Sergio Noto è Professore di Storia economica presso l’università di Verona
mercoledì 31 luglio 2013
RISPOSTA A MARCHIONNE. FARE INDUSTRIA IN ITALIA E' IMPOSSIBILE. SERGIO NOTO, Fare industria in Italia: pizzino di Luigi Einaudi per Marchionne, IL FATTO, 13 luglio 2013
Ebbene sì, ha ragione Sergio Marchionne, ad di Fiat, in «Italia è impossibile fare industria». Siamo d’accordo. E siccome il dottor Marchionne è timido e non ha avuto il tempo o il coraggio di spiegare ancorché sinteticamente perché gli è impossibile fare il suo lavoro fino in fondo, grazie a un «pizzino» recapitatoci dall’aldilà per conto di Luigi Einaudi, siamo in grado di spiegarvi i veri motivi che, non da oggi, impediscono di fare industria in Italia.
ITALIA. LAVORATORI SFRUTTATI. DONATO DIDONNA, Il costo del lavoro: per un pugno di euro, IL FATTO, 31 luglio 2013
Un blitz della Guardia di Finanza ha scoperto in un call center di Palermo 37 lavoratori, tra i 19 e i 50 anni, che prestavano la loro opera per due euro l’ora. Penso che sia sterile e superficiale leggere vicende come questa solo come l’opera di avidi sfruttatori del lavoro altrui: l’avidità è una costante del comportamento umano e non è quindi una notizia. Il problema è che questa gente non ha trovato alternative. La notizia che merita invece attenzione è perché dei giovani e dei meno giovani accettino una paga così umiliante: una vita senza lavoro, senza un ruolo nella società, è una vita senza dignità da scongiurare a qualunque prezzo.
Il lavoro che non c’è dunque. Ma siamo sicuri che il lavoro non ci potrebbe essere? Non staremo forse difendendo ottusamente uno stato di cose che impedisce una vita dignitosa ad intere generazioni? Tra lo sfruttamento, da condannare sempre, e i disincentivi ad investire che portano investitori domestici ed esteri a scartare l’Italia come opportunità di investimento, forse, per una classe politica oculata, sarebbe più fruttuoso rimuovere i disincentivi quali quello dell’alto costo del lavoro: perché non si ragiona innanzitutto di questo oggi in Italia? Chi non lo fa, avendo potere e responsabilità per farlo, è oggi censurabile non meno degli sfruttatori appena smascherati: non accontentiamoci di aver tolto una pagliuzza dall’occhio del Paese prima che siano vincoli esterni, tipo Grecia, a far crollare il costo del lavoro per rilanciare gli investimenti a parità di produttività. Pasti gratis non ne esistono e, se c’erano, sono finiti.
Il lavoro che non c’è dunque. Ma siamo sicuri che il lavoro non ci potrebbe essere? Non staremo forse difendendo ottusamente uno stato di cose che impedisce una vita dignitosa ad intere generazioni? Tra lo sfruttamento, da condannare sempre, e i disincentivi ad investire che portano investitori domestici ed esteri a scartare l’Italia come opportunità di investimento, forse, per una classe politica oculata, sarebbe più fruttuoso rimuovere i disincentivi quali quello dell’alto costo del lavoro: perché non si ragiona innanzitutto di questo oggi in Italia? Chi non lo fa, avendo potere e responsabilità per farlo, è oggi censurabile non meno degli sfruttatori appena smascherati: non accontentiamoci di aver tolto una pagliuzza dall’occhio del Paese prima che siano vincoli esterni, tipo Grecia, a far crollare il costo del lavoro per rilanciare gli investimenti a parità di produttività. Pasti gratis non ne esistono e, se c’erano, sono finiti.
EVASIONE FISCALE IN ITALIA. FABIO SABATINI, Evasione fiscale: se la sopravvivenza sconfina nella furbizia, IL FATTO, 31 luglio 2013
Premessa: l’evasione di sopravvivenza uccide chi le tasse le paga. È un reato odioso, che va stigmatizzato in ogni sua forma. Anche le dichiarazioni di Fassina meritano uno stigma, per tanti motivi.
