venerdì 27 maggio 2016

ECONOMIA E COMMERCIO DI SCHIAVI. M. ZATTERIN, “Dall’America all’Europa un solo network di trafficanti”, LA STAMPA, 27 maggio 2016

Ann Mettler scandisce le parole, è chiaro che le sta pesando. Racconta di un briefing sulla sicurezza delle frontiere «con dei colleghi Usa», in cui «ci è stato detto che alcune delle gang impegnate nel contrabbando di esseri umani nel Nord America, quelle che operano al confine con il Messico, sono ora attive anche in Europa». Si ferma, fa una pausa. Poi riprende, la responsabile dell’European Political Strategy Centre (Epsc) della Commissione Ue, la think tank voluta dal presidente Juncker. Ha il ritmo da maratoneta del pensiero e un solido inglese velato di americano. «Quello che talvolta non si capisce è che le migrazioni illegali rendono più potenti i network criminali e diffondono la corruzione». Così, riassume, «l’incapacità di gestire i flussi migratori ha permesso alle reti criminali di prosperare».  




È una questione globale. C’è un grande e cattivo fratello che sfrutta i disperati e incassa liquidità a palate. Un rapporto appena diffuso da Europol rivela «che il business dei migranti è un affare multinazionale», orchestrato da persone provenienti da «oltre 100 Paesi, dentro e fuori l’Unione». Il fatturato stimato per l’ignobile commercio è fra i cinque e i sei miliardi (2015), denari sborsati quasi sempre in contanti. Sono stati identificati oltre 250 centri di smistamento clandestini gestiti dai trafficanti. I poliziotti a dodici stelle non parlano esplicitamente di rete transatlantica, ma il sospetto è legittimo, tanto ampie sono l’organizzazione e la possibilità di guadagno, il disturbo politico che il dramma dei profughi concede ai criminali. 

«Abbiamo indicazioni che la stessa Isis possa essere entrata in questa attività», interviene Ann Mettler, nata a Malmö da madre svedese e padre tedesco, una lunga carriera nella strategia politica, a Washington, al World Economic Forum, al Lisbon Council, quindi alla Commissione per seminare idee e orientamenti. L’Isis? «Non è necessariamente nel traffico illegale - risponde -, però potrebbe offrire dei passaggi sicuri». Ad esempio «non creano ostacoli a chi attraversa un loro territorio».  

La diagnosi è che il mancato controllo dei flussi migratori è una minaccia concreta dalle mille facce. Nel documento sui migranti, Europol aggiunge un’insidia. Scrive che «i terroristi potrebbero usare le risorse dei trafficanti per raggiungere i propri obiettivi». Ann Mettler è convinta che «ovunque vi sia un aumento di comportamenti fuorilegge, i “policymaker” hanno il dovere di essere attenti». È sicuro, dice, «che ci sono stati episodi di corruzione, forse anche fra le persone che vigilano sui confini». Brutta storia. Perché «ogni volta che ti lasci scappare la situazione di mano, è duro riprendere il controllo». 

L’Epsc è lineare. «Rimpiazzare la migrazione illegale con quella legale», recita l’analista. Il nodo è che, in genere, l’Europa non è capace di rispedire a casa quelli che arrivano, così chi insegue l’asilo sa che, per averlo, deve arrivare fisicamente da noi. Non c’è altro canale. «È un sistema guasto che offre incentivi errati - insiste la svedese-. Così li spingiamo nell’economia clandestina e alimentiamo comportamenti fuorilegge. Senza contare l’effetto attrazione, perché sentono di non aver nulla da perdere».  

Ne conseguono i morti affogati, i campi di disperati, la sfiducia dei cittadini. «Sebbene l’Europa appaia ricca - argomenta la signora Mettler - abbiamo una ripresa lenta, 21 milioni di disoccupati, e assistiamo alla crescita del populismo, soprattutto d’estrema destra». La gente ha paura. È circondata da instabilità e conflitti. Il pericolo per l’Europa è che «ha dato l’impressione di aver perso il controllo delle frontiere». Va corretta con gli accordi internazionali, come quello coi turchi «che è un precedente che può essere usato con altri Paesi». E con la definizione di vie di accesso legali al continente.  
«Se ci fosse un sistema di reinsediamento “normale” sotto l’ala dell’Onu - elabora la responsabile dell’Epsc - non sceglieremmo quelli che arrivano (più che altro giovani), bensì famiglie con figli, handicappati, anziani». La signora Mettler è convinta che legalizzare l’asilo e i flussi batterebbe i trafficanti, è «l’unico modo per rendere sostenibile la situazione».  

Oltretutto, assicura, «abbiamo bisogno dei migranti per bilanciare il deficit demografico». Legalizzare, ecco il «gamechanger». E gli scettici? Una volta fermati gli sbarchi e ripreso saldamente il timone delle migrazioni, si convinceranno. 

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