Sette dipendenti su 10 giudicano positivamente il benessere sul proprio posto di lavoro. I più soddisfatti sono gli indiani: quasi 9 su 10 ritengono che la qualità sia positiva. In coda invece c’è il Giappone dove solo il 44 per cento dei lavoratori si è dichiarato contento del proprio lavoro. E l’Italia? Da noi cresce la fiducia nel futuro professionale, ma la soddisfazione dei lavoratori non decolla e si ferma al 63 per cento.
Sono i risultati dell’undicesima edizione del Barometro Edenred-Ispos che ha coinvolto 14 mila dipendenti di 15 Paesi (Belgio, Brasile, Cile, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Messico, Polonia, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti) e da cui è emerso che la qualità della vita in ufficio è una combinazione variabile di ambiente lavorativo (attrezzature, equilibrio tra vita personale e lavorativa, chiara percezione di cosa ci si aspetta sul lavoro), apprezzamento (rispetto mostrato dal management, gestione delle competenze) ed emozioni (recarsi con piacere al lavoro, interesse, natura stimolante dell’attività).
I dipendenti sono più soddisfatti dei fattori legati all’ambiente: l’86 per cento lo è perché sa con certezza cosa gli viene richiesto sul lavoro. I punteggi su apprezzamento ed emozioni sono più bassi: solo 6 dipendenti su 10 ritengono di lavorare in un ambiente stimolante. “Da 11 anni Edenred promuove questa ricerca con Ipsos per evidenziare le necessità della popolazione aziendale e acquisire le informazioni necessarie al fine di implementare servizi/piani diemployee benefit il più aderenti possibili ai bisogni sia dei lavoratori che delle aziende e al passo con i cambiamenti economici e sociali”, ha detto Andrea Keller, AD di Edenred Italia.
I risultati. L’indagine ha identificato quattro profili-Paese. In Giappone, Turchia, Cina, Italia e Polonia, il benessere dei dipendenti sul lavoro ha alti punteggi per quanto riguarda l’ambiente; in India Messico, Brasile e Cile ci sono punteggi alti per le componenti correlate alla qualità della vita sul lavoro e, in particolare, i più elevati relativi alle emozioni; in Spagna, Regno Unito e Stati Uniti i risultati sono equilibrati sui tre pilastri, ma sono caratterizzati da assenza di emozioni; in Belgio, Francia e Germania c’è bilanciamento ma i dipendenti percepiscono una mancanza di apprezzamento.
Italiani poco soddisfatti. Nel nostro Paese i lavoratori che si recano al lavoro felici sono solo il 60 per cento, ben 7 punti in meno della media dei 15 Paesi coinvolti nell’indagine. Meno della metà dei dipendenti intervistati ritiene di lavorare in un ambiente stimolante (la media è del 61 per cento) e solo il 51 per cento ha fiducia nel proprio futuro personale. “L’identikit del dipendente italiano che emerge dall’edizione 2016 - ha spiegato Keller - è quella di un lavoratore non totalmente soddisfatto dell’ambiente lavorativo, specie se confrontato con i colleghi europei, e che nutre elevate aspettative nei confronti di un intervento diretto della propria azienda relativamente a un sistema di welfare privato”.
Il benessere in ufficio. La gestione delle competenze è la principale aspettativa dei dipendenti e la politica che registra le maggiori conseguenze sulla qualità di vita sul posto di lavoro. Tra le priorità ci sono anche la trasmissione e il rinnovamento delle competenze, ma solo il 68 per cento dei dipendenti afferma che la propria azienda ha politiche attive in questo senso, e la gestione del “fine carriera”, presente solo nel 64% delle aziende. La flessibilità nell’orario lavorativo, la salute sul lavoro, la considerazione della diversità dei dipendenti e l’integrazione dei giovani sono considerati meno di impatto sul benessere e meno attesi. L’81% dei dipendenti intervistati afferma che la propria azienda possiede una policy attiva per la diversità, il 76 per cento ne ha una per l’integrazione dei giovani e il 74 per cento per la salute sul lavoro.
Lavorare sulla cultura aziendale è un fattore capace di migliorare i punteggi sul benessere in ufficio. Sotto questo profilo, il Barometro Edenred-Ipsos ha distinto i Paesi in due gruppi: Cile, Francia, Regno Unito, Belgio e Polonia hanno politiche riconosciute a favore della diversità e dell’integrazione dei giovani, ma prestano meno attenzione alla gestione del personale senior e allo sviluppo delle competenze; Cina, India, Messico, Stati Uniti, Germania, Italia e Spagna dedicano meno attenzione alla diversità e all’integrazione dei giovani ma hanno politiche sui senior e sulla trasmissione delle competenze. Il Giappone ha un punteggio superiore alla media per le politiche sulla salute, la Cina nella gestione delle competenze e la Germania nella gestione del ‘fine carriera’.
Qualità e sicurezza del lavoro. Dall’indagine risulta che, complessivamente, poco più di 7 dipendenti su 10 giudicano in modo positivo la qualità della vita sul lavoro: il punteggio medio in Italia si ferma invece al 63 per cento posizionando il nostro Paese all’ultimo posto in Europa, parecchio indietro rispetto alle economie in rapida crescita come l’India e alle spalle di altre economie europee mature. In Italia, inoltre, il fragile ambiente economico locale si abbina a una bassa fiducia nel futuro collettivo (a livello di azienda e di Paese) e a forti preoccupazioni verso la sicurezza del posto di lavoro rispetto al livello di salario. Se la fiducia verso il proprio Paese è generalmente cresciuta rispetto al 2015 (si è dichiarato ottimista il 34 per cento degli intervistati, +11 per cento sul 2015), in Italia i dati sui principali indicatori socio-economici sono molto fragili con punteggi sotto la media di altri Paesi europei come Germania, Regno Unito, Belgio, Francia e Spagna.
Welfare aziendale. I lavoratori italiani hanno poi aspettative molto alte verso gli interventi da parte delle aziende, in particolare per quanto riguarda i pasti e l’equilibrio tra vita personale e lavorativa: solo il 36 per cento dei lavoratori beneficia di queste soluzioni, ma chi ne usufruisce si dichiara molto soddisfatto e percepisce in modo positivo (57 per cento) l’impatto sulla qualità della vita sul lavoro. “Oggi le aziende hanno a disposizione lo strumento della completa detassazione dei premi di produttività erogati sotto forma di benefit, e non in busta paga, e quindi in forma di voucher per i servizi alla persona – ha spiegato l’AD di Edenred Italia –. In questo senso, le Pmi e le grandi aziende potranno godere di un regime agevolato nel caso decidessero di corrispondere un premio di risultato fino a 2.500 euro lordi ai propri dipendenti ricorrendo agli strumenti di welfare privato”.
Attraverso i voucher il dipendente potrebbe usufruire di servizi di baby sitting, sostegno scolastico, ingressi a ludoteche, lavori e attività di manutenzione domestica, assistenza sanitaria a un parente non autosufficiente, cura di persone malate e servizi di accompagnamento.
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