venerdì 10 ottobre 2014

LAVORO ED AUTOMAZIONE. GERMANIA. F. SAVELLI, La soluzione-choc di Volkswagen «Robot al posto dei pensionati», CORRIERE DELLA SERA, 10 ottobre 2014

«Non bisogna rimpiangerli, se ci sono alternative migliori». La sentenza (senza appello) è arrivata qualche giorno fa dal direttore delle risorse umane di Volkswagen Horst Neumann. Il capo del personale della casa automobilistica ha espresso la sua opinione sul quotidiano «Suddeutsche Zeitung» sostenendo senza mezzi termini che il turn-over (e il passaggio generazionale tra anziani e giovani) nel campo dell’automazione industriale è di fatto finito. Perché al posto di coloro che stanno andando in pensione «prenderemo i robot».




La ratio è ovviamente ispirata alla necessità di contenere le spese: «Non potremo rimpiazzare tutti i lavoratori con altri assunti perché il costo del lavoro in Germania è superiore ai 40 euro all’ora, nell’Europa dell’est è a undici, in Cina siamo persino sotto i 10», ha scritto Neumann. Mentre il costo relativo a un sostituto meccanico per lavori di routine in fabbrica sarebbe pari a cinque euro, soglia che potrebbe scendere ulteriormente con la nuova generazione dei robot che promette un tasso di produttività da far impallidire anche il migliore operaio specializzato.
L’innovazione di prodotto
Alt, non abbandoniamoci al pessimismo. La scelta dei vertici di Volskwagen sarebbe in realtà soltanto orientata all’innovazione di processo (alla base di quella di prodotto) e l’uso di bracci meccanici etero-diretti (o auto-diretti) significa soltanto che per attutire la concorrenza asiatica (e impedire una delocalizzazione strisciante) è necessario salire di livello nella catena di montaggio. Converrebbe però fare un conto di quanti siano gli operai del gruppo tedesco attualmente impegnati in produzione. Secondo Neumann sarebbero circa la metà dell’intera forza lavoro del gruppo tedesco. Ergo: la metà degli addetti è sostituibile già da ora con robot altamente ingegnerizzati in grado persino di “cucire” una serie di attività all’interno della vettura finora esclusivo appannaggio dell’uomo. L’ipotesi ventilata da Neumann e indirizzata ai babyboomers significa in filigrana l’esclusione dei giovani millennials dai processi di automazione industriale, non soltanto circoscrivibili all’automotive ma anche nell’industria degli elettrodomestici. E rischiano di attenuare anche lo straordinario raccordo tra scuola e lavoro alla base del modello duale tedesco, se le competenze dei vecchi non vengono tramandate ai giovani perché ci sono le macchine già in grado di elaborarle e metterle in pratica. A ben vedere si può sovrapporre a questo anche il tema contiguo - ripreso recentemente dall’Economist - della (presunta) incapacità dell’economia digitale di creare posti di lavori tali da compensare la riduzione di taglia del old economy basata sul manifatturiero. Altro che distruzione creatrice di schumpeteriana memoria.

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