lunedì 15 agosto 2016

ECONOMIA MONETARIA. DOLLARO ED ORO. MOROSI, RASTELLI, Ferragosto 1971: il regalo di Nixon, CORRIERE DELLA SERA, 15 agosto 2016

E’ una delle prime cose che imparano i giornalisti finanziari: in estate bisogna raddoppiare l’attenzione perchè, approfittando dell’atmosfera rilassata, spesso partono operazioni imponenti. Fu così per la scalata di Montedison alla Bi-Invest del gruppo Bonomi (giugno-agosto 1985), che fu il primo tentativo di scardinare il capitalismo di relazione tipico dell’Italia postbellica. Idem per l’attacco speculativo alle tigri asiatiche (luglio 1997) e alla Russia (luglio 1998).


Ma nell’estate 1971 erano in pochi ad aspettarsi la “bomba” sganciata, il 15 agosto di 45 anni fa, dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon (quello che sarebbe stato poi affossato dalloscandalo Watergate) : il dollaro, valuta di riferimento per il sistema mondiale degli scambi, avrebbe abbandonato il sistema di cambi fissi e sarebbe stato libero di fluttuare nei confronti delle altre monete. Lo storico Tony Judt spiega quella decisione con “l’enorme fardello militare della guerra in Vietnam e il crescente deficit del bilancio federale Usa. Il dollaro era ancorato all’oro e a Washington cresceva il timore che i possessori esteri di valuta americana (comprese le banche centrali europee) avrebbero cercato si scambiare i loro dollari con oro, prosciugando le riserve americane” (Postwar, cap. XIV).
Furono le spese sostenute in Vietnam a consigliare a Nixon la decisione del 15 agosto 1971
Furono le spese sostenute in Vietnam a consigliare a Nixon la decisione del 15 agosto 1971
Con una sola mossa, Nixon aveva spazzato via il sistema di controlli e cooperazione messo in piedi aBretton Woods (New Hampshire, Usa) nel luglio del 1944 per prevenire il ripetersi delle crisi che avevano portato alla Grande Depressione degli anni Trenta:Fondo monetario internazionale e Banca Mondialecome casse di compensazione delle economie nazionali, accordi commerciali multilaterali (il futuro Gatt, ora Wto, Organizzazione del commercio internazionale) per evitare i protezionismi del passato, convertibilità delle monete ancorate (con una minima variabilità dell’1% nei due sensi) a una valuta di riferimento, appunto il dollaro, per evitare le rigidità del vecchio sistema ancorato unicamente all’oro, già messo pesantemente in crisi durante la prima guerra mondiale.
Nixon dal suo punto di vista aveva sicuramente ragione: il deficit federale era cresciuto da 1,6 miliardi di dollari nel 1965 ai 25,2 miliardi del 1968). Ma la sua mossa inaugurò un periodo diturbolenze economiche e finanziarie. Le conseguenze non si fecero attendere. Nel marzo 1973 la conferenza di Parigi approvò un nuovo regime di cambi fluttuanti, di cui i vari governi approfittarono per svalutare in modo da rilanciare le esportazioni e attenuare il rallentamento della crescita rispetto agli anni ’60. Ma gli attacchi speculativi alle valute così indebolite impedirono di controllare il fenomeno con la leva abituale dei tassi di interesse.
Carri armati israeliani durante la guerra dello Yom Kippur
Carri armati israeliani durante la guerra dello Yom Kippur
Su questa situazione di instabilità intervenne laprima crisi petrolifera che fece seguito alla guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur (ottobre 1973), con un prezzo del petrolio (oltretutto espresso in dollari) più che raddoppiato a fine 1973 rispetto all’inizio dell’anno, con un duro impatto sui profitti delle imprese già in crisi di sovraproduzione. L’aumento di prezzi e salari in tutta l’Europa occidentale, non accompagnato da un aumento di produttività, portò a una rapida crescita dell’inflazione (in Italia una media del 16,1% l’anno tra il 1973 e il 1979). Una pronunciata inflazione in assenza di crescita (le precedenti crisi, soprattutto quella degli anni ’30, erano state accompagnate da una consistente deflazione), fu definita“stagflazione”, un vocabolo tutto nuovo per designare una stagnazione con una contemporanea perdita del potere d’acquisto della moneta.
L’instabilità economica e finanziaria, con crisi diverse ma ricorrenti (basti pensare a quella del 1992 con l’uscita di lira e sterlina dallo Sme)  sarebbe davvero finita, almeno per l’Europa occidentale, solo il primo gennaio 1999 con l”avvento dell‘euro. Ma le rigidità di governo della moneta unica, di fonte a crisi globalizzate come quella del 2008, hanno creato nuovi problemi. Quelli di oggi.

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