lunedì 16 gennaio 2017

IL FUTURO DEL LAVORO E L'AUTOMAZIONE. F. SAVELLI, I robot al posto dei manager La profezia di Mc Kinsey, CORRIERE DELLA SERA, 16 gennaio 2017

Percezione sensoriale. Capacità cognitive. Elaborazione del linguaggio. Capacità di leadership. Mobilità. McKinsey crede che l’automazione industriale sarà talmente invasiva che i robot del 2050 vestiranno in giacca e cravatta. Potranno sostituire i manager e prendere decisioni strategiche per le aziende. Perché dotati di creatività e di intelligenza emotiva. 


Il rapporto presentato alla vigilia del Forum di Davos da una delle grandi società mondiali della consulenza strategica ha creato qualche allarmismo anche tra chi abitualmente frequenta uno dei più importanti consessi dell’economia internazionale. Amministratori delegati, direttori generali, economisti. Lavori di prestigio e di caratura intellettuale. Finora lontani anni luce dalla replicabilità dei processi di automazione industriale. Basati sulla robotica.
Dice Roberto Lancellotti, senior partner europeo di Digital McKinsey, che «il 60% degli attuali ruoli avrà almeno il 30% di attività che potranno essere automatizzate». Occorreranno decenni, ma l’indirizzo è chiaro. L’accelerazione è stata dettata dai progressi rapidissimi dell’intelligenza artificiale. Gli androidi vengono ormai utilizzati non soltanto nell’industria manifatturiera, ma cominciano ad essere sperimentati anche in settori ad alto capitale umano come la medicina. McKinsey rileva che soltanto nell’ultimo anno negli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari di salari, intesi come ore-uomo, sono stati sostituiti da un utilizzo più intensivo della robotica. Finora l’ipotesi più accreditata è che impattassero sui lavori a basso valore aggiunto. La ricetta condivisa unanimemente è che sarebbe bastato un progressivo innalzamento delle competenze. Per non estromettere dal mercato del lavoro una serie di figure ritenute a rischio obsolescenza: il cassiere, lo sportellista, il benzinaio, il casellante. Ora?

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