In America Latina, nell'ultimo decennio, grazie anche alla vittoria di Evo Morales in Bolivia e di Rafael Correa in Ecuador, è diventato un punto di riferimento politico la categoria del buen vivir, opposta a quella del Prodotto interno lordo, basato sulla sola crescita quantitativa delle merci, inventato in Occidente e imposto al mondo.
El buen vivir è insieme un orizzonte politico e un programma di governo, che vede come prioritaria la qualità della vita e un rapporto armonico, di co-creazione, con la natura. Non a caso il governo dell'Ecuador ha chiesto alle istituzioni internazionali di operare uno scambio debito/natura, impegnandosi a ridurre le trivellazioni e non aprire nuovi pozzi petroliferi in cambio di una riduzione della deuda externa del paese. Vale a dire: io esporto meno petrolio e riduco l'impatto ambientale, e quindi procuro all'umanità meno CO2, ed in cambio mi viene condonata una parte del debito esterno. Era questa una grande idea di Alex Langer, che nel 1987 lanciò (insieme a Wolfgang Sachs, Cristopher Backer, Giuseppina Ciuffreda ed altri), la Campagna Nord/Sud, Natura e Debito, in cui chiedeva con forza una riduzione del debito dei Pvs in cambio di una cancellazione del debito esterno. L'assunto da cui partiva questa campagna è che siamo tutti in debito con la natura e gli ecosistemi e, soprattutto, lo siamo noi popoli occidentali che consumiamo la gran parte delle risorse e inquiniamo (oggi si è aggiunta la Cina che ha superato gli Usa nella produzione di anidride carbonica ed altre potenze emergenti).
In controtendenza, il governo tecnico del presidente Monti ha lanciato un programma di governo a favore della "crescita" che si fonda, scientificamente, sul mal vivir, cioè su come inquinare, distruggere ed abbassare la qualità della vita. È un programma che prevede, sulla questione centrale e vitale dell'energia, di estendere e rilanciare le trivellazioni - in terra ed off shore - per aumentare la quota di produzione di idrocarburi, portandola dal 10 al 20 per cento del fabbisogno nazionale. Il governo dichiara di voler snellire le procedure e tagliare le unghie agli organi di tutela ambientale e paesaggistica che hanno qualche volta bloccato i progetti nefasti di trivellazioni in aree archeologiche o di grande valore ambientale. Insomma, non bastano i danni procurati nel metapontino e in Val di Noto, e si vuole trivellare senza vincoli in ogni parte del paese. Non solo. Andando a raschiare il barile del nostro patrimonio di idrocarburi si viene meno ad una politica che era finora riuscita a contenere i danni: mantenere le riserve strategiche del paese, da utilizzare solo in casi di emergenza internazionale. Ma, non basta. Accanto ad una campagna di trivellazioni indiscriminate si programma l'apertura di sette nuovi rigassificatori, per far si che l'Italia - così è scritto - diventi il nuovo hub per lo smistamento del metano nell'Europa del centronord. Un'idea originale e di grande valore economico che ci riporta agli anni '60 del secolo scorso quando fu inaugurata la politica dell'Italia come "raffineria d'Europa", con scarsi vantaggi economici e grandi danni ambientali, a partire dalla Sicilia che ebbe in dono tre grandi poli di raffinazione del petrolio. Per finire, la ciliegina sulla torta: tagliare gli incentivi alle rinnovabili, a partire dal solare. Il governo sostiene, infatti, che l'Italia ha già raggiunto la quota di produzione di energia solare indicata da Bruxelles e quindi non ne ha più bisogno. Che fine faranno le nostre imprese che hanno scelto di entrare nella filiera delle rinnovabili? Che fine faranno le decine di migliaia di addetti di questo settore che, come ha più volte ha ricordato Nicola Cipolla, ha una grande potenzialità sia all'interno del nostro paese, sia come vettore per un nuovo campo di esportazione del made in Italy?
Di fronte al governo del mal vivir c'è poco da mediare e rincorrere alleanze elettorali. Se il Pd voterà, come farà molto probabilmente, questo pacchetto di misure per la crescita dell'inquinamento, per la distruzione degli ecosistemi, per la riduzione dell'Italia ad un paese sub-coloniale, non ci saranno più scuse legate all'emergenza spread, ed alla catastrofe greca annunciata. Qui la speculazione internazionale non c'entra, qui è in gioco una visione del futuro di questo paese, in cui la responsabilità è solo di questo governo.
Grazie a questo piano del governo per la crescita dei profitti di poche multinazionali, e per la decrescita della qualità della vita e degli equilibri ambientali, non si può più essere a favore di Monti per alcune scelte e contro per altre. Non ci sono più compromessi ed equilibrismi che tengano. Non hanno più senso i distinguo o le possibili alleanze con chi sostiene questo governo. La linea politica di demarcazione è ormai definitivamente tracciata: o il governo del buen vivir o quello del mal vivir. Tertium non datur.
Nessun commento:
Posta un commento