«L’Australia, per crescere, ha bisogno di aumentare la competitività delle sue industrie puntando sull’innovazione. Le nostre imprese hanno bisogno anche di flessibilità. Per sostenerle, il governo semplificherà la procedura per l’emissione dei visti per i lavoratori specializzati, accelerando i tempi necessari per l’approvazione dei permessi e semplificando l’esame di inglese da cui quest’ultima dipende». Con questa dichiarazione un portavoce del governo di Tony Abbot ha creato il panico tra associazioni di categoria, governi locali e, naturalmente, lavoratori australiani. «Con un tasso di disoccupazione al livello più alto degli ultimi dodici anni (oltre il 6 per cento,ndr), è assurdo che il governo faciliti le assunzioni di stranieri», ha commentato il Presidente del Consiglio nazionale dei sindacati australiani. Per molti, infatti, se l’Australia ha un problema di lavoro, competitività e innovazione, dovrebbe ridurre la flessibilità dei visti per lavoratori specializzati, non aumentarla: «La priorità di Canberra non può essere accontentare gli stranieri: deve occuparsi di noi!».
I nuovi permessi temporanei
I permessi associati al programma SkillSelect sono visti per lavoratori specializzati, spesso utilizzati dalle aziende per coprire, anche in un’ottica di breve e medio periodo, le varie carenze di competenze e capacità del mercato del lavoro in cui sono solite operare assumendo lavoratori qualificati provenienti dall’estero. A fronte di dati sulla disoccupazione preoccupanti e tassi di crescita e produttività meno brillanti del solito, però, gli australiani non accettano che il governo dichiari di voler risolvere i problemi di competitività del paese «con l’aiuto (contributo?) di chi non ne fa parte». I giovani in particolare si sentono presi in giro: «Con tutto il baccano che hanno fatto per il Jobs Act miracoloso che avrebbe restituito un lavoro a tutti, noi abbiamo ricevuto gli scarti (lavoretti precari o part-time, ndr) e le opportunità migliori le hanno tenute per gli stranieri», hanno commentato alcuni studenti di Melbourne University, l’ateneo più prestigioso del paese.
Mercato troppo protetto
Retorica a parte, l’Australia ha una serie di problemi economici da risolvere, soprattutto per quel che riguarda mercato del lavoro (troppo protetto), competitività e innovazione. Nel tentativo di affrontarli al meglio, Canberra ha deciso, come ha già fatto in passato, peraltro con successo, di chiedere aiuto agli stranieri, sia dal punto di vista dell’attrazione dei capitali (e lo ha dimostrato snellendo la normativa sui visti per investimenti), sia da quello delle capacità, aggiornando le procedure per l’emissione dei visti per lavoratori specializzati. Questo non significa che gli australiani siano stati dimenticati, anzi, i corsi di aggiornamento e riqualificazione necessari per allinearne le competenze a quelle del mercato del lavoro che dovrebbe accoglierli sono stati generosamente finanziati. Canberra, però, consapevole di non poter aspettare che i giovani australiani acquisiscano abilità più in linea con le esigenze attuali per ripartire, ha spalancato le porte agli stranieri, sicura di poterle richiudere quando più le farà comodo.
Non al primo impiego
I visti per lavoratori specializzati dipendono dal programma SkillSelect, a sua volta riservato a chi ha già accumulato qualche anno di esperienza di lavoro. Ha limiti di età molto elastici, che per alcune categorie arrivano fino ai 50 anni. Se si è davvero qualificati le probabilità di essere selezionati sono alte, ma è necessario dimostrare di rientrare in una delle oltre duecento categorie del programma. Infermiere, ostetriche, esperti i telecomunicazioni, meccanici, falegnami, pittori, pediatri, dentisti, insegnanti, veterinari, ingegneri, piastrellisti, muratori, architetti, commercialisti sono solo alcune delle professionalità che compaiono nell’elenco del 2014, ma è opportuno ricontrollare l’elenco prima di fare domanda visto che categorie e capacità di attrazione delle stesse vengono riviste tutti gli anni in base alle evoluzioni e alle priorità del mercato del lavoro nazionale.
La fase preliminare
Attenzione però: individuare una o più professioni relativamente alle quali si ritiene di essere sufficientemente qualificati non implica l’immediato trasferimento dall’altra parte del mondo. La procedura impone ai lavoratori di compilare (online) una EOI, vale a dire una Expression of Interest, per informare Canberra di aver preso in considerazione l’ipotesi di trasferirsi nel paese per motivi di lavoro. Spetta poi all’ufficio immigrazione locale raccogliere le varie EOI, elaborare una graduatoria e inviare ai migliori candidati per categoria l’invito a presentare una formale domanda di visto.
I sindacati: gli stranieri siano pagati come i locali
La semplificazione delle procedure di emissione dei visti per lavoratori specializzati è un’occasione che chiunque desideri o si ritrovi costretto a lasciare l’Italia per cercare opportunità migliori altrove non dovrebbe lasciarsi sfuggire. I sindacati australiani, per evitare che la forza lavoro che rappresentano sia discriminata, hanno chiesto a Canberra di fare di tutto affinché i lavoratori stranieri vengano retribuiti come quelli locali, evitando quindi che si inneschi una spirale competitiva negativa in grado di far aumentare ulteriormente la disoccupazione locale e di annullare alcuni dei privilegi che i lavoratori australiani hanno accumulato negli anni. Tuttavia, considerando anche solo la variabile salari, quindi escludendo benefit, ferie, orari e vantaggi di altro tipo, il fatto che valgano, in media, il doppio, se non il triplo rispetto a quelli italiani, è più che sufficiente per dimostrare che la presa di posizione dei rappresentanti dei lavoratori locali, in fondo, è vantaggiosa anche per gli stranieri.
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