E’ la legge della domanda e dell’offerta, condita con una spruzzata di spirito di libero commercio di beni e servizi e di libera circolazione dei cittadini europei all’interno dell’area Schengen. Il tutto accompagnato dall’inevitabile limite di ogni proibizionismo tentato fin qui, cui gli interessati hanno sempre trovato un valido escamotage.
In Francia la norma che in futuro punirà i clienti delle prostitute con multe salatissime non è ancora stata approvata definitivamente, ma in Germania già si lavora alacremente per portare a termine i lavori per la costruzione del più grande bordello d’Europa, nella cittadina di Saarbrücken, proprio vicino al confine franco-tedesco.
Quattro milioni e mezzo di euro di investimenti, oltre 6mila metri quadrati dove lavoreranno centinaia di persone, non solo prostitute. I battenti dovrebbero aprire presto, già entro la fine del mese, racconta lo Stern,
e i lavori procedono febbrilmente. In città gli affari nel settore del sesso a pagamento fioriscono, riporta il settimanale, anche in strada, dove il fenomeno inizia a essere mal tollerato e contrastato dall’amministrazione cittadina. Ma Saarbrücken è solo la punta dell’iceberg.
«Siamo sotto l’occhio dei riflettori della stampa internazionale per la situazione oltre confine. Non si tratta di Saarbrücken, è una questione europea», spiega il portavoce della città, Thomas Blug. Ed effettivamente la differente legislazione sulla prostituzione nell’Ue sta trasformando alcuni Paesi in centri d’attrazione per il turismo sessuale, mentre lungo i confini, al fianco dei grandi mercati commerciali dove si trovano prodotti e carburanti meno cari che a casa, da tempo fioriscono i bordelli low-cost.
In Germania, Paese in cui la prostituzione è legale dal 2002, ogni giorno più di un milione di persone paga per fare sesso. Le prostitute, secondo le stime, sarebbero almeno 400mila (ma le cifre di cui si parla variano parecchio). Secondo l’Ufficio di statistica federale il giro d’affari legato al settore è di circa 14 miliardi di euro. Sebbene ci sia una legge, le situazioni di sfruttamento non difettano e ogni tanto le autorità scoprono un bordello ufficialmente in regola dove invece le donne - in gran parte dell’est Europa - lavorano in condizioni inaccettabili. Stando ai numeri ufficiali dell’Ufficio criminale federale sono almeno 600 le donne ridotte in schiavitù nel settore. Ma per alcuni esperti le donne che si prostituiscono per scelta, non costrette, anche da condizioni materiali, sono solo il 10%. Di tutt’altro avviso uno dei “sindacati” delle prostitute, Hydra, secondo cui in Germania grazie alla legalizzazione la maggior parte delle donne hanno scelto consapevolmente di lavorare nel settore, che considerano un’occupazione come un’altra.
Come in Francia, anche i tedeschi si dividono tra chi la prostituzione la vorrebbe estirpare come fenomeno tout court - su tutti la storica femminista Alice Schwarzer -, e chi invece rivendica per sé la libertà di prostituirsi o di pagare per fare sesso. Il nuovo governo di grande coalizione, secondo quanto emerso finora, intende dare un giro di vite alla legge del 2002. L’Unione di Cdu/Csu con la Spd vuole punire i clienti, ma solo nel caso in cui vadano consapevolmente con una donna obbligata a prostituirsi. Un’eventualità oggettivamente difficile da dimostrare in un’aula di tribunale, per stessa ammissione dei riformatori.
Si parla poi di speciali divieti per alcuni tipi di offerte che stanno prendendo sempre più piede, come i bordelli flat-rate, dove si paga l’ingresso e si può stare ad libitum. Ma mentre la politica discute, il fenomeno si radicalizza, come testimonia il caso di Saarbrücken.
In Francia la norma che in futuro punirà i clienti delle prostitute con multe salatissime non è ancora stata approvata definitivamente, ma in Germania già si lavora alacremente per portare a termine i lavori per la costruzione del più grande bordello d’Europa, nella cittadina di Saarbrücken, proprio vicino al confine franco-tedesco.
Quattro milioni e mezzo di euro di investimenti, oltre 6mila metri quadrati dove lavoreranno centinaia di persone, non solo prostitute. I battenti dovrebbero aprire presto, già entro la fine del mese, racconta lo Stern,
e i lavori procedono febbrilmente. In città gli affari nel settore del sesso a pagamento fioriscono, riporta il settimanale, anche in strada, dove il fenomeno inizia a essere mal tollerato e contrastato dall’amministrazione cittadina. Ma Saarbrücken è solo la punta dell’iceberg.
«Siamo sotto l’occhio dei riflettori della stampa internazionale per la situazione oltre confine. Non si tratta di Saarbrücken, è una questione europea», spiega il portavoce della città, Thomas Blug. Ed effettivamente la differente legislazione sulla prostituzione nell’Ue sta trasformando alcuni Paesi in centri d’attrazione per il turismo sessuale, mentre lungo i confini, al fianco dei grandi mercati commerciali dove si trovano prodotti e carburanti meno cari che a casa, da tempo fioriscono i bordelli low-cost.
In Germania, Paese in cui la prostituzione è legale dal 2002, ogni giorno più di un milione di persone paga per fare sesso. Le prostitute, secondo le stime, sarebbero almeno 400mila (ma le cifre di cui si parla variano parecchio). Secondo l’Ufficio di statistica federale il giro d’affari legato al settore è di circa 14 miliardi di euro. Sebbene ci sia una legge, le situazioni di sfruttamento non difettano e ogni tanto le autorità scoprono un bordello ufficialmente in regola dove invece le donne - in gran parte dell’est Europa - lavorano in condizioni inaccettabili. Stando ai numeri ufficiali dell’Ufficio criminale federale sono almeno 600 le donne ridotte in schiavitù nel settore. Ma per alcuni esperti le donne che si prostituiscono per scelta, non costrette, anche da condizioni materiali, sono solo il 10%. Di tutt’altro avviso uno dei “sindacati” delle prostitute, Hydra, secondo cui in Germania grazie alla legalizzazione la maggior parte delle donne hanno scelto consapevolmente di lavorare nel settore, che considerano un’occupazione come un’altra.
Come in Francia, anche i tedeschi si dividono tra chi la prostituzione la vorrebbe estirpare come fenomeno tout court - su tutti la storica femminista Alice Schwarzer -, e chi invece rivendica per sé la libertà di prostituirsi o di pagare per fare sesso. Il nuovo governo di grande coalizione, secondo quanto emerso finora, intende dare un giro di vite alla legge del 2002. L’Unione di Cdu/Csu con la Spd vuole punire i clienti, ma solo nel caso in cui vadano consapevolmente con una donna obbligata a prostituirsi. Un’eventualità oggettivamente difficile da dimostrare in un’aula di tribunale, per stessa ammissione dei riformatori.
Si parla poi di speciali divieti per alcuni tipi di offerte che stanno prendendo sempre più piede, come i bordelli flat-rate, dove si paga l’ingresso e si può stare ad libitum. Ma mentre la politica discute, il fenomeno si radicalizza, come testimonia il caso di Saarbrücken.
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