"Lo scandalo Libor dimostra che il capitalismo ha bisogno di regole giuste. E che le grandi banche non hanno alcun interesse a farsele imporre. Quindi serve un controllo democratico. E lo dico da liberista"
In apparenza sono tempi duri per chi, come me, crede nel mercato. Non passa giorno che non ci sia un nuovo scandalo: da top manager condannati per insider trading a banche che perdono cifre astronomiche. Ma lo scandalo di gran lunga più importante è senza dubbio quello che ha coinvolto il London Interbank Offer Rate, meglio noto come Libor. Il Libor è per il dollaro quello che l'Euribor è per l'area euro: il tasso di interesse di riferimento cui sono indicizzati i mutui immobiliari e i prestiti che le banche fanno alle imprese. In America a essere legati al Libor sono anche molti prodotti derivati. Per proteggersi contro variazioni dei tassi, banche e imprese entrano in contratti che pagano in funzione del livello del Libor a una data futura. Il totale di contratti derivati ancorati al Libor è stimato in 350.000 miliardi di dollari. Con queste cifre anche un punto base di differenza (ovvero un centesimo di punto percentuale) nel Libor si traduce in 35 miliardi di dollari l'anno.
C'è chi uccide per molto meno. Per tradizione il Libor viene fissato a Londra dall'Associazione bancaria britannica, che poco prima delle 11 raccoglie le quotazioni di un pool di 18 banche. Per eliminare deviazioni estreme (e ridurre la possibilità di manipolazioni), l'Abb elimina le tre quotazioni più basse e le tre più alte e calcola la media del resto. Questo è il tasso di riferimento. Da tempo giravano voci di possibili manipolazioni, ma erano sempre state smentite con sdegno dall'Abb. Quest'anno, però, un'indagine congiunta americana ed inglese ha messo in luce dei fatti scioccanti. Barclays ha falsato le sue quotazioni non solo durante la crisi finanziaria, ma anche nel biennio precedente. «Per favore vai ancora per un Libor a 5.36» si legge in un'e-mail del 2007 scritta da un trader di Barclays al collega che doveva riportare la quotazione -«è molto importante che il dato ufficiale sia il più alto possibile». Molte e-mail si susseguono. Barclays è stata la prima banca ad ammettere la colpa e pagare una sanzione. Altre seguiranno. Scandali di questo tipo minano la fiducia nel mercato. Soprattutto in momenti come questo, dove noi italiani viviamo sotto l'incubo dello spread. Non vediamo l'ora di poter accusare il nostro tiranno di essere manipolato. Purtroppo per noi lo scandalo del Libor dimostra il contrario: l'importanza di affidarsi a veri prezzi di mercato e non a opinioni, per quanto provenienti da esperti.
Perché il Libor non è un prezzo di mercato. E' la risposta delle banche alla domanda: "A che tasso potresti prendere a prestito se decidessi di farlo". Se il prezzo fosse corrisposto a una transazione effettiva, Barclays non avrebbe potuto tenere artificialmente basso il Libor senza la collaborazione di un'altra banca, e l'altra banca avrebbe dovuto pagare un costo (in rendimenti più bassi). Così invece mentire era più semplice e meno costoso. Il secondo problema del Libor è che, a differenza della maggior parte dei prezzi di mercato, viene calcolato sulla base di un numero molto ristretto di banche (18 contro le 43 dell'Euribor), la metà delle quali viene eliminata dalla procedura di calcolo. Questo dà troppo potere a ciascuna banca del panel. Il mercato funziona solo quando è composto da tanti trader indipendenti. Tanto più il mercato è concentrato, tanto peggio funziona. La vera domanda da porsi è perché un indicatore tanto importante è calcolato in modo così poco serio. La risposta è molto semplice: questioni di potere. L'Abb e i suoi associati vogliono mantenerne il controllo. Per questo hanno ostacolato qualsiasi cambiamento. Il mercato, con le regole giuste, funziona. Ma chi ha l'interesse che le regole siano giuste? Non le grandi banche, che guadagnano dalle inefficienze, né i regolatori, che hanno preferito ignorare il problema. Senza un sano controllo democratico il capitalismo diventa corrotto. Questa corruzione non si risolve sopprimendo il mercato, ma rendendo il mercato più trasparente, più competitivo, più... vero mercato
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