Dovrebbe essere uno dei temi su cui la coalizione di centrosinistra dovrebbe trovare l’accordo pre- elettorale. Ma alla Camera, all’apertura del dibattito sulla reintroduzione dell’articolo 18 in caso di licenziamento illegittimo, c’erano solo dodici deputati di Mdp-Sinistra italiana-Possibile e sei deputati del Pd.
E sull’articolo 18 si consuma solo l’ennesima frattura. «Ripristinare le tutele dell’articolo 18 sui licenziamenti disciplinari e collettivi non sarebbe solo un atto di civiltà in un mercato frantumato e precario, ma anche un reale terreno di confronto molto di più delle chiacchiere sulle coalizioni. Su questo ci aspettiamo risposte dal Pd ma anche dal movimento cinque stelle», dice Francesco Laforgia, capogruppo di Mdp alla Camera. Ma il Pd ha già annunciato che chiederà il ritorno in commissione della proposta di legge: secondo la relatrice dem, Titti Di Salvo, ripristinare ed estendere l’articolo 18 non risolve il problema della mancanza di diritti nel nuovo mondo del lavoro. Inoltre, un tema così delicato ed ampio non si può affrontare a fine legislatura. Semmai, in questa fase, la sede più idonea in cui affrontare la questione è la Legge di Bilancio. «Il Pd scappa», dice il capogruppo di Sinistra italiana Giulio Marcon. Mentre, aggiunge il collega di partito Giorgio Airaudo, «il problema dei licenziamenti in questo paese esiste, c’è. Sono aumentati i licenziamenti che prima sarebbero stati tutelati, il jobs act ha quindi funzionato, ha abbassato le tutele. I nuovi diritti si costruiscono laddove i diritti sono forti, si costruiscono solo se c’è una base di diritti solidi».
Cinque Stelle: «Desolati per guerra tra Pd e sinistra»
«Ci lascia desolati assistere a questa guerra tra il Pd e la cosiddetta sinistra che si giocano possibili accordi e accordicchi elettorali sulla pelle dei lavoratori», dicono i deputati M5S in Commissione Lavoro. «È evidente che la maggioranza punta a rimandare il testo Laforgia in commissione per non sbilanciarsi su un tema sensibile come l’articolo 18 in vista del voto. D’altronde, il Rosatellum per loro incombe e devono fare l’ammucchiata a tutti i costi. Così come è evidente che, a sua volta, la galassia di sinistra cerca con questo testo il banco di prova per sfidare Renzi». Secondo i Cinque Stelle, «la legge deve proseguire il suo iter in aula e lì va emendata. Sia chiaro: siamo pronti a votarla subito, se si accetterà la nostra proposta di modifica che ripristina la disciplina sui licenziamenti individuali derivante dalla legge 300 del 1970, ossia lo Statuto dei lavoratori».
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