARCHIONNE SENZA MARCHIONNISMO. D. FUSARO, Sergio Marchionne, ovvero la beatificazione del padrone, IL PRIMATO NAZIONALE. QUOTIDIANO SOVRANISTA, 26 luglio 2018

La vicenda di Marchionne è altamente istruttiva. Rivela, sinergicamente, la potenza dell’egemonia dei padroni del discorso e degli armigeri del pensiero unico al servizio dei dominanti e la subalternità culturale degli sconfitti del mondialismo, incapaci di organizzarsi culturalmente nella lotta. Per quel che concerne il primo punto, esso è chiaro come il sole. Così, senza pudore, si è rivolto Elkann ai dipendenti Fiat: «Saremo eternamente grati a Sergio Marchionne». Una beatificazione a tutti gli effetti, con tratti francamente ridicoli. Che ricordano da vicino le parole indirizzate dal Mega Direttore Galattico a Fantozzi, «mi raccomando, sia sempre rispettoso e fedele».

Altri articoli dello stesso tenore:
P. MOSSETTI, MARCHIONNE HA SALVATO LA FIAT, MA NON I SUOI OPERAI DAL CAPITALISMO ITALIANO, THE VISION https://thevision.com/attualita/marchionne-fiat-capitalismo/
T. MONTANARI, https://twitter.com/tomasomontanari/status/1022349620867989516
Claudio SERPICO, ERGO-UAS. ergonomia dello sfruttamento, OPERAIETEORIA.IT

GIANNI BORTOLINI, Come si lavora in Fiat: il metodo ERGO-UAS (o dell' equità scientifica), HUFFPOST, 5 april 2013 - https://www.huffingtonpost.it/gianni-bortolini/come-si-lavora-in-fiat-il-metodo-ergo-uas-o-dell-equita-scientifica_b_3007669.html
SALVO LEONARDI

La nuova Fiat. Tra taylorismo e toyotismo, RASSEGNA.IT 25 gennaio 2015



Il rotocalco turbomondialista la Repubblica – la voce del padrone – si è distinto, more solito, per il suo impeto di servile lirismo in difesa dei dominanti, rendendo chiaro una volta di più il proprio consustanziale obiettivo: far sì che i dominati amino le proprie catene e siano financo disposti a battersi in loro difesa, contro ogni eventuale anelito di liberazione. Sulle prime pagine del rotocalco Marchionne era beatificato in ogni modo, con il più servile tributo alla classe dominante. Tra i tanti titoli surreali che si sono susseguiti sul giornale glorificante i rapporti di forza mondialisti, ve n’è uno che mi ha colpito massimamente: Sergio Marchionne e quel maglione diventato icona di uno stile. Surreale è dire poco. Continua senza tregua la ridicola beatificazione di Marchionne operata dal rotocalco mondialista, voce del padronato cosmopolita orientato a far sì che gli schiavi amino i loro padroni. Ossia affinché la scena della caverna platonica torni a realizzarsi anche oggi: servi che osannano il padrone e lottano contro chiunque voglia trarli fuori dalla spelonca. Occorre opporsi alla beatificazione del delocalizzatore e del difensore degli interessi privati del capitale. Basti, tra le tante, rammentare questa vicenda. Marchionne era un nemico di classe e come tale non può essere beatificato.

Vengo al secondo punto, l’impotenza e la subalternità dei dominati, ossia degli sconfitti della mondializzazione. Il nemico si combatte quando è in forze. Sicché non ha senso oggi ed è anzi di cattivo gusto attaccare Marchionne. Occorre prendere esempio da Leibniz, che rinunziò a pubblicare i suoi Nuovi saggi sull’intelletto umano allorché Locke, il referente polemico, morì. Giusto opporsi alla beatificazione del nemico, sbagliato attaccarlo quando non è più nelle condizioni di lottare e di rispondere agli attacchi. Il dilagare degli insulti e degli attacchi contro Marchionne, in questi giorni, è anch’esso prova della subalternità dei dominati: i quali, quando non cedono passivamente alla beatificazione del nemico, lo coprono di insulti. In nessuno dei due casi si produce alcunché. E si dà solo testimonianza della propria disorganizzazione, grave nel primo come nel secondo caso. Non si produce alcunché, insultando un Marchionne ormai fuori dai giochi, perché l’organizzazione culturale e ideologica non avanza di un solo millimetro. Si resta anzi nel perimetro di quello che lo Hegel avrebbe definito il «vuoto formalismo» privo di ricadute pratico-concrete. La vera organizzazione nel conflitto e nella cultura deve invece reagire teoricamente e praticamente tenendo conto delle condizioni obiettive del conflitto e dei suoi agenti reali: in primis Mike Manley, la nuova dramatis persona del capitale cosmopolita targato Fiat.

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