In Italia la crisi giustifica – almeno in parte – il lavoro minorile. E un genitore su due non si opporrebbe se il proprio figlio under 16volesse lasciare la scuola per andare a lavorare. Sono i dati che emergono da un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss), secondo cui, a causa delle difficoltà economiche, il fenomeno interessa anche l’Italia e non solo i Paesi poveri, nonostante il 55% dei genitori italiani ritenga sia così e il 40% ignora che esistano piccoli sfruttati anche entro i nostri confini. Di fatto secondo le stime diUnicef sono ben 260mila i minori che lavorano nel nostro Paese, e 150 milioni in tutto il mondo, di cui 115 milioni costretti a correre pericoli considerevoli.
Scuola o lavoro? – Stremati da anni di difficoltà economiche, i genitori italiani sembrano minimizzare la gravità dell’abbandono scolastico per la ricerca di un impiego, e il 54% pensa che la crisi lo giustifichi almeno in parte. Eppure il 17% conosce la storia di ‘under 16′ che lavorano, perché sono figli di amici o parenti o perché sono amici dei propri figli; nel Nord Italia la percentuale sale addirittura al 22-24%, segno che il lavoro minorile non è diffuso solo al Sud come molti credono. Resiste tuttavia il pregiudizio verso il Sud, visto che il 40% crede che si tratti di un problema confinato al Meridione.
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