Può essere interessante notare che è proprio lungo questa “duplice dimensione” del ritorno della violenza nel cuore del comando capitalistico – a) il ritorno di un esercizio del potere violento e arbitrario (non più egemonico) da parte della classe capitalista, b) il ritorno di una logica di accumulazione del capitale fondata su un tipo di violenza extraeconomica – che Harvey ci chiede di pensare il divenire condizione globale di governo della pratica neoliberista di governo in La guerra perpetua (2004) e in Breve storia del neoliberismo (2007). In questi due testi, la violenza viene posta come un sorta di “significante padrone” di una nuova congiuntura storica del capitale: il ritorno della violenza dell’accumulazione per spoliazione è visto da Harvey come l’effetto principale di un mero rovesciamento (soprattutto mediante il ricorso a soluzioni autoritarie e antidemocratiche) dei rapporti di forza tra le classi, ovvero, per riprendere le sue stesse parole, come il frutto di una “restaurazione del proprio potere della classe capitalista cominciata verso metà degli anni settanta” (dopo la crisi dei profitti originata dalle lotte operaie degli anni sessanta) operato attraverso la produzione sistematica del discorso neoliberista come pratica di governo.
Siamo qui di fronte a uno degli enunciati chiave della prospettiva di Harvey: il capitalismo non si espande più attraverso un “dominio mediante egemonia”, un’espressione gramsciana ricorrente nei testi di Harvey e che avvicina la sua prospettiva a quella di Giovanni Arrighi1, bensì anche e soprattutto, visto il divenire sempre più finanziario e improntato alla rendita del capitale, un “dominio mediante coercizione”.
1. L’accumulazione per espropriazione e il nuovo spirito del comando capitalistico
Negli ultimi anni, il concetto marxiano di “accumulazione originaria” è stato oggetto di un rinnovato dibattito (Perelman 2001; Glassman 2006; Bonefeld 2008; Mezzadra 2008; Van Der Linden 2010). Si tratta di uno degli sviluppi più stimolanti di un più ampio processo di ripensamento delle categorie analitiche indotto sia dalle trasformazioni avvenute nei modi dell’accumulazione del capitale globale sin dalla fine degli anni novanta, sia dall’emergere di nuove forme e movimenti di resistenza in tutto il mondo.