Fassina non è un tecnico. Le sue dichiarazioni non sono constatazioni neutrali e scientificamente fondate, e hanno invece un valore esclusivamente politico. Fassina infatti è un politico nel senso più tradizionale del termine. E come politico è arrivato, a ogni costo, alla carica di viceministro dell’Economia, posizione di altissima responsabilità politica.
Fassina non è un tecnico. Le sue dichiarazioni non sono constatazioni neutrali e scientificamente fondate, e hanno invece un valore esclusivamente politico. Fassina infatti è un politico nel senso più tradizionale del termine. E come politico è arrivato, a ogni costo, alla carica di viceministro dell’Economia, posizione di altissima responsabilità politica.
ECONOMIA AUTOMOBILISTICA. ORAZIO CARABINI, Marchionne: addio marchio Fiat?, L'ESPRESSO, 31 luglio 2013
Che con la fusione Fiat-Chrysler il quartier generale del gruppo automobilistico si trasferisca negli Stati Uniti,e magari la sede in Olanda, è ormai una certezza. Ma potrebbe non essere solo questo l'effetto del matrimonio transatlantico. L'amministratore delegato della società torinese starebbe pensando a un altro colpo di scena: il lancio di un brand tutto nuovo che farebbe scomparire dalla faccia della Terra i marchi Fiat e Chrysler.
giovedì 25 luglio 2013
ECONOMIA DELLA MODA E SFRUTTAMENTO DEL LAVORO. FRANCESCA SIRONI, Abiti puliti, coscienze meno, L'ESPRESSO, 24 luglio 2013
Tre mesi fa la tragedia del crollo di uno stabilimento in Bangladesh in cui hanno perso la vita 1129 persone. Ora le multinazionali dell'abbigliamento hanno firmato un accordo in cui si impegnano a garantire la sicurezza dei lavoratori, vigilando anche dull'operato delle ditte esterne cui affidano la produzione. Ma qualche colosso ancora manca all'appello. E i risarcimenti alle vittime sono ancora in alto mare
(24 luglio 2013)PROSTITUZIONE ED ECONOMIA. CINZIA FRANCESCHINI, Prostituzione, da Mogliano Veneto parte il referendum per riaprire le case chiuse, IL FATTO, 25 luglio 2013
Da prostitute a libere professioniste del sesso. Il sindaco di Mogliano Veneto (Treviso) Giovanni Azzolini ha chiaro cosa serve per eliminare lo sfruttamento dalle strade: riaprire le case chiuse e trasformare il mestiere più antico del mondo in un’attività imprenditoriale. A giorni partirà la raccolta firme per un referendum che vorrebbe modificare la legge Merlin del 1958, che chiuse le case di tolleranza e introdusse il reato di sfruttamento della prostituzione. Se l’entusiasmo dei votanti sarà lo stesso delle decine di cittadini di Mogliano che hanno chiamato l’ufficio del sindaco per sostenere la proposta, allora la penisola potrebbe diventare il nono Paese europeo dove vendere il sesso è un lavoro.
ITALIA. TASSE ED ECONOMIA SOMMERSA. REDAZIONE, Italia, peso delle tasse al 54% Il «sommerso» toglie al Pil 272 miliardi, IL CORRIERE DELLA SERA, 25 luglio 2013
La pressione fiscale cresciuta del 2,7% tra il 2000 e il 2013
mercoledì 24 luglio 2013
ECONOMIA DELLA MODA E SFRUTTAMENTO. Grandi marchi sfruttano lavoratrici marocchine, ABITI PULITI ORG
SETEM, l’associazione referente per Campagna Abiti Puliti in Spagna, ha presentato la ricerca “La moda española en Tánger: trabajo y superviviencia de las obreras de la confección”, che analizza le condizioni precarie di vita e di lavoro che subiscono le lavoratrici nei laboratori tessili di Tangeri fornitori delle grandi marche internazionali. La ricerca è stata realizzata con la collaborazione della Asociación Attawassol sulla base dell’esperienza di 118 operaie.
