Adesso che anche Matteo Renzi l’ha usata nel suo discorso di insediamento, forse anche qualcun altro, oltre al sottoscritto, dirà finalmente di essersi stufato. Basta con la parola “capitale umano”! Escludiamola dal vocabolario, mettiamola nella lista delle altre parole proibite, come “attimino”, “carino”, “rucola”, “devastante”, ecc. Non ne possiamo più, non tanto della parola in sé, ma della bugia e della fregatura che nasconde. Altro che weasel word, human capital è una “sòla” vera e propria (alla romana), un bidone, nascosto dall’inglese (che spesso viene usato per questi dirty jobs). Alzi la mano chi sa cosa vuole dire veramente “valorizzare il capitale umano”. Non certo migliorare le condizioni di lavoro delle persone. È un barbatrucco, travestito, un’illusione ottica alla Silvan, per non dire alla mago Otelma.
LONDRA - Tutta colpa di Reagan e della Thatcher. E' questa la risposta di prammatica alle domande sul perché in Occidente il gap ricchi-poveri sia paurosamente aumentato negli ultimi trent'anni e l'ineguaglianza tra l'1 per cento e il 99 per cento della popolazione in Europa e negli Stati Uniti sia diventata più evidente. Ma se la ragione di questo profondo mutamento sociale fosse un'altra? E' la tesi di un libro che fa molto discutere in questi giorni sulle due sponde dell'Atlantico. Si intitola "The second machine age" (La seconda età delle macchine), gli autori sono due accademici americani, Erik Bryniolfsson e Andrew McAfee, e la loro tesi è che la responsabilità di quanto è avvenuto sia da imputare più al progresso tecnologico, in particolare alla rivoluzione digitale, che a reaganismo e thatcherismo.