venerdì 29 luglio 2016

IDEE E TEORIE ECONOMICHE LAVORO. R. BREGMAN. R. CRISTOFORI, 15 ore di lavoro a settimana, per una società migliore, LA REPUBBLICA, 29 luglio 2016

“Pensateci, quante cose avete comprato per farvi accettare da persone che non vi piacciono? Quanto spesso vi sentite stressati, annoiati e sovraccarichi di lavoro?”. Se lo chiede il giornalista e storico Rutger Bregman in un video diffuso dal Guardian. Secondo Bregman, 27enne definito dal quotidiano belga De Morgen come uno dei più promettenti pensatori dell’intera Europa, per vivere meglio basterebbe, semplicemente, lavorare meno. Ma come si potrebbe sopravvivere? Concedendo a tutti il reddito di base. Un pensiero utopico, così come titola il suo ultimo libro, Utopia for realists: the case for a universal basic income, open borders and a 15-hour workweek. In Italia è ancora inedito, ma l’edizione olandese è diventata immediatamente un bestseller, dando vita a un movimento per il reddito minimo, che ha presto ricevuto l’attenzione dei media internazionali.

lunedì 11 luglio 2016

FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE. NEOLIBERISMO IN CRISI. OSTRY, LOUNGANI, FURCERI, Neoliberalism: Oversold?, FINANCE & DEVELOPMENT, June 2016, Vol. 53, No. 2

nstead of delivering growth, some neoliberal policies have increased inequality, in turn jeopardizing durable expansion
Milton Friedman in 1982 hailed Chile as an “economic miracle.” Nearly a decade earlier, Chile had turned to policies that have since been widely emulated across the globe. The neoliberal agenda—a label used more by critics than by the architects of the policies—rests on two main planks. The first is increased competition—achieved through deregulation and the opening up of domestic markets, including financial markets, to foreign competition. The second is a smaller role for the state, achieved through privatization and limits on the ability of governments to run fiscal deficits and accumulate debt.­

sabato 2 luglio 2016

ESPERIMENTI SOCIAL. RICCHI E POVERI NON SONO UGUALI. DA LA STAMPA, 29 giugno 2016

http://kikukula2.blogspot.it/2016/07/esperimenti-social-ricchi-e-poveri-non.html

BANGLA DESH ED ECONOMIA DEL TESSILE. Dopo la Cina, il Bangladesh: si allarga la rivolta operaia, PANORAMA, s. i. d.

Sono gli operai peggio pagati al mondo secondo un’indagine dell’Ituc la confederazione internazionale dei sindacati, e per questo da alcuni giorni oltre centomila lavoratori delle industrie tessili del Bangladesh sono in sciopero.  Vogliono che il loro stipendio di  1600 taka, circa 25 dollari al mese, sia aumentato a 5000 taka, circa 78 dollari al mese. I proprietari di 300 fabbriche che producono vestiti anche per molti campioni del low cost comeWal Mart H&M Zara Carrefour hanno chiuso i portoni a causa delle proteste che stanno diventando violente. La polizia ha riferito di scontri, atti di vandalismo, barricate sulle strade ad Ashulia, non lontano dalla capitale Dacca, cuore dell’industria tessile del poverissimo paese asiatico.

BANGLA DESH ED ECONOMIA TESSILE. REDAZIONE, 700 FABBRICHE TESSILI IN SCIOPERO NEL BANGLADESH, L'INTERNAZIONALE, set-ott. 2010

Da giugno ad agosto non si sono fermati gli scioperi nell’industria tessile del Bangladesh, la miniera d’oro di braccia per i colossi dei marchi di abbigliamento più venduti del pianeta, compresi quelli della moda italiana.

BANGLA DESH ED ECONOMIA DEL TESSILE. V. NAVARRO, Quello che non si dice a proposito del Bangladesh, http://www.vnavarro.org/

Articolo pubblicato da Vicenç Navarro nella rubrica “Dominio Publico” del quotidiano PÚBLICO, il 23/05/2013
In questo articolo si analizzano le cause della povertà del Bangladesh e si mettono in questione molte delle argomentazioni riportare dai mezzi d’informazione di maggior diffusione. Il maggior problema del Bangladesh (il paese più povero al mondo assieme ad Haiti) non è la mancanza di risorse, ma il loro controllo. Nonostante la maggior parte della sua popolazione sia molto povera, il Bangladesh non è un paese povero.

BANGLA DESH ED INDUSTRIA DEL TESSILE. N. FERRO, BANGLADESH, L'EREDITA' DEL TESSILE CINESE, AGICHINA, 16 maggio 2013

Shanghai, 16 mag. - Nel maggio del 2000 discutevo la tesi di laurea sulla microfinanza in Bangladesh. Nell'analisi cercavo di identificare i motivi per cui il paradigma dell'inclusione finanziaria, che prometteva di superare le logiche assistenziali che hanno guidato la cooperazione allo sviluppo per decenni, avesse visto la luce in uno dei paesi più poveri della terra. Mi soffermavo inoltre, sulle variabili sociologiche che volevano nelle donne, musulmane e prive di istruzione, le attrici principali di quella che prometteva essere una rivoluzione.

BANGLA DESH ED ECONOMIA DEL TESSILE. M. QUARANTELLI, Bangladesh, strage di lavoratori tessili. E le foto “accusano” Benetton, IL FATTO, 30 aprile 2013

Una camicia di colore scuro, sporca di polvere, fotografata tra le macerie. Sul tessuto, l’etichetta verde acceso, inconfondibile: “United Colors of Benetton“, recita la scritta. Dalle macerie delRana Plaza, il palazzo di otto piani alla periferia di Dacca, inBangladesh, che lo scorso mercoledì si è sbriciolato uccidendo almeno 381 operai, cominciano ad affiorare le prime verità. Le fabbriche tessili che avevano sede nel palazzo, e i cui dipendenti lavoravano in assenza delle più elementari condizioni di sicurezza, producevano capi di abbigliamento per conto di multinazionali occidentali, tra cui a quanto pare Benetton.