In 1984, il capolavoro distopico di George Orwell, il sistema si impadronisce del linguaggio e spoglia la lingua delle espressioni più poetiche trasformandola in un codice sempre più povero di vocaboli, una sequenza di slogan. Prima vittima di questo processo è la memoria storica, che viene costantemente riscritta.
Con questo strumento il “regime” descrive guerre immaginarie contro nemici altrettanto fittizi e vittorie spettacolari, tutte mai avvenute. Lo status di guerra permanente è il collante che tiene in piedi una società profondamente debole, priva di consenso. Il nemico è dovunque e chiunque.
Con questo strumento il “regime” descrive guerre immaginarie contro nemici altrettanto fittizi e vittorie spettacolari, tutte mai avvenute. Lo status di guerra permanente è il collante che tiene in piedi una società profondamente debole, priva di consenso. Il nemico è dovunque e chiunque.