domenica 28 febbraio 2016

FABBRICHE E AUTOMAZIONE. IL CASO MERCEDES. M. PENNISI, Quando sono gli umani a rubare il lavoro ai robot: il caso Mercedes, CORRIERE DELLA SERA, 28 febbraio 2016

 dati sembrano puntare tutti nella stessa direzione: i robot scalzeranno gli essere umani da uffici e fabbriche. Secondo uno studio della Oxford Martin School, il 47% dei posti di lavoro sarà rimpiazzato dalle macchine nei prossimi vent'anni. Eil World Economic Forum incalza mettendo la pulce nell'orecchio a 5 milioni di persone a rischio disoccupazione nei prossimi 5 anni. Il tutto mentre Amazon ha popolato da tempo i suoi magazzini di automi e mentre i progressi compiuti da Atlas di Alphabet-Google fanno gridare alla «fine del lavoro manuale». Dai laboratori Mercedes_Benz la tendenza è (per fortuna?) inversa: saremo noi a rubare il lavoro ai nostri amici arrivati dal futuro.


La personalizzazione e il riscatto degli esseri umani
A raccontarlo a Bloomberg, è stato Markus Schaefer, numero uno della produzione della casa automobilistica tedesca nella fabbrica di Sindelfingen: «I robot non possono fronteggiare il grado di personalizzazione e le tante varianti che abbiamo oggi. Assumendo più persone risparmiamo e mettiamo al sicuro il nostro futuro». Dove non arriva la macchina — nel senso di robot e non di auto — e ci sarà sempre posto per l’uomo, insomma. Soprattutto se si parla di vetture elitarie in gestazione con, ad esempio, personalizzazioni in fibra di carbonio o portabicchieri refrigerati. Le azioni ripetitive, che rendono gli automi ottimali in termini di risparmio di soldi e tempo, non si sposano con le richieste sempre più specifiche dei clienti e la volontà dell’industria di andare loro incontro con modelli ad hoc.  
In collaborazione
Schaefer spiega come la situazione ottimale sia quella della collaborazione, con la manodopera umana che verrà agevolata dall’intervento di robot piccoli e flessibili. Anche perché, banalmente, modificare una linea di produzione affidandosi a meccanici esperti è molto più rapido che riprogrammare i robot per far compiere loro nuove azioni o assimilare schemi differenti. Si parla di un paio di giorni, nel primo caso, a fronte di intere settimane e tempi morti, nel secondo. Mercedes non è l’unica a essersene accorta e anche Audi e Bmw stanno testando robot leggeri ed equipaggiati con sensori specifici da affiancare ai dipendenti. L'obiettivo comune è muoversi abbastanza in fretta per stare dietro all'accelerazione dell'industria: le auto si stanno trasformando sempre di più in una sorta di smartphone su ruote. I tempi di aggiornamento si accorciano drammaticamente. E i robot non bastano.

Nessun commento:

Posta un commento