martedì 17 marzo 2015

AMBIENTE E ECONOMIA. ALGERIA. FRACKING E SFRUTTAMENTO DEL SOTTOSUOLO. M. AGOSTINELLI, Shale gas: dopo i test nucleari, fracking nel Sahara algerino, IL FATTO, 17 marzo 2015


Dopo 50 anni dai test nucleari condotti dalla ex potenza coloniale francese a Reggane nel Sahara algerino, il governo Hollande, il gruppo francese Total, altre compagnie petrolifere multinazionali – tra cui Halliburton e Schlumberger note per la loro rapacità in Iraq – e lo stesso governo algerino sono nel mirino di una protesta ecologica e democratica senza precedenti in Algeria.


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Il fracking è vietato in Francia dal 2011 e solo un comportamento neo coloniale può immaginare di rinverdire i “fasti” delle esplosioni nucleari della “force de frappe” nelle distese desertiche. La regione è quella del bacino dell’Ahnet, che si estende per 100 mila chilometri quadrati e, secondo gli ingegneri della Sonatrach Oil &Gas, conterrebbe almeno 200.000 miliardi di metri cubi di shale gas. Si tratta di territori popolati con fatica e resi fertili laddove frequenti apparizioni dell’acqua dalla falda sotterranea lo consentono. In queste zone l’ecosistema è molto precario e l’inquinamento delle acque è visto come “una questione di vita o di morte”.
In località remote e difficilmente accessibili come quelle in questione, il fracking, ha anche un grande impatto a livello sociale: i lavoratori spesso sono costretti a trasferte, le economie locali sono stravolte, servono infrastrutture pesanti e i costi energetici per il funzionamento degli impianti sono proibitivi. L’eolico e il solare potrebbero convenientemente sostituire e frenare lo sviluppo dello shale gas.
Un recente report della Pjm, società statunitense di trasmissione elettrica, spiega come il basso costo dell’energia eolica e laparity grid raggiunta dal solare possano ridurre il ricorso al gas di scisto, frenando lo sfruttamento di nuovi giacimenti e integrando una fetta sempre maggiore di energia rinnovabile nella rete elettrica fino a quando i fossili non si riveleranno più necessari.
Ma cosa fa pensare che l’ostinata ricerca di fossili a tutti i costi, nelle zone più impervie, tra i ghiacci e sul fondo dei mari abbia una spiegazione razionale e contempli una preveggenza per il futuro che ci prepara?

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