La vertenza allo stabilimento di Kraguievac che produce la 500L:
ai 2500 operai +13% in busta, tredicesima e incentivi. L'ostacolo principale
resta però l'organizzazione produttiva accettata per l'avvio della produzione.
I sindacati: "Turni non più sostenibili"
BELGRADO - Fa un passo avanti
la vertenza fra i sindacati serbi e la Fiat per i 2500 operai dello
stabilimento di Kragujevac, dove si produce la nuova 500L. Nella notte, a
quanto riferito dal leader sindacale Zoran Mihajlovic, è stato raggiunto
l'accordo per un aumento salariale del 13%. L'intesa, ha precisato Mihajlovic,
ha validità a partire da ottobre e prevede anche il pagamento di una 13/a
mensilità e di un bonus una tantum in due rate per un ammontare complessivo di
di circa 36 mila dinari (intorno a 320 euro).
La vertenza però rischia di infiammarsi sullo scoglio principale, quello sui turni di lavoro. Al momento dell'avvio della produzione, era stato concordato che la fase "sperimentale" sarebbe stata sottoposta a verifica sei mesi dopo: quella fase prevedeva l'introduzione di due turni lavorativi di 10 ore al giorno per quattro giorni settimanali, anziché le 8 ore quotidiane su 5 giorni.
Tale sistema di produzione, a un mese dalla scadenza dei sei mesi, è considerato "insostenibile" dai lavoratori perché le 10 ore quotidiane sono molto spesso diventate12 a causa degli straordinari richiesti dal
processo produttivo, mentre per le stesse ragioni - legate a esigenze di
mercato - gli operai sono stati chiamati in fabbrica anche per il quinto
giorno, seppure con orari ridotti. Quanto basta per far dire ai sindacati che
una simile organizzazione del lavoro non è più accettabile e che bisogna tornare
alle 8 ore su 5 giorni.La prima risposta dell'azienda, per ora, è stata
negativa. Secondo fonti aziendali citate dai media servi, il mercato sta
infatti apprezzando la nuova 500
L - si parla di 10mila ordini da Francia, Italia,
Germania ed altri paesi - e Fiat ha l'esigenza di tenere alti i ritmi
produttivi, tanto che per Kragujevac avrebbe in programma l'assunzione di altri
150 addetti, destinati principalmente al montaggio. E l'attuale sistema è
considerato dal Lingotto la "chiave per la produttività".
Sui turni "sperimentali", dunque, rischiano di rovinarsi le relazioni aziendali e il sindacato ha già preannunciato che in caso di rottura potrebbero esserci iniziative di protesta. I vertici di Fas (Fiat automobile Srbija), joint venture tra il Lingotto (67%) e il governo serbo (33%), anche per questo hanno aperto senza grandi remore alle richieste di aumento salariale. Del resto, le retribuzioni per gli operai di Kraguievac sono tra le più basse del gruppo: le buste paga erogate finora oscillavano tra i 32 mila e i 34 mila dinari (285-300 euro) al mese, inferiori - per il sindacato - di cinque volte rispetto a quelle dei colleghi italiani e di tre volte a confronto con quelle degli operai Fiat in Polonia.
La vertenza però rischia di infiammarsi sullo scoglio principale, quello sui turni di lavoro. Al momento dell'avvio della produzione, era stato concordato che la fase "sperimentale" sarebbe stata sottoposta a verifica sei mesi dopo: quella fase prevedeva l'introduzione di due turni lavorativi di 10 ore al giorno per quattro giorni settimanali, anziché le 8 ore quotidiane su 5 giorni.
Tale sistema di produzione, a un mese dalla scadenza dei sei mesi, è considerato "insostenibile" dai lavoratori perché le 10 ore quotidiane sono molto spesso diventate
Sui turni "sperimentali", dunque, rischiano di rovinarsi le relazioni aziendali e il sindacato ha già preannunciato che in caso di rottura potrebbero esserci iniziative di protesta. I vertici di Fas (Fiat automobile Srbija), joint venture tra il Lingotto (67%) e il governo serbo (33%), anche per questo hanno aperto senza grandi remore alle richieste di aumento salariale. Del resto, le retribuzioni per gli operai di Kraguievac sono tra le più basse del gruppo: le buste paga erogate finora oscillavano tra i 32 mila e i 34 mila dinari (285-300 euro) al mese, inferiori - per il sindacato - di cinque volte rispetto a quelle dei colleghi italiani e di tre volte a confronto con quelle degli operai Fiat in Polonia.
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