domenica 28 gennaio 2018

AFRICA. CONGO. COLTAN E INDUSTRIA INFORMATICA. L. ROTELLA, Coltan, il ‘minerale della morte’ per computer e smartphone, CORRIERE.IT, 16 aprile 2017

Il ‘Coltan’, minerale raro e di facile estrazione, si trova soltanto in 9 paesi del mondo (Australia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Thailandia, Venezuela). Tuttavia, viene raccolto soltanto in 4 di queste nazioni: per il 5 per cento in Basile e Thailandia, per il 10 per cento in Australia e per l’80 per cento in Congo. Questa particolare miscela della classe degli ossidi è una parte indispensabile nella produzione di smartphonecomputer, device elettronici, console, videogamefibra ottica, apparecchi risonanze magnetiche, protesi e per l’industria aerospaziale. A partire dal 2005, sino ai giorni nostri, il prezzo del materiale ha avuto un rapido crescendo, sfiorando i 300 dollari al chilo tra il 2012 e il 2014 (ovvero il periodo del ‘boom tecnologico’), ma stando al resoconto del 31 gennaio 2017 il costo si è ‘stabilizzato’ sui 123,94 dollari al chilogrammo. Questi sono i dati generali raccolti dalla speciale inchiesta del Corriere della Sera, che porta la firma del giornalista Andrea Nicastro. Ma l’autore non si ferma alla mera descrizione del ‘Coltan’, ai suoi utilizzi e al suo costo. Va ben oltre, analizzando la realtà degli esseri umani cui è collegato. E in particolare, si vola in Congo.




Nicastro racconta come sia facile, in questa Repubblica Democratica africana, creare manodopera per la lavorazione del minerale. Basta razziare nelle provincie, uccidere o violentare per convincere le persone a lavorare per il ‘Signore della Guerra’ che controlla il ‘Coltan’ e si arricchisce tramite il loro sfruttamento e le tangenti relative ai mercati esteri. La gente si organizza così in clan da 30 o 40 persone e si suddividono i compiti in base al sesso: gli uomini estraggono le pietre con le vanghe, le donne e i bambini, dopo averle lavate a mani nude, le trasportano al mediatore più vicino, a volte camminando per giorni interi. I minerali colti in tal maniera vengono poi spediti in Cina o in Malesia, dove la composizione metallica del ‘Coltan’ viene separata per essere venduta nei rispettivi settori industriali.
In tutto questo, i rapporti Onu parlano di 11 milioni di morti in questo business, a fronte di una popolazione di circa 80 milioni di abitanti, con un tasso di crescita del 2,579 per cento. 11 milioni di uomini, donne e bambini morte per la creazione di un apparecchio tecnologico col quale probabilmente state leggendo questo articolo. Le condizioni di vita di questi esseri umani sono descritte dallo stesso Nicastro, attraverso le statistiche fornite dalle fonti che vivono da tempo quella realtà: bambini di 5 anni in miniera, bambine di 11 anni nei bordelli delle ‘bidonville’ minerarie, madri abbandonate con 5-10 figli che muoiono di fatica e malattia a trent’anni, orfani, schiavi volontari per poco cibo al giorno. Tuttavia, anche questi soggetti possono ‘godere’ di un ‘salario’. I picconatori guadagnano dai 3 ai 4 dollari al giorno. Le donne e i trasportatori 2. I bambini molto meno. E tutto questo tenendo presente che il Pil procapite medio è di 499 dollari. Ma considerando che in Congo il cibo è carissimo, poiché importato da Namibia, Zambia o Sud Africa, in questo modo riescono perlomeno a mangiare.
L’inchiesta di Andrea Nicastro per il Corriere della Sera accende la torcia elettrica su un problema mai studiato o trascurato la maggior parte delle volte. Ciò che accade in Congo è il risultato dell’ennesimo prodotto del post-colonialismo e dello sfrenato neoliberismo, affiancato dalle immancabili amiche Corruzione e Sfruttamento. Si tratta tuttavia di realtà necessarie da analizzare, conoscere o quantomeno tenere presente. Perché sapere cosa accade nel mondo è importante, specie se riguarda l’origine dello strumento più utilizzato oggi al mondo. Ed è un ossimoro il fatto che nell’era della comunicazione digitale la storia del ‘Coltan’ non sia mai stata raccontata prima.

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