ECONOMIA DELLA MODA E SFRUTTAMENTO. DEBORAH LUCCHETTI, Lettera aperta a Dolce e Gabbana: siete sicuri che l'evasione sia la più grave notizia tra quelle che vi riguardano?, HUFFINGTON POST, 24 luglio 2013
Cari Dolce e Gabbana,
nel leggere le dichiarazioni che avete rilasciato in questi ultimi giorni ci sarebbe da farsi grasse risate, se non ci fossero degli aspetti inquietanti che accompagnano da anni il lavoro della Vostra azienda. La questione dell'evasione, pur grave di suo, infatti, non è che l'ultima notizia che vi riguarda. Ma siamo proprio sicuri che sia la più grave?
nel leggere le dichiarazioni che avete rilasciato in questi ultimi giorni ci sarebbe da farsi grasse risate, se non ci fossero degli aspetti inquietanti che accompagnano da anni il lavoro della Vostra azienda. La questione dell'evasione, pur grave di suo, infatti, non è che l'ultima notizia che vi riguarda. Ma siamo proprio sicuri che sia la più grave?
martedì 23 luglio 2013
IN RICORDO DELLE CRISI ECONOMICHE DEGLI ULTIMI DECENNI. ALESSANDRO OPPES, Crisi economica, i falsi miracoli del dio denaro, IL FATTO, 23 luglio 2013
Miracoli che non furono. O che sono stati qualcos’altro. Qualcosa di meno netto, più sfumato. Periodi di espansione economica, frutto di un concorso di circostanze, alcune esterne e congiunturali, altre da ascrivere alle classi dirigenti locali, mai dotate di bacchetta magica, quindi soggette ad errore. E quando le crisi, implacabili, provocano un brusco risveglio, ci si interroga: perché? Dove abbiamo sbagliato? Irlanda, Spagna, Portogallo, Argentina, solo per citare alcuni casi.
domenica 21 luglio 2013
LAVORO AGRICOLO E MIGRANTI. ECONOMIA E SFRUTTAMENTO NEL SUD DI ITALIA. LA MINISTRA KYENGE VISITA GLI ACCAMPAMENTI DEI BRACCIANTI AFRICANI IN PUGLIA. DA IL CORRIERE DELLA SERA, 21 luglio 2013
L'attesa per Cecile Kyenge, in vista nel Salento all'ex masseria Boncuri di Nardò. Quello del ministro per l'Immigrazione è stato una specie di blitz nel luogo-simbolo dello sfruttamento degli immigrati impiegati nella raccolta delle angurie e dei pomodori e poi, due anni fa, palcoscenico del primo sciopero dei braccianti contro i caporali. La visita era stata infatti annullata dalla prefettura, ma lei è andata lo stesso (Longo/Ansa)
giovedì 18 luglio 2013
CAPITALISMO ALL'ITALIANA. SERGIO BOCCONI, Ligresti, ascesa e tramonto di una famiglia, IL CORRIERE DELLA SERA, 18 luglio 2013
Dagli inizi nella «Milano da bere» all'arresto. I reati ipotizzati vanno dal falso in bilancio all’infedeltà patrimoniale
domenica 14 luglio 2013
VIAGGIO NEL MERCATO DEGLI ELETTRODOMESTICI. VINCENZO COMITO, Il nano Indesit E I GIGANTI ASIATICI, IL MANIFESTO, 10 luglio 2013
La crisi dell'Indesit è un brutto segnale perché mostra le grandi difficoltà in cui si trovano le nostre imprese in settori che una volta erano all'avanguardia del made in Italy. L'industria nazionale degli elettrodomestici bianchi è stata a lungo uno dei principali poli produttivi europei. Nonostante le difficoltà degli ultimi tempi, il settore impiega ancora oggi 130 mila addetti tra occupati diretti ed indiretti ed appare al secondo posto, dopo l'auto, nella classifica delle attività manifatturiere più importanti del nostro paese. Ma, come quello dell'auto, è a rischio estinzione. I processi di globalizzazione e di evoluzione tecnologica, l'evoluzione dei mercati internazionali, le debolezze e i ritardi delle strategie imprenditoriali nazionali, la mancanza di politiche industriali adeguate alla sfide del presente, hanno costruito una miscela che potrebbe rivelarsi esplosiva.
