martedì 14 gennaio 2020
lunedì 13 gennaio 2020
LAVORO PRECARIO E FAMIGLIA. A. POLITO, La trappola dei lavori che rubano il tempo, promettono libertà ma divorano le famiglie, CORRIERE.IT, 12 gennaio 2020
La notizia era a una colonna sul Corriere, in una pagina interna. Se non avessi visto la sera prima l’ultimo film di Ken Loach, «Sorry we missed you», forse non l’avrei neanche letta: «Fattorino morto per un controllo», diceva il titolo. Cédric Chouviat, 42 anni, padre di cinque bambini, viene fermato dalla polizia a Parigi mentre guida lo scooter che gli serve per fare consegne, ogni giorno dalle sei del mattino: si innervosisce, gli agenti anche, partono insulti e spintoni.
venerdì 10 gennaio 2020
AMBIENTI DI LAVORO. A. SCAGLIONI, Lavoro, come avere buoni rapporti con i colleghi e i capi. I consigli per non sbagliare. CORRIERE ECONOMIA, 10 gennaio 2020
Il tempo trascorso in ufficio, attorniati dai colleghi di lavoro o dai capi, occupa gran parte delle giornate, favorendo un rapporto stretto con le persone che ci circondano. Ecco perché è importante che le relazioni con loro siano buone, per evitare malumori sul posto di lavoro e per favorire un clima migliore in cui lavorare. Secondo un sondaggio di LinkedIn svolto in tutto il mondo, il 46% degli intervistati sostiene che avere degli amici sul posto di lavoro contribuisca alla loro felicità. Potersi confrontare con i colleghi – anche su temi non strettamente legati al lavoro – permette di essere più produttivi e più sereni e di instaurare rapporti più stretti che possono aiutare il team nei momenti di crisi. Ma le relazioni sul posto di lavoro possono influenzare la nostra carriera e al tempo stesso anche comprometterla, se non vengono gestite nel modo corretto.
giovedì 9 gennaio 2020
TRASFORMAZIONI DEL COMMERCIO E DELLA DISTRIBUZIONE. DAGLI IPERMERCATI ALLE ISOZONE. A. PUATO, Vegè: «Ipermercati addio, si andrà dove la cassiera ti riconosce». Patto con Metro, CORRIERE ECONOMIA, 8 gennaio 2020
Ipermercati con file di scaffali e prodotti tutti uguali addio (o quasi), il futuro è dei piccoli negozi (tecnologici) dove le cassiere riconoscono i clienti e si vendono i prodotti freschissimi. Sono le super drogherie, i supermercati portatili (e territoriali) centrati sulle «isozone», le zone geografiche piccole ma omogenee per acquisti. Perché a Salerno Nord, per dire, i clienti chiedono prodotti diversi che a Salerno Sud, e vanno accontentati. Lo pensa Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del gruppo Vegè che dichiara il 7% di quota di mercato (elaborazione su dati Nielsen), quinto posto in Italia.
TURBO CAPITALISMO E SDIVINIZZAZIONE. D. FUSARO, Il turbocapitalismo vuole tutto per sé. Per questo non può tollerare la religione e il sacro, IL FATTO, 9 gennaio 2020
Entgoetterung, “sdivinizzazione”. Era questo il neologismo che Martin Heidegger impiegava per esprimere il Tod Gottes, la “morte di Dio” evocata da Nietzsche. Il tempo del tecnocapitalismo planetarizzato è il tempo della morte di Dio e del sacro: l’epoca in cui l’essente nella sua totalità deve essere disponibile per la volontà di potenza illimitatamente autopotenziantesi; la quale non può ammettere zone franche e, dunque, lo spazio inviolabile del sacro e della trascendenza teologica.
lunedì 6 gennaio 2020
DISUGUAGLIANZE E RETRIBUZIONI. REDAZIONE Un top manager ha già guadagnato, in tre giorni del 2020, quanto un lavoratore medio in un anno. REPUBBLICA.IT, 6 GENNAIO 2020
LONDRA - I top manager nel Regno Unito hanno già guadagnato nel 2020, dopo soli tre giorni lavorativi, l'equivalente della retribuzione media annuale di un dipendente, a dimostrazione delle enormi disparità di reddito nel Paese. Lo rivela uno studio a cura di due centri di ricerca.
sabato 4 gennaio 2020
CAPITALISMO CONTEMPORANEO E IMMAGINARIO. M. PACIONI, Tecno-capitalismo e dramma del presente, IL MANIFESTO, 29 agosto 2020
Il mistero, l’ideologia, perfino la religione del capitalismo sono particolarmente insidiosi perché si presentano demistificati, deideologizzati, secolarizzati. Il capitalismo odierno pretende di essere un dato di fatto o di natura che automaticamente relega a mistificazione tutto ciò che potrebbe essergli alternativo. Per far fronte a questa ingarbugliata e sconsolante situazione non basta più soltanto una critica delle finzioni del capitale, ma occorre anche una finzione della critica che sia all’altezza della realtà inoppugnabile che il capitalismo stesso reclama essere. Il preteso disincantato «realismo capitalista», per utilizzare l’espressione di Mark Fisher, andrebbe paradossalmente reincantato.
Iscriviti a:
Post (Atom)