Vi servono due persone? Noi vi mandiamo due persone… Il nostro ruolo dei sindaci è cambiato, è diventato l’ufficio di collocamento». Iposti di lavoro: era questa la principale preoccupazione di Rosaria Vicino, l'ex sindaco Pd di Corleto Perticara (Potenza)finita ai domiciliari lo scorso aprile nel filone d'inchiesta sulla costruzione del centro oli che la Total sta realizzando in Basilicata . A prescindere dalle logiche clientelari che sono costate l'arresto al primo cittadino, quella vicenda mostra quanto il tema sia sentito in una zona in cui la disoccupazione raggiunge uno dei più alti tassi d'Italia.
Proprio per questo nelle ultime settimane sta suscitando particolare fermento la "sostituzione" di molti operai, assunti dalle società appaltatrici tramite agenzie interinali, con altriprovenienti dall'Est Europa. In pratica i contratti scadono e non vengono rinnovati. Ma non per mancanza di lavoro, visto che al loro posto arriva manodopera che si presume sia a più buon mercato. «Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto segnalazioni di almeno 70 contratti giunti al termine che sono stati rimpiazzati con lavoratori stranieri, per lo più dalla Polonia» afferma Vincenzo Esposito, della Cgil di Potenza. «Ovviamente non vogliamo scatenare una guerra fra poveri ma ha senso che gli operai vadano a casa per farne arrivare altri dall'estero con le stesse mansioni? Su 1.300 addetti, meno della metà viene dalla zona o dalle regioni limitrofe. E qui non si tratta di nuova occupazione ma di sostituzioni. Evidentemente con salari inferiori, altrimenti non si capirebbe il motivo».
«Noi italiani veniamo pagati circa 9 euro l'ora; dalle informazioni che siamo riusciti ad avere il personale dell'Est dovrebbe prenderne circa 5» stima Antonio Blasi, di Brindisi, carpentiere metalmeccanico con 15 anni di esperienza. Assunto da un'agenzia interinale, dopo nove mesi arriva a circa 1.400 euro e nemmeno a lui nei giorni scorsi è stato rinnovato il contratto. Impossibile però avere informazioni esatte, né sul peso delle buste paga né sui numeri. Interpellata dall'Espresso, la Total ha preferito non rilasciare dichiarazioni né rendere nota l'attuale ripartizione dei lavoratori per nazionalità, malgrado si tratti di dati che vengono comunicati periodicamente alla Prefettura di Potenza. E l' apposita sezione sul sito della compagnia petrolifera, dedicata all'occupazione , distingue unicamente fra lucani e non: a maggio erano poco più di un terzo su 2.409 unità occupate fra imprese appaltatrici e subappaltatrici. Come sia suddivisa la parte restante non è dato sapere.
A rendere difficile avere altri elementi è anche il fatto che gli operai dell'Est sembrano vivere in un mondo a sé: si trovano in campi-base diversi e hanno orari di entrata e uscita che di rado coincidono con gli altri. Insomma, i contatti sono limitati. E anche volendo, non avrebbero grandi possibilità di comunicazione, spiega Blasi: «Lavorano coi traduttori, praticamente nessuno parla italiano».
Ma a Tempa Rossa, oltre alla questione occupazionale, anche lecondizioni di lavoro hanno attirato l'attenzione del sindacato. «La situazione igienico-sanitaria è discutibile, visto che per gli oltre mille operai sono disponibili solo bagni chimici, peraltro puliti soltanto alcuni giorni della settimana» osserva Esposito. «Inoltre non c'è acqua potabile corrente e il personale, che viene accompagnato all'interno di container per mangiare, deve farlo su più turni perché non c'è spazio per tutti».
Una serie di ragioni che vorrebbero indurre a stipulare un accordo su condizioni di lavoro e integrazioni in busta paga per i dipendenti dell'indotto, in modo da riequilibrare almeno in parte i salari fra gli operai. È quello che ha fatto ad esempio l'Eni nel vicino centro oli di Viggiano. Si può ripetere quel modello a Corleto? Impossibile saperlo: anche su questo punto la Total ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
Nessun commento:
Posta un commento