martedì 14 giugno 2016

PSICOLOGIA DEL LAVORO. L. PASOTTI, Qualità della vita in ufficio? L'Italia resta ancora indietro, LA REPUBBLICA, 14 giugno 2016

Sette dipendenti su 10 giudicano positivamente il benessere sul proprio posto di lavoro. I più soddisfatti sono gli indiani: quasi 9 su 10 ritengono che la qualità sia positiva. In coda invece c’è il Giappone dove solo il 44 per cento dei lavoratori si è dichiarato contento del proprio lavoro. E l’Italia? Da noi cresce la fiducia nel futuro professionale, ma la soddisfazione dei lavoratori non decolla e si ferma al 63 per cento.



Sono i risultati dell’undicesima edizione del Barometro Edenred-Ispos che ha coinvolto 14 mila dipendenti di 15 Paesi (Belgio, Brasile, Cile, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Messico, Polonia, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti) e da cui è emerso che la qualità della vita in ufficio è una combinazione variabile di ambiente lavorativo (attrezzature, equilibrio tra vita personale e lavorativa, chiara percezione di cosa ci si aspetta sul lavoro), apprezzamento (rispetto mostrato dal management, gestione delle competenze) ed emozioni (recarsi con piacere al lavoro, interesse, natura stimolante dell’attività).

I dipendenti sono più soddisfatti dei fattori legati all’ambiente: l’86 per cento lo è perché sa con certezza cosa gli viene richiesto sul lavoro. I punteggi su apprezzamento ed emozioni sono più bassi: solo 6 dipendenti su 10 ritengono di lavorare in un ambiente stimolante. “Da 11 anni Edenred promuove questa ricerca con Ipsos per evidenziare le necessità della popolazione aziendale e acquisire le informazioni necessarie al fine di implementare servizi/piani diemployee benefit il più aderenti possibili ai bisogni sia dei lavoratori che delle aziende e al passo con i cambiamenti economici e sociali”, ha detto Andrea Keller, AD di Edenred Italia.

I risultati. L’indagine ha identificato quattro profili-Paese. In Giappone, Turchia, Cina, Italia e Polonia, il benessere dei dipendenti sul lavoro ha alti punteggi per quanto riguarda l’ambiente; in India Messico, Brasile e Cile ci sono punteggi alti per le componenti correlate alla qualità della vita sul lavoro e, in particolare, i più elevati relativi alle emozioni; in Spagna, Regno Unito e Stati Uniti i risultati sono equilibrati sui tre pilastri, ma sono caratterizzati da assenza di emozioni; in Belgio, Francia e Germania c’è bilanciamento ma i dipendenti percepiscono una mancanza di apprezzamento.

Italiani poco soddisfatti. Nel nostro Paese i lavoratori che si recano al lavoro felici sono solo il 60 per cento, ben 7 punti in meno della media dei 15 Paesi coinvolti nell’indagine. Meno della metà dei dipendenti intervistati ritiene di lavorare in un ambiente stimolante (la media è del 61 per cento) e solo il 51 per cento ha fiducia nel proprio futuro personale. “L’identikit del dipendente italiano che emerge dall’edizione 2016 - ha spiegato Keller - è quella di un lavoratore non totalmente soddisfatto dell’ambiente lavorativo, specie se confrontato con i colleghi europei, e che nutre elevate aspettative nei confronti di un intervento diretto della propria azienda relativamente a un sistema di welfare privato”.

Il benessere in ufficio. La gestione delle competenze è la principale aspettativa dei dipendenti e la politica che registra le maggiori conseguenze sulla qualità di vita sul posto di lavoro. Tra le priorità ci sono anche la trasmissione e il rinnovamento delle competenze, ma solo il 68 per cento dei dipendenti afferma che la propria azienda ha politiche attive in questo senso, e la gestione del “fine carriera”, presente solo nel 64% delle aziende. La flessibilità nell’orario lavorativo, la salute sul lavoro, la considerazione della diversità dei dipendenti e l’integrazione dei giovani sono considerati meno di impatto sul benessere e meno attesi. L’81% dei dipendenti intervistati afferma che la propria azienda possiede una policy attiva per la diversità, il 76 per cento ne ha una per l’integrazione dei giovani e il 74 per cento per la salute sul lavoro.

Lavorare sulla cultura aziendale è un fattore capace di migliorare i punteggi sul benessere in ufficio. Sotto questo profilo, il Barometro Edenred-Ipsos ha distinto i Paesi in due gruppi: Cile, Francia, Regno Unito, Belgio e Polonia hanno politiche riconosciute a favore della diversità e dell’integrazione dei giovani, ma prestano meno attenzione alla gestione del personale senior e allo sviluppo delle competenze; Cina, India, Messico, Stati Uniti, Germania, Italia e Spagna dedicano meno attenzione alla diversità e all’integrazione dei giovani ma hanno politiche sui senior e sulla trasmissione delle competenze. Il Giappone ha un punteggio superiore alla media per le politiche sulla salute, la Cina nella gestione delle competenze e la Germania nella gestione del ‘fine carriera’.

Qualità e sicurezza del lavoro. Dall’indagine risulta che, complessivamente, poco più di 7 dipendenti su 10 giudicano in modo positivo la qualità della vita sul lavoro: il punteggio medio in Italia si ferma invece al 63 per cento posizionando il nostro Paese all’ultimo posto in Europa, parecchio indietro rispetto alle economie in rapida crescita come l’India e alle spalle di altre economie europee mature. In Italia, inoltre, il fragile ambiente economico locale si abbina a una bassa fiducia nel futuro collettivo (a livello di azienda e di Paese) e a forti preoccupazioni verso la sicurezza del posto di lavoro rispetto al livello di salario. Se la fiducia verso il proprio Paese è generalmente cresciuta rispetto al 2015 (si è dichiarato ottimista il 34 per cento degli intervistati, +11 per cento sul 2015), in Italia i dati sui principali indicatori socio-economici sono molto fragili con punteggi sotto la media di altri Paesi europei come Germania, Regno Unito, Belgio, Francia e Spagna.

Welfare aziendale. I lavoratori italiani hanno poi aspettative molto alte verso gli interventi da parte delle aziende, in particolare per quanto riguarda i pasti e l’equilibrio tra vita personale e lavorativa: solo il 36 per cento dei lavoratori beneficia di queste soluzioni, ma chi ne usufruisce si dichiara molto soddisfatto e percepisce in modo positivo (57 per cento) l’impatto sulla qualità della vita sul lavoro. “Oggi le aziende hanno a disposizione lo strumento della completa detassazione dei premi di produttività erogati sotto forma di benefit, e non in busta paga, e quindi in forma di voucher per i servizi alla persona – ha spiegato l’AD di Edenred Italia –. In questo senso, le Pmi e le grandi aziende potranno godere di un regime agevolato nel caso decidessero di corrispondere un premio di risultato fino a 2.500 euro lordi ai propri dipendenti ricorrendo agli strumenti di welfare privato”.

Attraverso i voucher il dipendente potrebbe usufruire di servizi di baby sitting, sostegno scolastico, ingressi a ludoteche, lavori e attività di manutenzione domestica, assistenza sanitaria a un parente non autosufficiente, cura di persone malate e servizi di accompagnamento.

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