Fatto l’accordo (fiscale), trovato l’inganno. L’italica arte di arrangiasi si fa riconoscere anche all’estero ed emerge nella relazione annuale della sezione reati economico - finanziari (Ref) della polizia di Lugano. Cosa dice il bilancio 2014 di quella che - con una piccola forzatura - potremmo definire la Guardia di finanza del Canton Ticino? Due elementi fondamentali: il primo è il boom dell’affitto di cassette di sicurezza da parte di finanziarie e società fiduciarie, dove troverebbe rifugio il denaro “in nero” che le banche elvetiche non sono più disposte ad accettare; la seconda è che più della metà dei reati finanziari (il 51%, per la precisione) venuti a galla l’anno passato in Canton Ticino porta la “firma” di cittadini italiani.
La «zona grigia» delle fiduciarie
Il fenomeno delle cassette di sicurezza che diventano custodi di segreti inconfessabili non è nuovo ma deve avere ripreso vigore se - pur non citando cifre precise - la Ref sente la necessità di dedicare un’ampia citazione nella sua relazione annuale. Eccola: «C’è una forte domanda di clienti che non vogliono o forse non possono dichiarare i propri averi al fisco. È un fenomeno in espansione che deve essere urgentemente regolamentato...Nel settore fiduciario si riscontra la presenza di un numero sempre maggiore di persone, quasi sempre stranieri sprovvisti dell’autorizzazione all’esercizio e non affiliati a un organismo di autodisciplina, che commettono una serie di illeciti penali e fiscali . Alla base troviamo clienti italiani che vogliono sfuggire alla morsa del fisco del loro Paese ma, una volta ottenuto un permesso di residenza in Ticino, anche a quello ticinese». Come è noto, ormai da qualche anno e prima ancora che Roma e berna sottoscrivessero l’accordo fiscale del febbraio scorso, le banche svizzere avevano adottato la cosiddetta “strategia del denaro pulito”, respingendo al mittente soldi provenienti dall’estero che non fossero stati dichiarati al fisco del paese d’origine. Perso il solido appoggio delle banche, evasori ed esportatori di valuta avrebbero trovato rifugio nella zona grigia rappresentata da società fiduciarie, meno soggette a controlli: lì starebbe approdando, a dar retta ai gendarmi fiscali ticinesi, il fiume carsico del denaro inconfessabile.
«Italia, alto tasso di criminalità»
Le punture di spillo nei confronti dell’Italia non finiscono qui. Sempre il Ref fa notare come una buona parte del lavoro sia stato fornito ai loro agenti da “clientela” del Belpaese : passaporto italiano ha infatti in tasca il 51% delle persone denunciate nel 2014, contro il 39% di svizzeri. La chiosa che segue non lascia spazio a dubbi: «Molte inchieste legate al settore finanziario e parabancario – dice la nota del Ref – traggono origine da fatti o persone legate all’Italia, una delle nazioni europee con il maggiore tasso di criminalità. La fase di grandi cambiamenti per la Svizzera legata agli accordi fiscali, al segreto bancario, al nuovo assetto delle relazioni internazionali finanziarie, crea incertezza nel mondo economico e finanziario e porta taluni operatori a comportamenti illeciti». Elementi chiave di tale scenario sono «il perdurare della crisi in Europa, il progressivo smantellamento del segreto bancario e le incertezze sugli accordi fiscali per lo scambio di informazioni finanziarie tra Italia e Svizzera».
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