James Buchanan, premio Nobel per l'economia nel 1986 come fondatore della scuola di Public Choice, è morto ieri nel Tennessee, dove era nato nel 1919. Studiò anche a Perugia e ha sempre ricordato quegli anni come gli incubatori delle idee costituzionaliste di stampo liberale che lo avrebbero portato a scrivere insieme a Gordon Tullock un capolavoro di "economia della politica" che è Il calcolo del consenso (1962).
Da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/James_M._Buchanan
Un pensiero che avrebbe potuto essere utile per aiutare l'Italia a uscire da una situazione in cui regnano pratiche consociative tra gruppi di pressione e governo rappresentativo. Il contrattualismo costituzionale di Buchanan andrebbe proposto con ancora maggior forza oggi – all'ombra di una legge elettorale ritenuta indegna - per provare a ripensare, su basi liberali, le regole del gioco politico. È ciò che cercava di fare Il calcolo del consenso, applicando l'approccio economico alle scelte politiche. L'immaginazione riformatrice di Buchanan si basa su un assunto: i politici, socialisti o liberali, conservatori o rivoluzionari, atei o religiosi, agiscono come qualunque altro agente economico, cercano di massimizzare il proprio interesse. Anche quando parlano in nome del bene comune o dello Stato. E anche se non agissero così, il costituzionalista deve pensare che lo facciano. È dunque bene che si pongano vincoli costituzionali perché i politici siano costretti a orientarsi verso scelte pubbliche che sarebbero accettate da loro e da ciascun cittadino. La «logica della democrazia costituzionale» non può prescindere dal più rigoroso individualismo metodologico, cioè dal principio che tutte le scelte devono dipendere dalla volontà degli individui, e non da qualche preconcetta idea di quale sia il bene per loro e per la società.
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