ROMA. In Italia l’emergenza Covid non ha stoppato la crescita delle nuove aziende. Le startup italiane nel 2020 hanno registrato una rilevante crescita degli occupati: il 70% ha assunto nuovo organico e prevede di continuare a farlo nel 2021. Molti degli assunti sono under 40, in buona parte neolaureati, e con contratti a tempo indeterminato. Sono questi i principali elementi che emergono dalla ricerca sulla situazione attuale delle start up italiane realizzata in collaborazione da Vc Hub Italia (l'associazione che riunisce i principali attori dell'innovazione in Italia) ed Egon Zehnder, società leader a livello internazionale nell'executive search e nel leadership advisory.
Imprenditori e investitori
La ricerca, cui hanno partecipato imprenditori e investitori associati a Vc Hub Italia, che ad oggi conta oltre 160 soci tra investitori e startup italiane a maggior potenziale di crescita, offre una panoramica sui principali trend organizzativi, di governance, e gestione del talento all'interno delle startup, oltre a raccontarne l'andamento in termini di assunzioni e consolidamento del team in quest'ultimo anno di pandemia. «La ricerca mostra con chiarezza come anche in questo periodo di pandemia le startup abbiamo continuato a crescere e assumere, generando occupazione come spesso nemmeno le aziende tradizionali riescono ormai più a fare e mostrando una notevole capacità di resilienza», osserva Francesco Cerruti, direttore generale di Vc Hub Italia.
Occupazione di qualità
Le startup creano occupazione di qualità, offrono importanti opportunità di sviluppo professionale e coinvolgono le proprie risorse nella crescita dell'azienda. Proprio per questo, secondo Cerruti, è importante continuare a sostenerle perché «rappresentano il futuro sia per la nostra economia che per i giovani, che anche in Italia possono trovare opportunità che troppo spesso sono costretti a cercare all'estero». Più in dettaglio, il primo dato che emerge dalla ricerca è quello relativo alla crescita delle risorse occupate nelle startup nel corso del 2020. Nonostante la situazione di crisi seguita alla diffusione della pandemia, il 70% delle startup e delle imprese innovative ha visto crescere il proprio organico, e per il 20% di queste la crescita è stata pari o superiore al 100%.
Crescita dell’organico
L'80% delle imprese coinvolte, inoltre, prevede una crescita dell'organico anche nel 2021, per una percentuale che in media è pari al 30%, comprese quelle che non hanno fatto esperienza di crescita nel 2020. Circa il 73% delle aziende ha uno staff composto da meno di 20 dipendenti, il 23% tra 20 e 70 e il 4 % è composto da aziende con più di 70 dipendenti. Il 63% delle risorse, in media, ha meno di 35 anni, e il 90% è al di sotto dei 40. In media, circa il 25% dei dipendenti detiene equity o stock options della società in cui lavora. Importante anche il dato che emerge in merito alla presenza di laureati all'interno delle startup: circa il 70%, infatti, conta più del 70% di laureati tra i dipendenti e la gran parte - il 75% - assume neolaureati, con una percentuale di quelli alla prima esperienza lavorativa post universitaria che arriva fino al 30%. Inoltre, risulta che in 4 aziende su 5 l'80% dei dipendenti è assunto con contratto a tempo indeterminato.
Posizioni lavorative
I talenti femminili all'interno delle aziende analizzate risultano in linea con i dati di occupazione femminile in posizioni apicali in Italia: un manager su cinque all'interno del management team è donna. Gli ambiti di formazione principali dei dipendenti sono Ingegneria, Scienze Economiche ed Informatica. Engineering, Prodotto sono invece le aree in cui si prevede una maggiore crescita dei dipendenti. Mentre le competenze più difficili da reperire sul mercato risultano quella di Software Engineering, Back End Technology, Data Management & Advanced Analytics e Product Management. Riguardo il rapporto con il nostro Paese, dalla ricerca emerge che il 70% delle aziende ha tutti i dipendenti basati in Italia. Inoltre, la maggior parte sviluppa il proprio fatturato nel nostro Paese ma ci sono segnali di una forte spinta all'internazionalizzazione: il 20% circa sviluppa, infatti più del 50% del proprio fatturato in Paesi esteri.
Nessun commento:
Posta un commento