Il sandblasting infatti si esegue sparando con aria compressa getti di sabbia su ogni paio di jeans. Si produce così una gran quantità di polvere, assieme a particelle sottili di biossido di silice; l'esposizione continua a tale sostanza provoca di frequente negli operai la silicosi, malattia perlopiù letale. Nel 2009, dopo l'accertamento di circa 6.000 malati e 100 morti, la Turchia ha messo fuorilegge la sabbiatura, che rimane praticata solo in paesi dove il
"La Clean Clothes Campaign è un movimento internazionale per chiedere agli stilisti di evitare l'utilizzo del denim trattato con il metodo del sandblasting," spiega Walter Caporale. "Giorgio Armani, Versace, Gucci, H&M, Levi's e altre aziende hanno aderito, eliminando subito la sabbiatura dalle loro produzioni. A giugno la Replay ha addirittura lanciato i primi jeans trattati con il laserblast, un sistema senza sostanze chimiche con cui si consuma l'85% in meno di acqua. Mentre "Dolce&Gabbana" insiste, ignorando i morti."
Per secoli la silicosi veniva associata al settore minerario, l'associazione con l'industria tessile è recente ma inequivocabile. Da studi svolti in Turchia si è appurato che, se i minatori sviluppavano la malattia dopo 20 anni di esposizione alle polveri, gli "sbiancatori" di jeans si ammalano dopo appena due, ma le diagnosi tardive di rado permettono agli operai - spesso molto giovani - di salvarsi la vita
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