TEORIE ECONOMICHE. COSMA ORSI, La potenza della povertà. Intervista con M. Yunus, IL MANIFESTO, 11 luglio 2013
Una società oltre il profitto e le politiche di austerità che hanno scandito l'agenda di molti governi nel Nord e nel Sud del pianeta. Un'intervista con l'economista e premio Nobel per la pace «inventore» del microcredito
«Un giorno i nostri nipoti andranno a visitare i musei della povertà per vedere che cosa era la povertà». Questa frase racchiude il pensiero di Muhammad Yunus, economista del Bangladesh diventato banchiere e vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 2006. Come professore di economia ha sviluppato i concetti di microfinanza e microcredito, e più recentemente quello di business sociale, una tipologia economica che ha come missione la realizzazione di obiettivi sociali anziché la massimizzazione del profitto. Nel 1977 ha fondato un istituto di credito indipendente, la «Grameen Bank», la cui missione consiste nel fornire il microcredito senza garanzie ai più poveri tra i poveri respinti dagli altri istituti di credito. L'impegno di Yunus ad ampliare il raggio d'azione della Grameen l'ha portata a essere presente in più di 50 paesi nel mondo, oltre che a servire 36 mila villaggi del Bangladesh.
venerdì 12 luglio 2013
MORTI SUL LAVORO. REDAZIONE, Dove si muore lavorando 790 sono stati i decessi nel 2012, LA REPUBBLICA, 12 luglio 2013
ROMA - Le denunce pervenute all'Inail entro il 30 aprile 2013 relative a infortuni accaduti nel 2012 sono state 744.916: il dato registra una diminuzione dell'8,89% sul 2011 e del 23% sul 2008. Tra le denunce pervenute, quelle positivamente riconosciute dall'Istituto come casi di infortunio sul lavoro sono risultate 496.079, oltre 60mila in meno rispetto alle 559.504 dell'anno precedente. Per quanto riguarda gli episodi mortali, le denunce pervenute entro la stessa data e relative al 2012 sono state 1.296 (-5,19%): 790 di queste sono state effettivamente accertate dall'Inail come infortuni sul lavoro, un decremento dell'8,78% rispetto agli 866 casi mortali dell'anno precedente. Questi alcuni dei principali dati illustrati oggi dal presidente dell'Istituto, Massimo De Felice, in occasione della presentazione della Relazione annuale 2012 presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, a Roma. Presenti il vicepresidente della Camera dei deputati, Marina Sereni, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini.
mercoledì 10 luglio 2013
ECONOMIA CRIMINALE. PALLADINO E FITTIPALDI, Rifiuti, la grande mangiatoia, L'ESPRESSO, 9 luglio 2013
Guadagnano
milioni di euro ripulendo le nostre strade, gestiscono attraverso monopoli
centinaia di migliaia di tonnellate di spazzatura, controllano discariche
grandi come città, investono nell'affare degli inceneritori, trattano con i
politici e le amministrazioni locali, finiscono - spesso - nelle inchieste
della magistratura per reati ambientali e corruttivi. Sono i signori della
monnezza "made in Italy", un pugno di imprenditori che da anni si
spartisce un business che vale miliardi di euro l'anno, grazie a uno Stato che
ha di fatto deciso di affidare ai privati un servizio pubblico strategico. In
un paese, il nostro, dove il ciclo integrato dei rifiuti resta una chimera, i
livelli medi di raccolta differenziata sono al palo e le emergenze - soprattutto
al Sud - non sono l'eccezione, ma la norma.
martedì 9 luglio 2013
NUOVI LAVORI. GIUSEPPE SARCINA, Il lavoro da re-inventare, LA LETTURA, 7 luglio 2013
Il mercato del lavoro è una porta chiusa da una serratura ancora misteriosa. Politici, economisti, imprenditori, sindacalisti di tutta Europa maneggiano un grosso mazzo di chiavi, provandole una dopo l’altra. In Italia dal 2001 al 2012 (con ampie pause) si è armeggiato soprattutto sulla riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, perché consentire «maggiore facilità di licenziamento» alle imprese sembrava la mossa obbligata. In Francia dal 1997 al 2005 è stato il momento della riduzione dell’orario, con la legge ideata dall’allora ministro socialista Martine Aubry: settimana di 35 ore, entrata in vigore nel 2000. In Germania, con la riforma del 2005, si è invece rinsaldata la catena che collega scuola, apprendistato e lavoro. Il «modello tedesco», declinato anche nei Paesi scandinavi e in Olanda, è oggi quello più accreditato. Il nuovo governo italiano sta adottando un approccio più composito: sconti fiscali alle aziende sui neo assunti; formazione; contratti a termine più facili da gestire.
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