Gli oneri per l'addio ai vecchi abbonamenti, dal fisso alla luce Il tetto massimo di 30 giorni spesso utilizzato fino al limite
Quando firmano, pochi guardano così avanti. Leggono tutte le clausole del contratto, o notano sul sito il piccolo link delle «Condizioni». Ma lasciare casa, magari per cambiare città o andare a convivere con il partner, prima o poi capita. E allora si scopre che chiudere le utenze è procedura lunga e costosa. Fino a 200 euro, sommando telefono, Internet, tv satellitare, gas e elettricità. Che possono diventare oltre 300 per chi si sposta all'estero e non ha più bisogno di un cellulare italiano.Pensare che, almeno nel mondo delle telecomunicazioni, tutto sarebbe dovuto diventare più economico.
Il decreto liberalizzazioni del 2007, la «lenzuolata» dell'allora ministro Bersani, dà ai cittadini la possibilità di recedere o cambiare operatore senza vincoli temporali né esborsi. Con una clausola, però: «se non giustificati da costi dell'operatore». Quelle somme, oggi, continuano a essere chieste. Il quadro si trova sul sito dell'AgCom, che ha il compito di approvarle. Per disattivazione o migrazione di una linea telefono più Internet, Telecom e Vodafone domandano circa 40 euro. Tiscali ha appena ritoccato al ribasso: tra 35 e 43 euro per passare ad altro operatore, tra 74 e 84 per cessare. Fastweb oscilla tra i 51 e i 95 euro.
«Dovrebbe essere gratuito, come per trasferire un mutuo - denuncia il Codacons - disparità così grandi non sono fondate». Il via libera del Regolatore, replicano da AgCom, è giustificato dalla varietà di tecnologie e costo del lavoro. Cosa succede quando la disdetta arriva a una compagnia? Circa 40 euro finiscono nelle casse del gestore della rete, cioè Telecom, i cui tecnici devono disattivare l'allacciamento. Altri 40 euro coprono i costi interni della pratica. Il lavoro di chi scannerizza la raccomandata, la forma cartacea è l'unica ammessa, e inserisce la disdetta nel sistema. E quello di chi contatta il cliente, per assisterlo o cercare di fargli cambiare idea. Infine, 10 euro sono per la società che raccoglie la scatolina del modem. Anche se tocca al cliente riconsegnarla entro 45 giorni, se non vuole pagare una penale.
E per chi rottama anche il numero di cellulare la spesa cresce. Uscire da un abbonamento con Tim è gratuito. Chiamando invece il servizio clienti Vodafone l'operatrice informa che disdire nei primi 12 mesi costa 100 euro. E peggio va a chi ha firmato un contratto con bonus. Uno sconto iniziale, magari, che nel caso di recesso anticipato va restituito. O uno smartphone da ammortizzare a rate, opzione che molti scelgono per avere iPhone o Samsung a prezzo conveniente. Normale che, lasciando prima, il costo del telefono vada saldato. Si aggiunge però una penale: «Le compagnie ci marciano - dice il Codacons - non tengono conto che i prodotti invecchiano e si svalutano velocemente».
Più agevole ritrovare la libertà nel settore delle tv a pagamento. L'addio a Sky vale 11,53 euro, quello a Mediaset Premium 8,34. Anche se, avvisa l'operatrice, chi ha usufruito di uno sconto e lascia prima di un anno deve renderlo: 7 euro al mese. Infine, prima di tirarsi la porta di casa dietro le spalle, vanno chiusi fornelli e lampadine. Per un recesso Enel chiede circa 40 euro, ma solo per il gas, Edison 23 euro per elettricità e 65 per il gas, Eni 50 e 52 euro. Somme da spartire con i distributori, le società che gestiscono cavi e tubature. E che portano la «tassa sul trasloco» sopra i 300 euro.
«Normale che sul mercato libero ci sia disparità di prezzi, i consumatori ne devono avere coscienza», dicono dall'AgCom, che vaglia ogni variazione nelle tariffe. Per quasi tutte le aziende però il limite di 30 giorni per disattivare l'utenza è diventato attesa standard. E la trasparenza non sempre è massima. Difficile, abbonandosi online, scovare nei siti tutte le clausole. Specie quando sono a una decina di click di distanza dal pulsante del pagamento.
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