mercoledì 5 novembre 2014

I PAESI EMERGENTI NEGLI AFFARI ECONOMICI. CORRIERE DELLA SERA, 5 novembre 2014

Volete far affari? Scordatevi gli Usa e l’Europa e puntate dritti sull’Asia. O, se volete essere lungimiranti, iniziate a considerare l’ipotesi di investire in Africa. La classifica della Banca Mondiale dei paesi dove far business nel 2015 (http://www.doingbusiness.org/reports/global-reports/doing-business-2015) parla chiaro: da Singapore alla Corea del Sud (passando per l’immancabile Cina) i riflettori sono puntati sull’Asia mentre la top ten dei paesi più dinamici è dominata dall’Africa. Che, però, rappresenta anche un paradosso visto che, stati dinamici a parte, gli ultimi posti della classifica sono tutti occupati da paesi africani: in fondo troviamo Chad, Sud Sudan, Repubblica centrafricana, Libia ed Eritrea. 


Anche l’Italia non si posiziona proprio benissimo, e finisce 56esima su un totale di 189 paesi, tra Turchia e Bielorussia. Ma, anche se restano sempre nella top ten, forse sono gli Usa quelli che patiscono di più la scalata dell’Asia. Gli States risultano settimi ma è dal 2006, anno in cui ricoprivano la terza posizione, che scivolano sempre più giù di classifica in classifica. (a cura di Greta Sclaunich)

Singapore: al primo posto grazie alla facilità di portare a termine scambi commerciali e anche a quella di far rispettare i contratti
Nuova Zelanda: medaglia d’argento, ha il grande merito di facilitare al massimo l’avvio di un’impresa.
Hong Kong: terzo posto, ma primeggia per quanto riguarda la facilità di ottenere permessi di costruzione (la registrazione delle proprietà, invece, è tutt’altra storia
Danimarca: al quarto posto spunta il primo Paese europeo. Menzione d’onore per la facilità di ottenere permessi di costruzione.
Corea del Sud: quinto posto, ma prima in classifica per quanto riguarda la convenienza delle forniture elettriche
Norvegia: sesto posto, si differenzia per la facilità di registrazione delle proprietà
Usa: settimo posto, sempre nella top ten ma ogni anno scivola più giù. L’unico indicatore nel quale primeggia è la facilità di ottenere crediti.
Gran Bretagna: arriva ottava, molto ben piazzata per quanto riguarda la tutela degli investitori con quote di minoranza.
Finlandia: al nono posto, però arriva prima per quanto riguarda la risoluzione dell’insolvenz
Australia: chiude la top ten, nella sua “pagella” il voto più alto riguarda la facilità di ottenere credito.
Irlanda: 13esima, ma l’anno scorso era 17esima. Peccato che però ottenere i permessi per le costruzioni risulti più difficile.
Emirati arabi uniti: arrivano 22esimi, migliorando la loro posizione nel ranking di tre gradini in un anno. Ha premiato le maggiori tutele per gli investitori con quote di minoranze, ma la Banca Mondiale segnala anche una maggior facilità di ottenere credito.
E l’Italia? Finisce 56esima, tra Turchia e Bielorussia. Rispetto all’anno scorso ha perso 4 posizioni: l’unico indicatore ad essere migliorato è la facilità di avviare un business, gli altri invece sono tutti in discesa. Tra questi segnaliamo una voce per tutte: le tasse. 
I paesi europei che arrivano dopo di noi? Lussemburgo (59esimo), Grecia (61esima), Federazione russa (62esima), Moldova (63esima), Cipro (64esima), Croazia (65esima), Albania (68esima), Kosovo (75esimo), Serbia (91esima), San Marino (93esima), Malta (94esima), Ucraina (96esima), Bosnia (107esima). 


Se la top ten generale è divisa tra Asia, paesi anglofoni ed Europa del Nord, quella dei paesi che rispetto alla precedente classifica hanno segnato miglioramenti più grossi è invece tutta dominata dall’Africa (con un paio di paesi dell’ex Urss). Tra questi, per esempio, c’è il Tagikistan: è solo 166esimo, ma nella classifica precedente era 177esimo. In un anno, insomma, ha scalato ben 11 posizioni: merito di una maggior facilità di ottenere credito.

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