mercoledì 12 settembre 2018

ISTAT SULL'OCCUPAZIONE IN ITALIA OGGI. R. RICCIARDI, Occupazione: superati i livelli pre-crisi. Sud e uomini restano indietro. Il nuovo lavoro è a termine e part-time, REPUBBLICA.IT, 12 settembre 2018

I dati del secondo trimestre 2018 dell'Istat: ci sono 205mila persone al lavoro in più dello stesso periodo del 2008. Ma intanto il quadro è cambiato. Ecco il ritratto della nuova occupazione in Italia


Mentre la crescita economica frena e anche le industrie danno i primi segnali di rallentamento, il mercato del lavoro - nell'analisi trimestrale dell'Istat - festeggia il pieno recupero dei livelli antecedenti la pesantissima crisi economica dello scorso decennio. "Nel secondo trimestre 2018 si contano 205 mila occupati in più rispetto al secondo trimestre 2008. Si è raggiunto e superato il numero degli occupati del secondo trimestre 2008 e il tasso di occupazione 15-64 anni non destagionalizzato è tornato allo stesso livello (59,1% in entrambi i periodi)", spiega l'Istituto in un focus dedicato al raffronto tra i due periodi. Se si guarda invece alla variazione rispetto al primo trimestre di quest'anno, il saldo positivo è di 203mila occupati.



Quel che cattura maggiormente l'attenzione è senz'altro il gap colmato sul 2008. Che nel frattempo l'occupazione sia stata ridisegnata, è sotto gli occhi di tutti. Prima la grande crisi, poi i cambiamenti radicali nella struttura del mercato del lavoro e alcuni interventi normativi (si pensi alla 'droga' delle decontribuzioni per favorire i contratti stabili) hanno compartecipato a creare un quadro diverso. "Negli ultimi dieci anni si sono manifestate profonde trasformazioni nella composizione dell'occupazione sia in termini di soggetti coinvolti, sia in relazione alle caratteristiche dell'occupazione", dicono gli statistici. "Oltre all'invecchiamento della forza lavoro, su cui hanno inciso anche il calo della popolazione giovanile, il prolungamento dei percorsi di studio e l'aumento dell'età pensionabile, importanti cambiamenti si riscontrano per le componenti di genere e le ripartizioni territoriali, interessate in maniera differente dalla crisi e dalla successiva ripresa".

Nell'ultimo periodo analizzato - il secondo trimestre 2018 - al lavoro si conta mezzo milione di donne occupate in più rispetto al 2008 (+6,3%; il relativo tasso +2,6 punti). "Per loro, infatti, la crisi ha arrestato un processo di crescita di lungo periodo che è poi ripreso dal secondo trimestre 2014. Diversamente gli uomini sono stati duramente colpiti dalla congiuntura negativa (circa un milione di occupati in meno tra il 2008 e il 2013), soprattutto nell'industria, e il recupero avviatosi a partire dal secondo trimestre 2014 non è stato sufficiente a colmare il gap con il 2008 (-380 mila, -2,7%; il tasso -2,7 punti)".
Donne meglio degli uomini
Donne meglio degli uomini
Anche la geografia di questa ripresa occupazionale non è uniforme. Spiegano ancora dall'Istat: "Nel Centro-nord la ripresa è iniziata prima e ha portato al recupero delle perdite occupazionali dovute alla crisi già nel secondo trimestre 2016 mentre nel Mezzogiorno, dove il calo degli occupati ha riguardato complessivamente 700 mila unità fino al 2014, il saldo rispetto al pre-crisi è ancora ampiamente negativo (-258 mila, -3,9%; il relativo tasso -1,6 punti)".
Il Sud ancora non recupera
Il Sud ancora non recupera
Per terminare infine con la 'qualità' del lavoro e le sue caratteristiche. "Il recupero interessa esclusivamente il lavoro alle dipendenze, specialmente nella componente a termine. Difatti, se per il tempo indeterminato al recupero avvenuto alla fine del 2015 è seguita una debole crescita che ha determinato livelli di poco superiori a quelli del 2008, per il tempo determinato la consistente crescita dell'ultimo periodo ha comportato oltre 700 mila occupati a termine in più rispetto al pre-crisi (+30,9%). A questa crescita fa da contraltare la perdita di circa 600 mila indipendenti (-10,2%) nonostante l'aumento nell'ultimo trimestre".
Cambiano le tipologie di contratti
Cambiano le tipologie di contratti
Che ci sia stata una precarizzazione del lavoro e anche una sua minore intensità balza agli occhi anche dalla parabola del tempo parziale: "In dieci anni gli occupati part time sono aumentati di quasi un milione, a fronte di una diminuzione di poco inferiore di quelli a tempo pieno. Se da un lato ciò si spiega con la forte crescita del part time involontario (da 37,4% a 63,7% in dieci anni), dall'altro la ricomposizione dell'occupazione per settori di attività economica ha aumentato il peso di comparti con una maggiore quota di lavoro a tempo parziale (alberghi e ristorazione, servizi alle imprese, sanità e servizi alle famiglie) e diminuito quello di settori con più occupati a tempo pieno (industria in senso stretto, costruzioni e servizi generali della pubblica amministrazione)".
Volano i part-time
Volano i part-time
La sintesi di questi cambiamenti, conclude l'Istituto, è che "allo stesso livello di occupati del 2008 corrisponde una maggiore presenza di dipendenti (77,0%; +2,8 punti), in particolare a termine (13,4%; +3,1 punti), di lavoratori a tempo parziale (18,7%; +4,1 punti) e di occupati nel settore terziario (70,2%; +3,5 punti), soprattutto nei comparti a maggiore intensità di lavoro".

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