giovedì 28 giugno 2012

ITALIA. CAPITALISMO FINANZIARIO E CRACK PARMALAT. Caso Parmalat: Tanzi condannato anche in secondo grado, LA REPUBBLICA, 23 aprile 2012

La corte d'appello di Bologna ha condannato a 17 anni e 10 mesi Calisto Tanzi per il crac della Parmalat

La Corte di Bologna ha confermato in appello la sentenza inflitta dal tribunale di Parma per il crac da 14,5 miliardi. Leggero sconto di pena rispetto al primo grado di giudizio. Per Tonna 9 anni e 11 mesi. Annunciato il ricorso in Cassazione. Le decisioni sugli altri imputati. Il Codacons: "E le banche?"




LE ALTRE CONDANNE - Per il fratello di Calisto Tanzi, Giovanni, conferma della condanna a 10 anni e sei mesi. Per l'ex direttore marketing della multinazionale di Collecchio Domenico Barili 7 anni e 8 mesi (8 anni in primo grado). Per Luciano Silingardi - commercialista amico di Tanzi, ex consigliere indipendente di Parmalat Finanziaria, nonchè ex presidente della Fondazione Cariparma - conferma a 6 anni. Per Giovanni Bonici, numero uno di Parmalat Venezuela ed ex amministratore di Bonlat, 4 anni e 10 mesi (5 anni anni in primo grado).

Ritocchi e conferme anche per gli altri ex dirigenti, sindaci, membri Cda imputati a Bologna. Per Fabio Branchi, commercialista di Calisto Tanzi, 4 anni 10 mesi e 10 giorni (5 anni e quattro mesi a Parma); a Enrico Barachini conferma a 4 anni; per Rosario Lucio Calogero 4 anni e sette mesi (5 anni e quattro mesi in primo grado); per Paolo Sciumè 5 anni e tre mesi (5 anni e quattro mesi); a Sergio Erede 1 anno (1 anno e sei mesi); a Camillo Florini 4 anni e un mese (5 anni); Mario Mutti 3 anni e sei mesi (5 anni e quattro mesi). La corte presieduta da Francesco Maddalo ha indicato il termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni.

Su 15 imputati ci sono stati solo due dichiarazioni di non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione (per Davide Fratta e Giuliano Panizzi, entrambi condannati a 4 anni in primo grado) a cui l'accusa di bancarotta fraudolenta è stata derubricata in bancarotta semplice.

CODACONS: "E LE BANCHE?": "Senza entrare nel merito della sentenza, riteniamo che anche le banche italiane, le quali nella vicenda Parmalat hanno avuto un ruolo essenziale, meriterebbero la medesima condanna inflitta a Tanzi". Lo afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi. "Gli istituti di credito, infatti, hanno piazzato ai piccoli risparmiatori i titoli della società di Collecchio, ben consapevoli degli elevati rischi di tali investimenti, portando migliaia di famiglie a perdere tutti i propri risparmi. Per tale motivo al Codacons non può bastare la condanna a Calisto Tanzi: anche le banche meritano una pena esemplare" .

IL MEA CULPA - "Porterò per sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti per colpa mia hanno subito danni", aveva detto con un filo di voce l'ex cavaliere del Lavoro ed ex re del latte lo scorso 26 marzo nell'aula del tribunale di Bologna, pronunciando così il suo 'mea culpa' per il crac Parmalat che ha mandato in fumo i risparmi di decine di migliaia di piccoli azionisti. GUARDA IL VIDEO

"Sono oggi pienamente consapevole degli errori che sono stati commessi e della gravità dei danni che i creditori e, soprattutto, coloro che hanno acquistato obbligazioni riferibili al gruppo hanno subito" aveva aggiunto.

Tanzi, 72 anni, arrestato nel 2003, ha negli ultimi anni fatto la spola tra il carcere e l'ospedale maggiore di Parma e i suoi legali lottano ormai da mesi per ottenere i domiciliari. Tanzi è già stato condannato dal tribunale di Milano per aggiotaggio a 10 anni di reclusione, sentenza confermata in appello e ridotta a 8 anni e un mese dalla Cassazione che si è pronunciata in via definitiva nel maggio 2011.

I FILONI GIUDIZIARI - Ma le vicende giudiziarie legate al crac Parmalat vedono diversi filoni giudiziari, tra cui quello legato alle acque Ciappazzi, per cui sono nel novembre 2011 stati condannati in primo grado l'ex presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi e l'ex ad Matteo Arpe.

Si aggiunge il processo relativo al default Parmatour per cui Tanzi è stato condannato il 20 dicembre 2011 a 9 anni e 2 mesi di reclusione. Nel procedimento Parmatour sono stati coinvolti anche Stefano e Francesca Tanzi che hanno patteggiato rispettivamente 4 anni e 10 mesi e 3 anni e 5 mesi di reclusione. Con loro anche l'ex direttore finanziario della multinazionale Fausto Tonna che ha patteggiato 2 anni. In questo filone, il tribunale di Parma ha chiesto una provvisionale a Parmalat in amministrazione straordinaria e a tutte le aziende del gruppo turistico di 120 milioni di euro.

Ma c'è anche un tesoro di opere d'arte scoperto nel 2009, dalle Fiamme Gialle, nelle cantine e nelle soffitte di tre appartamenti, due a Parma e uno nella vicina Pontetaro. Oltre 100 milioni di euro secondo le prime stime il valore delle tele nascoste, tra cui ci sono capolavori di Van Gogh, Cèzanne, Monet, Ligabue, Picasso, De Nittis, Gauguin, Pizzarro, Grosz e anche un Modigliani.

Per questo tesoro è finito nei guai, tra gli altri, il genero di Tanzi, Stefano Strini, accusato di essere stato il custode delle opere, per richiesta dell'ex cavaliere. La famiglia Tanzi, insomma, è uno dei tasselli delle tortuose vicende del crac, tanto che nel febbraio 2012 la Guardia di finanza di Bologna ha sequestrato villa della figlia maggiore di Tanzi, Laura, che non è indagata.

L'immobile di via Fontanorio 73 ad Alberi di Vigatto, frazione del Comune di Parma, è stato sottoposto a sequestro preventivo su richiesta della Procura di Parma, in vista di un possibile risarcimento dei risparmiatori che, intanto, conducono la loro lotta per riavere almeno parte dei loro soldi andati in fumo.

LE FOTO DELLA VILLA

Secondo l'accusa, infatti, la villa sarebbe stata comprata tra il 2002 e il 2003 da Tanzi, quindi intestata alla figlia, e in parte ristrutturata con fondi distratti, circa un milione di euro, dalla Parmalat . Il gip ha, invece, respinto la richiesta di sequestro della villa dell'altra figlia di Tanzi, Francesca.

SCARCERAZIONE - Da mesi ormai i suoi legali, infatti, fanno istanza di scarcerazione per il loro assistito. Dopo un primo rigetto nel 2011, il 13 marzo scorso, il Tribunale di Bologna ha depositato un provvedimento in cui si ritiene necessario acquisire ulteriori provvedimenti, per decidere in merito. I legali porteranno, quindi, nuove carte per dimostrare che le condizioni dell'ex imprenditore sono incompatibili con la vita in cella.

"La detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni - sostengono i legali di Tanzi - assolve ad una funzione umanitaria, ed è atto di civiltà voluto dal nostro legislatore". Il pronunciamento del Tribunale di sorveglianza su di una possibile scarcerazione è prevista per il prossimo 15 maggio.
(23 aprile 2012)

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