"Perché sono crollati edifici di recente costruzione?"
E il presidente Napolitano: "Prevenzione inadeguata"
Il Procuratore capo di Modena Zincani ha annunciato l’apertura di un'inchiesta sulle vittime dei crolli ed criticato la «politica industriale suicida a livello nazionale sulla costruzione di questi fabbricati». Accuse anche dal presidente della Repubblica Napolitano sulle «politiche pubbliche inadeguate sul lato della prevenzione».
La fretta di ripartire, forse. Ma non basta. Per risalire alle responsabilità i magistrati vogliono guardare indietro, molto di più.
Da valutare, quindi, non c’è solo perché si è tornati al lavoro così presto, o chi e come, dopo il sisma del 20 maggio, ha concesso l’agibilità a quelle fabbriche che mercoledì sono crollate. L’inchiesta «si focalizzerà sul collasso dei capannoni industriali di recente costruzione - ha detto Zincani - per verificare se sono state rispettate le norme antisismiche previste dalla direttiva regionale del 2003, ma anche se ci siano state negligenze o mancanze nella costruzione, nella progettazione e nel collaudo degli edifici».
Sono dieci gli operai morti nel crollo delle ditte. «Questi capannoni prefabbricati sono stati fatti con l’ottica del risparmio - ha aggiunto il procuratore -. Ma ora paghiamo il risparmio nelle costruzioni con un prezzo di gran lunga superiore, che si calcola con vite umane». L’ultima vittima i vigili del fuoco l’hanno tirata fuori dalle macerie alle 11 di stamani: è la numero 17. Era l’operaio della Haematronic di Medolla (Modena), dato per disperso. Uno dei soci dell’azienda, Mattia Ravizza,
non si dà pace. «I ragazzi erano il valore più grande - ha raccontato in lacrime - Con loro ho perso una parte della mia famiglia». Ravizza ha preferito non parlare di colpe. Ma non è stata una fuga.
«Riteniamo di aver fatto tutto quello che dovevamo fare - si è limitato a spiegare - Ma adesso bisogna parlare dei morti, parlare delle responsabilità è inutile». I quattro operai rimasti sotto le macerie «sono persone a cui siamo legatissimi - ha raccontato Ravizza - Il nostro era un gruppo solido ed affiatato. Questo sisma lo ha distrutto. Domenica 20 è stata drammatica, ieri è stato tragico. Ora la priorità è stare vicini alle famiglie delle vittime, che hanno il cento per cento del nostro sostegno. Poi penseremo alle aziende».
Paolo Preti è manager della Meta di San Felice (Modena). Nella sua azienda ci sono stati tre morti. Se la procura indaga su come sono stati costruiti i capannoni, i familiari delle vittime chiedono se fosse necessario, se non sia stato avventato rientrare in fabbrica così presto, dopo il terremoto del 20 maggio. «Avevamo fatto tutti gli interventi per tornare a lavorare nel massimo della sicurezza - ha spiegato Preti - Abbiamo l’agibilità. Abbiamo una certificazione, ce l’ha fatta un tecnico iscritto all’albo. Fra le vittime c’è anche l’ ingegnere strutturalista che era venuto per il passaggio dal collaudo provvisorio al collaudo definitivo. Ci aveva appena fatto i complimenti per i lavori di recupero. Siamo un’azienda con tutte le certificazioni che servono». Anche la Meta, in fondo, era una famigliona. Le vittime «erano degli amici. Anche i due dipendenti erano per me come figli - ha raccontato Preti - Anche loro tenevamo molto a questo lavoro, al fatto che si tornasse alla normalità. Penso alle loro famiglie. Solo a questo mi sento ora di rivolgere i miei pensieri. Se ho qualcosa da rimproverarmi? Con il senno di poi... c’è sempre qualcosa da rimproverarsi ma, ripeto, avevamo fatto di tutto per tornare a lavorare nel massimo della sicurezza. Ed eravamo convinti di esserci riusciti. Ci sono le certificazioni. Chi poteva pensare che...».
Per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi «questa polemica che sta montando» è «molto artificiosa, perchè i capannoni erano in assoluta normalità e la zona non era classificata come particolarmente sismica. Non dimenticate che sono morti anche degli imprenditori direttamente nel crollo. Personalmente sono incline, naturalmente con il dispiacere e la tristezza per le vittime, ad escludere in gran parte la malafede soprattutto da parte imprenditoriale».
Il sisma di ieri è stato il sisma degli operai. «È stato il lavoro il vero epicentro», ha commentato il ministro del Welfare, Elsa Fornero, rivolgendo «un dovuto e vibrante atto di omaggio ai lavoratori che sono morti sotto le macerie». Anche per il ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri «i morti dell’Emilia sono morti sul lavoro, per la maggior parte operai, ma anche imprenditori».
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